"Liberiamo Tilly!" Una campagna internazionale per salvare l'orca che uccise

Un gruppo di attivisti ha lanciato l'International Free Day Tilikum, una campagna per restituire la libertà a Tilly, l'orca maschio che a febbraio scorso uccise la sua addestratrice davanti allo sguardo del pubblico pagante in uno dei parchi acquatici statunitensi. Una tragedia che porta all'estremo le conseguenze e i paradossi della cattività. L'orca è ora reclusa in isolamento, una petizione online potrebbe salvarle la vita.

Tilikum, soprannominata Tilly, è un'orca famosa. La sua notorietà dapprima era riservata ai soli spettatori di uno dei parchi acquatici della catena statunitense Sea World che riceve circa 6 milioni di visitatori l'anno. L’ultimo incidente che l’ha vista coinvolta ha fatto il giro del mondo in pochissime ore, regalandole purtroppo la predetta celebrità. Tra poco capiremo il perché. Oggi, a mesi di distanza dalla disgrazia, si torna a parlare di lei. Questa volta, fortunatamente, a suo favore perché nonostante Tilly abbia commesso inconsapevolmente un 'reato' - quello di aver ucciso la sua addestratrice - la colpa non è da imputare a lei. I veri criminali sono gli uomini che 27 anni fa l’hanno prelevata dal suo habitat naturale per catapultarla in un mondo artificiale e trasformarla da maestoso mammifero marino in un 'animale da palcoscenico'. Questa espressione farebbe felice qualsiasi persona dello spettacolo. Normalmente viene usata quando un artista, con la sua forte presenza scenica, riesce a manifestare in una qualsiasi rappresentazione, tutte le sue potenzialità espressive, catalizzando l’attenzione del pubblico che lo segue quasi ipnotizzato. Un attore o un cantante, dunque, sarebbe lusingato se fosse riconosciuto come un 'animale da palco'. Per gli animali è decisamente diverso. Nel caso di Tilly - e vale per tutti gli altri animali reclusi nei parchi acquatici - non solo non assume l’accezione del termine, non esprime nessuna allegoria, ma l’espressione 'animale da palcoscenico' ha assolutamente una valenza negativa. L'animale, dunque, non sarebbe affatto contento di essere definito così. Come potrebbe esserlo, dal momento che, contro il suo volere, viene continuamente ridicolizzato, snaturato, addestrato a ballare, saltare, giocare con un pallone, fare le giravolte in aria a tempo di musica. Se potesse esprimersi non chiederebbe di stare su un palcoscenico (una vasca troppo piccola per un mammifero della sua portata) illuminato da luci artificiali, circondato da una musica assordante e da un pubblico altrettanto rumoroso e superficiale. Chiederebbe la libertà di poter nuotare in mare aperto, di socializzare con i suoi simili, di vivere la sua breve vita (circa 20 anni) in maniera totalmente indipendente, nonché il controllo sovrano delle proprie azioni e del proprio corpo massiccio. Invece Tilly - e come lei anche tante altre orche e delfini - viene sfruttata da uomini che si sono presi per anni i meriti e il denaro usando questo maestoso animale. Sono loro gli unici colpevoli della disgrazia avvenuta quel maledetto 24 Febbraio 2010, quando Tilikum ha ucciso la propria addestratrice davanti ai mille occhi che assistevano allo spettacolo, scioccando molti bambini. Ma non si trattava della prima volta. Già nel 1991 Tilly uccise la propria addestratrice accidentalmente caduta in acqua (all'epoca le orche non avevano ancora numeri in cui interagivano in acqua con gli umani). Nel 2009 - solo sei mesi prima dall'ultima disgrazia - Tilly ha dato un morso ad un senzatetto che era riuscito ad entrare nel parco e aveva tentato di nuotare nella piscina degli animali. L'uomo è stato trovato senza vita il giorno dopo. Chi sono allora i presunti assassini? Sempre e solo gli umani, i quali consapevoli di quanto raccontato sopra, non solo sono rimasti impuniti - sono stati solamente multati dalla Occupational Safety and Health Administration - ma hanno deciso nel corso degli anni di continuare a usare Tilly durante gli spettacoli (anche mettendo in pericolo la vita di diverse persone) e, dopo l'ultimo episodio, di rinchiuderla in totale isolamento, privandola di qualsiasi contatto umano. Non può nuotare, non può interagire con i propri simili. Questo avviene solo quando gli uomini del parco decidono di utilizzarla per procreare: è oramai una 'macchina d'allevamento'. L'acqua della sua vasca è trattata chimicamente. Come al solito non sono stati i veri cattivi a pagare - pura utopia - ma un'anima innocente. E questo magnifico esemplare di orca maschio non può gridare la propria innocenza. Lei non può farlo ma noi si! Possiamo sostenerla e contribuire alla sua liberazione. 'Free Tilikum' è una campagna internazionale organizzata per chiedere giustizia, per riscattare la vita di questa ignara creatura che ha avuto la sfortuna di imbattersi nella crudeltà degli uomini. La campagna consisteva nel bombardare Sea World con lettere, mail, fax, telefonate, insomma pressare il parco affinché venisse ceduta ad un santuario dove potesse essere riabilitata per essere nuovamente liberata in mare aperto. Negli Stati Uniti e in Canada sono stati fatti presidi e proteste nel giorno dell'International Free Day Tilikum (14 Novembre 2010). E anche se questa giornata oramai è passata la protesta può liberamente continuare fino a quando non assisteremo alla sua liberazione. Possiamo firmare, sensibilizzare l'opinione pubblica attraverso giornali, blogs, social network come Facebook e Twitter e incoraggiare tutti a firmare la petizione. La Storia. Tilly vive in cattività dal novembre del 1983, anno in cui è stata strappata alla sua famiglia e al suo luogo infinito e salato, a soli due anni di vita. Dal 1983 al 1992 è stata reclusa a Sealand, un parco acquatico situato in Canada. Dal 1992 trasferita a Sea World in Florida. In questi anni Tilikum ha avuto 13 figli, alcuni dei quali sono morti e quelli che sopravvivono non hanno avuto maggiore fortuna dei loro genitori. Non sapranno mai cosa significa essere liberi, sono destinati ad intrattenere gli uomini e i loro piccoli, con numeri da circo e ad alimentare l'industria dei parchi acquatici che muove miliardi di dollari. Spunti di riflessione. Ai genitori che portano i propri figli a questi spettacoli vorrei porre una domanda: cosa c'è di formativo nel portare i piccoli a spettacoli del genere? Credo nulla e credo che sia altamente diseducativo per un bambino. Immaginate quando un giorno si renderanno conto che gli animali reclusi nel parco non si divertono, che non sono coccolati e amati come ci vogliono far credere i proprietari di questi luoghi. Pensate quando scopriranno che i loro genitori hanno pagato un biglietto ad una società che per catturare animali ha usato esplosivi e aeroplani in passato per cacciarli illegalmente o quando avranno la facoltà di capire che per gli animali è stressante e frustrante vivere in cattività e per questo motivo vivono la metà degli anni che potrebbero vivere. Cosa risponderete ai vostri bambini? Perché invece di illuderli non provate a spiegare ai vostri figli che gli altri animali non sono stati creati per divertire gli umani e non provate a far conoscere il loro mondo attraverso un documentario, magari uno di quelli pensati proprio per i bambini? I bambini sono ricettivi e l'ambiente famigliare esercita un ruolo estremamente significativo: impariamo a fare con loro piccoli discorsi, educhiamoli ad avere rispetto per la natura e per gli animali sin da piccoli. Saranno loro stessi a non chiedervi di portarli al circo o al delfinario e da grandi vi ringrazieranno per aver insegnato loro cosa significa rispettare tutti gli esseri viventi.

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