Roma-Latina, sull'agro torna il fantasma di asfalto e cemento

152 chilometri, ore di fila che separano ogni giorno migliaia di lavoratori e studenti della provincia dalla Capitale. Una storia lunga dieci anni quella dell'autostrada Roma-Latina, progetto già approvato nel 2001 e poi sempre rimandato perché troppo costoso e invadente. Se ne torna a parlare dopo che il Cipe ha comunicato che sbloccherà 468 milioni di euro per la realizzazione della grande lingua di asfalto che attraverserà i comuni dell'agro romano e pontino.

Roma-Latina, sull'agro torna il fantasma di asfalto e cemento
Una storia lunga dieci anni, quella dell'autostrada Roma-Latina che prevede la trasformazione della Strada Regionale 148 - che collega Roma all'agro - in percorso autostradale a pedaggio. Se ne torna a parlare dopo che il Cipe ha approvato - il 18 novembre scorso - il progetto di quello che tecnicamente viene definito il 'Corridoio intermodale Roma-Latina' e che include anche un collegamento autostradale tra Cisterna e Valmontone, la cosiddetta 'bretella'. Un totale di circa 152 chilometri tra autostrada, bretella e opere di connessione. La decisione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica riguarda in particolare lo sblocco di 468 milioni di euro per la realizzazione della grande opera in questione. Si tratta solo di una parte del finanziamento statale richiesto dal progetto, e che dovrà corrispondere a non oltre il 40 per cento del totale, visto che la restante percentuale sarà coperta da fondi privati. Una notizia accolta con il massimo dell'entusiasmo dall'attuale giunta regionale di Renata Polverini che si è dichiarata decisamente soddisfatta: "questa è un'opera strategica per la Regione Lazio, un'opera che aspettavamo da tempo, il progetto non solo risolverà un problema di mobilità ma riguarda soprattutto la sicurezza dei cittadini". Ma con la scusa della messa in sicurezza di quella che è considerata tra le strade più pericolose d'Italia per il numero di incidenti annuali, intanto il Governo decide di tagliare gli investimenti per il trasporto pubblico locale (negli ultimi mesi sono spariti interi vagoni dai treni regionali) e aumentare le tariffe dei biglietti. La direzione verso cui si procede è chiara, e questo non sfugge ai cittadini più attenti. "Ai poveri pendolari, alle 4.000 macchine che si sono aggiunte con l'apertura del centro commerciale di Euroma2, ai dichiarati tre milioni di turisti che andranno a visitare 'CinecittàWord' a Castel Romano, si aggiungerà il traffico pesante dei TIR provenienti da nord e sud Italia. Così aumenteranno le file interminabili pagando perfino il pedaggio beffa" dice il Comitato No Corridoio Roma Latina, che da anni si batte per sostituire definitivamente il progetto dell'autostrada con un potenziamento del trasporto su rotaie e una messa in sicurezza effettiva della 148. E invece ancora una volta - e guardando al passato, indipendentemente dall'appartenenza politica - gli amministratori nazionali e locali scelgono un modello di mobilità insostenibile, basato sul consumo di territorio e sull'aumento delle emissioni, sul congestionamento stradale e sull'aumento del consumo di combustibile fossile, sul trasporto individuale invece che sulla condivisione, sull'allungamento delle percorrenze piuttosto che sulla loro riduzione. Il "mostro di cemento e asfalto", come lo definiscono i cittadini dell'agro romano e pontino, costerà complessivamente 2 miliardi e 728 milioni di euro. Oltre ai fondi sbloccati dal Cipe, restano quindi in sospeso ancora 711 milioni di euro pubblici che sarebbero già stati inclusi nel piano programmatico governativo per le infrastrutture da realizzare nel triennio 2011-2013. Costi che inevitabilmente ricadranno sulle tasche dei contribuenti. Ma l'impatto dell'operazione non si limita a questo. Oltre al costo spropositato e alla definitiva cancellazione di una alternativa per i pendolari, l'autostrada richiederà una serie consistente di espropri ai proprietari agricoli dell'agro che hanno attività lungo quello che sarà il tracciato autostradale, e metterà a serio rischio la sopravvivenza di intere aree naturali protette come quella di Decima Malafede.

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