Cibi industriali? La malattia è servita. Quando il prezzo si paga in salute

All’origine delle cosiddette 'malattie del benessere' c'è l’invasione del mercato alimentare da parte di prodotti di scarsa qualità, distribuiti dai colossi dell’industria che, sapientemente, si preoccupano di condirli con confezioni e pubblicità accattivanti ed infine di servirceli a buon prezzo.

Cibi industriali? La malattia è servita. Quando il prezzo si paga in salute
Quando entriamo in un supermercato e con un enorme carrello vuoto ci apprestiamo a cominciare il nostro 'tour' attraverso gli scaffali siamo pervasi da una sensazione di abbondanza e benessere, e abbiamo la netta impressione di avere un’infinita libertà di scelta: ogni genere di prodotto ci aspetta lì, sul suo scaffale, basta prenderlo. Se da un lato è vero che rispetto ai tempi andati il numero e la varietà dei prodotti sono aumentati in modo vertiginoso e si ha l’imbarazzo della scelta (basti pensare per esempio a cos’è il banco frigo di un ipermercato moderno rispetto a quello dell'alimentari, o anche del supermercato, di 30-40 anni fa), d’altro canto la nostra libertà è prossima allo zero se si pensa non al numero e alla varietà dei prodotti ma alla qualità del cibo di cui sono fatti. Su quest’ultimo punto abbiamo davvero poche chances quando facciamo la spesa. Non che non vi siano prodotti genuini e nutrienti, ma questi sono drammaticamente pochi e soprattutto dobbiamo saperli individuare, anche selezionando i negozi dove rifornirci, oppure rivolgendoci direttamente ai produttori. Inoltre, per acquistare in modo critico è necessario un presupposto fondamentale: la consapevolezza reale che il sistema alimentare che ci viene proposto quotidianamente dai colossi dell’industria agroalimentare, e quindi dai media, è fallimentare. Più precisamente è squilibrato, e responsabile per questo delle cosiddette 'malattie del benessere': problemi cardiovascolari, infarti, tumori, diabete, ipertensione, obesità. Molte popolazioni sono sopravvissute per secoli mangiando per tutta la vita solo due/tre pietanze. Pochi piatti ma sani e completi. Per esempio gli asiatici si sono sempre nutriti di riso e soia, i giapponesi di pesce, i popoli dell’America latina di manioca, quelli dell’Africa del Nord di legumi e cereali, i cretesi di frutta, verdura e olio d’oliva. Colesterolo, obesità, diabete, non sanno nemmeno cosa siano. Al contrario, il mondo occidentale è afflitto da queste malattie in maniera preoccupante, tanto che l’obesità negli USA è ormai da tempo considerata un’emergenza nazionale alla quale si sta pensando di far fronte con una 'guerra' vera e propria, paragonabile a quella intrapresa contro il tabagismo. Con tutta l’abbondanza di mezzi e denaro a disposizione l’Occidente non ha saputo dunque tutelare la propria salute. Da un lato l’invasione del mercato alimentare con prodotti di scarsa qualità, ma comunque invitanti perché confezionati in modo pratico, già pronti, addirittura cotti e conditi (take away); dall’altro l’assenza di un’adeguata informazione finalizzata a mettere in guardia il consumatore sui rischi di un’alimentazione basata sui prodotti confezionati. Questi due fattori hanno portato la gente, ignara ma allettata dalla pubblicità e forte di un crescente potere d’acquisto, a comprare pressoché tutto ciò che le veniva proposto. Un meccanismo da noi in atto già da decenni e che si sta replicando ora, a velocità spaventosa, nei paesi in via di sviluppo dove l’innalzamento generale del reddito pro-capite e la migrazione massiccia verso le città permettono a persone fino a ieri vissute di agricoltura nel proprio villaggio di acquistare grandi quantità di cibo, scadente e a buon mercato, nei supermercati delle metropoli. Si pensi al Messico, all’Argentina, al Brasile, alla Cina e all’India. Non bisogna dimenticare infatti che le catene della grande distribuzione (Wal-Mart in particolare, il maggior marchio di supermercati, nonché la più grande impresa al mondo) attuano una politica di prezzi estremamente aggressiva esasperando l’abbattimento dei costi con salari bassissimi ai lavoranti e margini altrettanto miseri per i produttori, ai quali impongono a volte anche i tipi di mangimi per gli animali o i fertilizzanti per le coltivazioni, al fine di controllare meglio tutta la filiera. È con questa politica all’insegna del discount che la Wal-Mart ha invaso dagli anni '60 ad oggi il mercato mondiale con più di 5000 punti vendita Ma perché i cibi industriali sono sotto accusa dal punto di vista salutistico? Semplice: sono mediamente troppo ricchi di grassi, soprattutto di origine animale (grassi saturi), e di zuccheri; scarsi invece di fibre, vitamine, minerali e grassi insaturi. I dolciumi dei supermercati sono ricchi di grassi che servono a renderli gustosi, o meglio a mascherare l’assenza di sapore dell’impasto, fatto con ingredienti scadenti. I grassi e gli zuccheri sono spesso sovrabbondanti in questi prodotti dolciari proprio perché hanno il 'merito' di conferire un gusto gradevole a qualunque 'base'. E soprattutto sono molto economici, in quanto derivati dalla filiera della lavorazione dei prodotti animali e quanto più sono economici quanto più saranno prossimi agli 'scarti' di questa filiera [1]. Ne risultano alimenti ipercalorici ma con poco nutrimento. Nei paesi in via di sviluppo persone con redditi modesti stanno avendo improvviso accesso a questo cibo ipercalorico a buon prezzo, e non esitano ad abusarne, fintanto che il portafoglio glielo permette, attratti dalla novità dei sapori, dalla praticità dei cibi pronti, e forse da un desiderio di riscatto rispetto alle ristrettezze patite in precedenza. Il risultato? Le persone obese sembrano in questi paesi aver raggiunto percentuali elevatissime, prossime a quelle degli USA! Nel 2005 l’OMS registrava che più del 75% delle donne era in sovrappeso in 20 Paesi; nell’elenco, oltre agli USA, comparivano il Sudafrica, la Giamaica, la Giordania e il Nicaragua. Il fenomeno che si sta registrando è proprio l’aumento dell’obesità in paesi con un basso livello di istruzione. "Le vendite annue di prodotti trasformati nei paesi a reddito medio-basso aumentano del 30% ogni anno. Pietanze già pronte, bibite gassate, hamburger, dessert preconfezionati sono protagonisti di un’inarrestabile ascesa di vendite in America Latina, Europa dell’Est e Asia. [...] In mancanza di redditi sufficienti per comprare frutta e verdura, le famiglie più modeste fanno scorta di zuccheri, carboidrati, oli e altri alimenti trasformati molto energetici e a buon mercato. I grassi saziano lo stomaco a basso prezzo" [2]. Anche le mense – sia quelle scolastiche che quelle aziendali - non sono da meno: le ditte vincono l’appalto per la fornitura dei pasti in base al prezzo più vantaggioso e l’imperativo è abbattere i costi. Dunque sovrabbondanza di oli, burro e altri grassi per mascherare cibi altrimenti troppo insipidi, verdure senza sapore, uova, formaggi e carni provenienti da allevamenti iper-intensivi e disumani, con evidenti ricadute sulla qualità. Ma come possono produrre carne, uova e latte sani gli animali detenuti in condizioni spaventose, in gabbie dove gli è impedito persino di rigirarsi, dove la crescita forzata a suon di ormoni fa spezzare loro le ossa, dove si ammalano per l’aria insana dei capannoni in cui sono stipati, dove vengono perciò bombardati di farmaci e antibiotici? La loro carne ed i prodotti derivati sono intrisi della sofferenza, dello stress, delle sostanze tossiche e dell’inferno che hanno vissuto durante la loro esistenza, non di animali, bensì di 'macchine da carne'. Il palato si fa dunque ingannare e resta appagato dal sapore del grasso, non accorgendosi che quello che c’è sotto è cibo scadente. Il portafoglio pure rimane soddisfatto dal risparmio spesso sorprendente: crostate e pacchi di biscotti e merendine a 1 euro, polli a 2 euro, uova e carne sempre più a buon mercato. Il consumatore, insomma, sembra che abbia venduto la sua salute in cambio di un piccolo risparmio sulla spesa. 1. Oggi è molto meno costoso procurarsi grassi animali e zuccheri:la produttività degli USA e dell’Europa è tale da causare incredibili surplus di zucchero, cereali e grassi animali, che vengono esportati poi a basso prezzo verso economie locali in tutto il mondo 2. Estratto da 'Alimenti Killer' (Francis Delpeuch, Bernard Maire, Emmanuel Monnier, Centro Scientifico Editore)

Commenti

Articolo interessante, ma non bisogna dimenticare che su alcuni prodotti- dolci e prodotti da forno in genere- il pericolo della produzione industriale non è tanto nei grassi animali quanto in quelli vegetali idrogentizzati per renderli solidi. Vedi margarina...ma anche oli di cattiva qualità (colza). Mentre i grassi saturi fanno male solo se in eccesso, quelli idrogenati fanno male sempre e sono tipici della produzione di massa...perché sono i grassi più economici. Fonte: Organizzazione mondiale della sanità
alessandro longo, 27-09-2010 06:27
condivido il commento del 27 09 2010 sta diventando un problema comprare qualsiasi merendina o biscotto etc. etc. imperano i grassi vegetali di scarsa qualità quali olio di palma etc. etc. e gli zuccheri sono nascosti dietro diciture quanto mai disorientanti. L'articolo è condivisibile e ben scritto. grzie
tanz@email.it, 11-10-2010 11:11
sono assolutamente daccordo con il vs articolo, aggiungo solo che il CONSUMO CRITICO è l'unica arma che abbiamo per contrastare wall-mart o esselunga/gigante/carrefour, visto che sono a milano.io vado allo spaccio agricolo vicino casa, per la carne ne mangio pochissima e il pesce lo compro al mercato e solo pesce azzurro e comunque pescato....non è facile, ma ci riesco, ma non risparmio molto.bevo acqua del sindaco, no bevande già pronte, no merende e quant'altro. quando vedo carrelli strapieni, il 90%sono di superfluo!Buona lavoro!
giovanna falcone d'apolito, 08-11-2010 08:08
Oltre a quanto detto sono sempre piu' convinto che anche i cocktails di ingredienti che si trovano nei cibi "industriali" siano concausa di disturbi dell'alimentazione, in quanto i ns organi digestivi vanno in tilt quando si trovano a dover "riconoscere" e scindere tanti ingredienti. Fortunatamente nei cibi bio qs non e' possibile, a causa della limitata disponibilita' di scarti alimentari bio, anche se purtroppo a volte sono presenti ingredienti "inutili".
Enrico Accorsi, 09-11-2010 09:09
I grassi idrogenati e trans sono sicuramente un altra presenza 'inquetante' nei cibi industriali! L'argomento meriterebbe un articolo apposito.. Per esempio la margarina è appunto un alimento che ne contiene molti. Oggi le % di questi grassi nocivi nella margarina sono state ridotte per legge, mentre negli anni '70 erano molto più elevate. Sono d'accordo che la margarina è comunque un prodotto da evitare proprio per questo motivo (forse cercando ce ne sono alcune prive di grassi idrogenati..). Per falcone d'apolito : anche la carne e il pesce sono superflui.. anzi, peggio: sono anche dannosi! Per gli animali, che, senza colpa alcuna, vengono torturati e ammazzati brutalmente, e per noi esseri umani, che per definirci tali non credo che dovremmo nutrirci di sangue e sofferenza..
Giovanna, 27-11-2010 08:27
Non dimentichiamo la TV che sforna, informa e forma tramite le "Antonella Clerici" di turno sminestrando ad ora di pranzo verdure fuori stagione e pubblicizzando con un sorriso incosciente di tutto: dai vini pieni di anidride solforosa ai 16 additivi ammessi in Italia per fare quel pane di plastica che si può solo buttare il giorno dopo...
MARIO APICELLA, 11-12-2010 08:11
Invece di andare nei market cominciamo ad andare a comprare dai contadini,non facciamo morire l'agricoltura!!
jessica, 16-12-2010 04:16
Queste informazioni andrebbero diffuse a macchia d'olio (extra vergine d'oliva e non idrogenato ovviamente!). La salute comincia anche da cosa mettiamo nel carrello della spesa. L'invito quindi,è quello di mettere in pratica ogni giorno, un passo alla volta e coinvolgendo quante più persone possibile, gli utili consigli riportati da questi articoli.
Alessandra D'Andrea, 16-12-2010 09:16
E' proprio vero Alessandra, bisogna mettere in pratica. Se è vero che nell'etichetta alcune cose NON ci sono .. è pur vero che invece molte altre - per fortuna! - CI SONO! Quindi cominciamo a leggere bene le etichette di OGNI PRODOTTO che mettiamo nel carrello. Ci vorrà di più a fare la spesa, è vero, soprattutto all'inizio, ma poi, una volta individuati i prodotti sicuri non si dovrà più perdere molto tempo, anzi, sapremo già cosa acquistare senza molte indagini. Il risultato sarà che avremo un carrello di prodotti più sani, non testati su animali, non prodotti provocando loro sofferenza e morte e ... avremo anche imparato molte cose! Saper leggere e decifrare un'etichetta all'inizio non è semplice, ma poi, anche semplicemente informandosi su internet, diventa facile. Provare PER CREDERE!
Giovanna, 16-12-2010 10:16
L'articolo mi e' piaciuto (anche se un po' troppo lungo per internet), ma rileggendolo mi viene da dire che va bene la denuncia, pero' mi piacerebbe che, dopo aver scavato un buco, l'autore pianti un albero! Il rischio che si corre dopo aver letto e' l'impotenza (ma per fortuna i lettori hanno piantato piu' alberi) ed inoltre che rimanga un buco "sterile". Grazie per il lavoro che state facendo.
Enrico Accorsi, 17-12-2010 10:17

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