La centrale di Porto Tolle e le centrali geotermiche dell’Amiata

"La linea di congiunzione fra centrali così lontane (e diverse) è che la mente, cioè la proprietà, è unica: Enel. La linea di distinzione è che la grande centrale di Porto Tolle bruciava oli mentre le centrali dell’Amiata sfruttano il calore geotermico". Da Carlo Carlucci un aggiornamento sulle politiche di Enel rispetto alle centrali altamente inquinanti che gestisce.

La centrale di Porto Tolle e le centrali geotermiche dell’Amiata
La linea di congiunzione fra centrali così lontane (e diverse) è che la mente, cioè la proprietà, è unica: Enel. La linea di distinzione è che la grande centrale di Porto Tolle bruciava oli mentre le centrali dell’Amiata sfruttano il calore geotermico ed Enel pur di arrivare al raddoppio della produzione dai pochi milioni di euro, per i diritti di sfruttamento, che pagava alla Regione Toscana (pare tutti si fossero dimenticati che il prezzo del kw era fermo al prezzo del petrolio dai primissimi anni ottanta) nel nuovo Protocollo (2007) metteva sul piatto ben 650 milioni. E torniamo a Porto Tolle. Scaroni, Tatò ed altri dell’Enel sono stati condannati in Cassazione al risarcimento dei danni per aver violato consapevolmente le norme comunitarie e i vincoli ambientali della legge regionale 1997. Il non essersi prodigati a rispettare le norme preposte in materia di ambiente è stata una scelta (strategica) di Enel. Ma i reati (danni, stati di pericolo continuativi e reiterati) sono prescritti e vale solo la condanna al risarcimento. Per Porto Tolle si è ora aperto un nuovo procedimento a carico di Fulvio Conti e vari alti funzionari Enel per inquinamento da sostanze nocive. Il battagliero comitato dei cittadini è difeso dall’avv. Matteo Ceruti del foro di Rovigo, un nome che è stato sempre in prima linea per quanto riguarda le grandi battaglie ambientali, dalla chiusura della centrale di Montalto di Castro alle battaglie contro l’amianto. Fulvio Conti, Ad dell’Enel, invece sarà difeso dall’avv. Pisapia del foro di Milano. Ma vi è il sospetto che questo secondo processo, per il principio nec bis in idem, possa estinguersi vertendo su fatti già oggetto di giudizio. Greenpeace, Legambiente, WWF e Italia Nostra intanto si sono rivolte a Napolitano, onde impedire l’approvazione nella Finanziaria della norma, confezionata ‘ad insaputa’ dell’Enel, che favorisce la trasformazione di centrali ad olio in centrali a carbone. Una vera e propria legge ad aziendam, Enel che non si arrende mai. Sul versante invece delle centrali geotermiche dell’Amiata, tra le righe del ponderoso Protocollo stipulato con la Regione Toscana, messa lì in un angolino, spicca questa noticina: e cioè che i 650 milioni pattuiti sono salvi sempre che Enel continui a riscuotere per la geotermia 3 volte e cioè per il kw (geotermico), per i certificati verdi (energia pulita e rinnovabile) e l’ulteriore premio di produrre altrettanti kw con il carbone. Quindi l’Enel si premunisce, finché dura la pacchia (dei contributi-premio di tutti noi) quei soldi ci sono, se vengono a decadere i certificati verdi e il carbone, si ridiscute tutto. E le centrali amiatine sono tra le più inquinanti al mondo, altro che energia pulita (il fluido geotermico, tanto per intenderci, delle centrali in Islanda è pressoché privo di sostanze inquinanti). La centrale di Bagnore 3, pur dotata di filtri AMIS, da sola emette più sostanze tossiche delle 3 centrali di Piancastagnaio. E nel Protocollo è prevista la costruzione, accanto, di Bagnore 4 di potenza doppia (40 MGW). Quando, nei poco più dei dieci anni dall’entrata in funzione di Bagnore 3 oltre ai fumi tossici che ricadono soprattutto nella vicina Arcidosso si è assistito a una progressiva impennata nell’erosione dell’acquifero dell’Amiata (diminuito del 50%), e a un suo progressivo inquinamento (arsenico, mercurio, boro e quant’altro). Malgrado questo quadro drammatico, senza aver mai realizzato il promesso bilancio idrico di questo prezioso (ma per quanto?) ecosistema, congiuntamente, Enel e Regione Toscana continuano imperterrite. Mentre la popolazione del delta del Po è compatta nel difendersi da Enel, nei sonnolenti paesi dell’Amiata si guarda per lo più a Enel - che paga profumatamente (coi soldi nostri) per i diritti di sfruttamento geotermico - come a una manna, e così la intendono i sindaci Pd e così sostanzialmente vuole intenderla la Regione Toscana (Pd), a corto di fondi e armata del suo stuolo di consulenti pronti (siamo in Italia, perbacco!) a sostenere tutto o il contrario di tutto. Aumento degli inquinanti nell’idropotabile, aumento di morti sospette, diminuzione drastica delle riserve acquifere, quisquilie da ambientalisti: geotermia pari avanti tutta! Grazie alla resistenza dei cittadini del delta del Po la magistratura ha potuto mettere il naso nella costante e protratta violazione delle norme ambientali (comunitarie e non) di Enel. Ma in Toscana, dove il concedente, Regione, Pd e sindaci dei Comuni interessati, avallano l’operato di Enel, la popolazione locale (per lo più vecchi) è abituata da decenni a stare attaccata al carro del Partito (Pd) e a non guardare, non sentire, non vedere.

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