Comitati e cittadini in piazza: «Diritti e libertà schiacciate da autoritarismo e incoerenza: il 22 maggio faremo sentire la nostra voce»

Il 22 maggio a Bologna (piazza Nettuno, ore 15) si terrà la manifestazione di protesta "Primum Non Nocere. Diritti e libertà» promossa da una vasta alleanza di comitati e movimenti di cittadini a livello nazionale che hanno una posizione critica sulle restrizioni, le limitazioni e le misure discriminatorie adottate dal governo. Abbiamo intervistato Gian Marco Capitani, uno dei portavoce del gruppo promotore.

Comitati e cittadini in piazza: «Diritti e libertà schiacciate da autoritarismo e incoerenza: il 22 maggio faremo sentire la nostra voce»

Il 22 maggio a Bologna (piazza Nettuno, ore 15) si terrà la manifestazione di protesta "Primum Non Nocere. Diritti e libertà» promossa da una vasta alleanza di comitati e movimenti di cittadini a livello nazionale che hanno una posizione critica sulle restrizioni, le limitazioni e le misure discriminatorie adottate dal governo. Abbiamo intervistato Gian Marco Capitani, uno dei portavoce del gruppo promotore.

Partiamo dalle ragioni di fondo per cui è stata indetta la manifestazione del 22 maggio a Bologna.

«La ragione principale è il tormento interiore che abbiamo sentito crescere dentro di noi in questo anno e mezzo. Un tempo in cui si sono rotti tutti gli argini di tutela e garanzia dei diritti civili e umani conquistati con sacrificio dai nostri nonni. Abbiamo osservato la distruzione del sistema sanitario, del tessuto sociale, dell’economia, dell’istruzione, della corretta ed equilibrata informazione, dell’applicazione del metodo scientifico, del diritto ad avere una opinione differente e del diritto al lavoro. Durante l’emergenza abbiamo osservato l’avanzare di una gestione contraddittoria, ma autoritaria, che nella sua incoerenza ha alimentato l’emergenza stessa. Abbiamo visto la violenza psicologica utilizzata per controllare l’opinione pubblica grazie a iniezioni massicce di paura, indotta con macabri spettacoli creati ad arte e bollettini di guerra quotidiani. Abbiamo visto la riedizione dichiarata del MinCulPop e il crescere del potere censorio senza che nessun giornalista mainstream avesse da obiettare alcunché. Abbiamo perso parenti e amici in questa emergenza, senza poter dare loro nemmeno l’ultimo saluto. Abbiamo visto e subìto questo e altro. Non potevamo più stare fermi».

Chi sono i promotori e come vi siete organizzati?

«Siamo cittadini di diverse regioni d’Italia, siamo partiti in pochi e adesso siamo molti, siamo tutti. La manifestazione è di tutti coloro che verranno e ognuno di loro avrà contribuito in parte a realizzarla. Con una esibizione artistica, con un discorso, con la diffusione degli inviti e dei promo, con la stampa delle locandine, con il prestito dell’attrezzatura, con l’organizzazione di una intervista, con tutto quel che serve, ma soprattutto e specialmente con la condivisione dei motivi che ci hanno spinti a prepararla. Sono motivi trasversali, senza colore politico, senza egoismi di categoria, senza esclusione degli uni a favore degli altri. Siamo una grande famiglia che cresce ogni giorno di più. La nostra rete è ampia, ci conosciamo e abbiamo imparato a fidarci tra di noi. L’organizzazione è complessa perché amiamo fare le cose per bene e riempire le nostre grida di contenuti importanti. Lo faremo anche il 22 maggio a Bologna e certificheremo con una massiccia presenza la nostra esistenza. Esigiamo di essere ascoltati, esigiamo rispetto. Ci muove il cuore, non i denari».

In questo periodo ci sono numerosissime manifestazioni di protesta in numerose città italiane, anche contemporaneamente. Lo ritenete un fatto positivo? Secondo voi quanto ampia è la fetta di popolazione che avverte come eccessive, inique e discriminatorie le misure e le scelte che si stanno adottando e che si sono adottate in fatto di pratiche sanitarie e restrizioni delle libertà?

«Il fermento attuale è un fatto molto positivo, ci ricorda quello del 2017, ma in proporzioni più ampie. È però anche un’arma a doppio taglio a cui prestare attenzione, perché le persone non possono essere spostate continuamente qui e lì, solo perché ognuno indìce la sua manifestazione di categoria. Dobbiamo avere la maturità di comprendere che l’attacco è a tutti e a ogni livello. Ci sarà chi è colpito prima e chi è colpito dopo, ma siamo tutti bersaglio di queste politiche neofasciste. Dobbiamo restare uniti, io lotto per te oggi anche se al momento non sono stato “toccato” e tu lo farai per me domani anche se nel frattempo la tua situazione si è risolta. Finché non saremo tutti di nuovo liberi dobbiamo togliere i recinti e far sì che i nostri piccoli orticelli creino un grande parco comune. Magari scopriamo che è anche meglio, più grande, più bello e più sociale. Tutti, o quasi, sentono queste pratiche come eccessive. La gran parte rimane ferma perché pietrificata dalla paura, ma la paura non è per sempre, verrà superata e chi l’ha sfruttata dovrà assumersi le responsabilità politiche, e spero anche penali, di quel che ha fatto».

Che posizione avete sulla narrazione che il mainstream ha fatto e continua a fare del Covid e delle misure conseguenti?

«La narrazione ufficiale è una grande farsa, per altro già vista e collaudata: “è arrivato il nemico mortale, ovviamente invisibile, moriremo tutti, siate intelligenti facendo quel che vi diciamo, ci salverà solo il vaccino, chi non la pensa così è un nemico”. Si parlava del vaccino come unica via salvifica già nel marzo scorso quando nemmeno si sapeva se, come e quando. Non si è mai cercata realmente un’altra via, che pure esiste, è molto efficace, costa molto poco e ha rischi infinitesimi, per non dire nulli, rispetto a qualsiasi farmaco sperimentale. Le misure conseguenti sono un pretesto, servono solo a creare la pressione necessaria nelle persone per far sì che sia annullata la loro capacità critica e che siano pronti a “salvarsi” non appena arriva il “salvatore”. Per esempio nessuno nota che la mascherina veniva sconsigliata lo scorso anno, con tanto di motivazioni scientifiche, dagli stessi che oggi la impongono, sempre con tanto di motivazioni scientifiche. Ma le contraddizioni sono migliaia, una più paradossale dell’altra. Poi c’è anche da dire che le misure adottate favoriscono le macro-economie globali distruggendo le micro-economie locali. A chi giova tutto ciò? Stanno prendendo due piccioni con una fava».

Quali sono secondo voi i punti maggiormente critici di tali misure e perché?

«Sono moltissimi, ma i principali sono chiaramente quelli che confliggono con la Costituzione. Ad esempio in questi giorni stanno approvando una legge che “legalizza” il ricatto sul lavoro, lavoro su cui si fonda la nostra nazione e che è citato nell’articolo 1 della Costituzione. Hanno indetto lo stato di emergenza un mese prima del primo provvedimento emergenziale, ma ci rendiamo conto? Permettono a multinazionali estere di censurare la libera informazione, anzi firmano accordi con loro proprio a questo scopo. Alimentano l’odio sociale creando nemici inesistenti e alzando i livelli della tensione… stiamo scivolando verso periodi bui».

Pensate che le proteste possano essere ascoltate da chi prende le decisioni?

«Le proteste di piazza, e non solo, sono punti di arrivo di percorsi di consapevolezza personali e nel contempo sono punti di partenza per percorsi nuovi, sempre più ricchi e completi. Sono luogo di incontro e condivisione, sono luogo di crescita e di abbraccio, che fa bene in primis all’umore e quindi alla salute. Le proteste saranno ascoltate solo quando chi è al potere non potrà fare diversamente e noi li dobbiamo mettere in questa condizione con la nostra presenza. Oramai l’arroganza dei “Palazzi” è troppo alta per attendersi l’ascolto dovuto. In realtà non sono nemmeno loro a prendere le decisioni, a tutti i livelli sappiamo ormai che “ce lo chiede l’Europa”, “ce lo chiede l’OMS”, “ce lo chiede la NATO”, “ce lo chiede la Banca Europea”. Sono solo scribacchini che eseguono il compitino per cui sono stati messi lì. Conte chi lo ha votato? Draghi chi lo ha votato? L’unica cosa che dovrebbero ascoltare e dire è “ce lo ha chiesto il Popolo”, ma non hanno né la dignità né la moralità per farlo».

Il messaggio che vorreste far arrivare a tutta la popolazione, indipendentemente da chi ha o meno posizioni vicine alle vostre?

«Il messaggio è molto semplice: stiamo uniti e contrastiamo assieme questa deriva. Non facciamoci guidare dal panico e manteniamo lo spirito critico e la capacità di osservare, capire e ragionare. La via d’uscita è smettere di avere paura, non ce n’è ragione. Riprendiamoci il diritto alla vita».

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