Calcioscommesse, specchio di una società? Risponde l'autore di 'Fuori gioco'

Lo scandalo del 'calcio scommesse', il coinvolgimento dei presidenti, il sistema delle pene, la fede dei tifosi. "Il calcio è sempre lo specchio della società". Abbiamo intervistato Gianfrancesco Turano, giornalista de l'Espresso e autore del libro Fuori gioco.

Calcioscommesse, specchio di una società? Risponde l'autore di 'Fuori gioco'
“È assolutamente necessario che il sistema delle pene sia molto più aspro di questo e una riforma della radiazione credo sia d’obbligo. Non mi ritengo un tifoso di Moggi ma è alquanto allucinante che l’unico radiato in Italia, oltre a qualche giocatore di quarta categoria, sia solo lui”. Non usa mezze parole Gianfrancesco Turano, giornalista de l’Espresso e autore di Fuori gioco, per parlare degli scandali e delle inchieste che stanno travolgendo il mondo del pallone. Il sistema delle pene è ciò che manca. Il Cambiamento, lo ha raggiunto telefonicamente nella sede romana del settimanale diretto da Bruno Manfellotto, per parlare del suo libro e degli ultimi fatti di cronaca, verso i quali Turano ci dice di avere un atteggiamento diverso dall’indignazione. Come nasce l'idea del suo libro? Nasce dal tentativo di spiegare il calcio dal punto di vista dei rapporti politici ed economici che sono di solito trascurati e rimangono dietro le quinte. L’idea è quindi quella di raccontare, attraverso i principali presidenti di squadre di serie A, la rete dei rapporti imprenditoriali, finanziari e politici che sostiene questa grande industria dell’intrattenimento che muove – come scrivono oggi i giornali – 9 miliardi di dollari ed è la dodicesima industria del paese. A proposito di intrattenimento: in più di un'occasione lei ha avuto modo di dire che il mondo del calcio, nato in teoria come puro divertimento, poi passa attraverso il sistema economico e diventa entertainment, però entertainment all’italiana. Ci vuol spiegare, anche in base agli ultimi fatti di cronaca, questo suo ragionamento? Quello che noi vediamo in Italia è che, rispetto al mondo dello sport professionistico (per esempio quello statunitense), i presidenti delle squadre di calcio di serie A non si limitano a fare affari ma attraverso i propri club riescono a creare un network di amicizie affaristico-politiche che molto spesso sfociano in una forma d’impunità. Ciò che noi stiamo vedendo in questi giorni con lo scandalo del calcioscommesse – molto lentamente, sta cominciando ad emergere – credo sia abbastanza chiaro che era noto a tutti, anche ai tifosi. Soprattutto quando si parla di partite il cui risultato era stato già preventivamente concordato. La novità è che i Presidenti, questa volta, forse potrebbero finalmente lasciare il loro posto per i loro coinvolgimenti nella vicenda. Dico finalmente perché, come è notorio, molti Presidenti – anche dopo essere stati squalificati e deferiti agli organi competenti – non si sono mossi dai loro incarichi. Un caso su tutti è quello del Presidente del Genoa, Enrico Preziosi, deferito e condannato più volte, che è ancora lì al suo posto. Il Genoa, ricordo, è anche una delle squadre al centro del calcioscommesse. Preziosi, vicino a Berlusconi (proprietario del Milan), è l’esempio più evidente di come si fa ad utilizzare il calcio non solo per scopi extra sportivi ma anche extra imprenditoriali. Il calcio in molti casi diventa la via d’accesso al potere politico. Sembra strano come, nonostante tutti questi scandali, il mondo del calcio riesca comunque a 'fidelizzare' il proprio pubblico, si riesca in ogni caso a riempire gli stadi di tifosi. Come se nulla fosse accaduto! Beh questo non mi sconvolge più di tanto perché questa è la forza dei presidenti. Il tifoso ha di norma un atteggiamento irrazionale verso la propria squadra di calcio: gli interessa solo che la sua squadra vinca, che rimanga in serie A, che continui a giocare ad un alto livello. Il tifoso non ha una visione moralistica o poetica di questo mondo. Il tifoso vuole solo vincere! Ancora oggi ci sono tifosi della Juventus nostalgici dell’era Moggi-Giraudo, tanto per farle capire. Il problema è che questo atteggiamento del tifoso viene sfruttato e utilizzato da parte dei presidenti, che identificano il proprio club con un partito, e quindi il bacino dei tifosi equivale automaticamente al bacino di elettori. E badate bene che si parla di milioni di persone, con una forza non solo elettorale ma anche di pressione politica. Significativo il caso della Lazio di Cragnotti che doveva fallire come la Cirio ma, dopo che Lotito la rilevò, venne salvata da un provvedimento di legge ad hoc che rateizza il suo debito. La stessa situazione si è verificata con il Parma del dopo Tanzi. Il concetto è che si salva un club calcistico per evitare che il tifoso si trasformi in un problema di ordine pubblico. Dopo aver parlato della 'malattia', parliamo della 'cura': come si può riportare il calcio a quell'insieme di valori e di puro e semplice divertimento che era alla sua nascita? Il calcio, a dir la verità, ha sempre presentato una problematica di tipo criminale. Sin dalla sua nascita, ci sono sempre stati scandali, scommesse e partite vendute. L’atteggiamento che noi dovremmo avere nei confronti di questo mondo però, secondo me dovrebbe essere più laico che moralistico. Mi spiego meglio: gli scandali che stiamo vedendo non è che si verificano solo nei nostri confini. Casi di calcioscommesse o di altri illeciti si sono visti anche in Germania, Francia e Sud America. Il calcio è sempre lo specchio della società, infatti ogni società è il calcio che gioca. E viceversa. Per riportare la questione ad una dimensione più umana e più pulita, bisognerebbe ideare un sistema di pene che funzioni. Torno sull’esempio di Enrico Preziosi (non perché ce l’abbia con lui!) visto che è l’unico presidente di serie A che io conosca che ha preso un’inibizione sull’inibizione, una squalifica sulla squalifica: quando lui vendette Thiago Motta e Diego Milito a Massimo Moratti, era sotto squalifica e non poteva compiere operazioni di calciomercato. Lui se ne fregò altamente della prima squalifica e procedette alla vendita, beccandosi un’altra squalifica e anche Moratti venne squalificato per aver trattato con il collega già sanzionato. Tutto questo, naturalmente, non ha portato a nessun cambiamento, nessuna eco. Preziosi è lì, Moratti è lì. In altre parole: è assolutamente necessario - come ha affermato anche il Presidente dell’UEFA, Michel Platinì – che il sistema delle pene sia molto più aspro di questo e una riforma della radiazione credo sia d’obbligo. Non mi ritengo un tifoso di Moggi ma è alquanto allucinante che l’unico radiato in Italia, oltre a qualche giocatore di quarta categoria, sia solo lui. Mi sembra inaccettabile.

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