Contro la siccità e per l’autoproduzione alimentare: Orti Elementari, Autoirriganti e food forest

Ci troviamo in una situazione di grave emergenza idrica e con un aumento dei prezzi generalizzato, compresi quelli dei prodotti alimentari; si tratta di beni essenziali per la nostra esistenza, acqua e cibo. Ciascuno di noi può fare molto, a partire dalla terra e dall'autoproduzione.

Contro la siccità e per l’autoproduzione alimentare: Orti Elementari, Autoirriganti e food forest

Ci troviamo in una situazione di grave emergenza idrica e con un aumento dei prezzi generalizzato, compresi quelli dei prodotti alimentari; si tratta di beni essenziali per la nostra esistenza, acqua e cibo. Il sistema della crescita, poichè li considera esclusivamente come merci, non è in grado di fronteggiare la situazione. Non ci sono interventi efficaci, si spera che piova e che il mercato in qualche modo faccia abbassare i prezzi, entrambi gli aspetti molto legati al caso e alla provvidenza, piuttosto che a qualcosa che abbia una parvenza di soluzione.
Ma invece di guardare i listini di borsa o pregare per la pioggia, è possibile intervenire direttamente per entrambe le problematiche, acqua e cibo.
In campo agricolo ho fatto varie sperimentazioni e da alcuni anni utilizzo il sistema di Alessandro Ronca degli Orti Autoirriganti che dà grandi soddisfazioni. Ho poi integrato questo sistema con alcune indicazioni del non metodo degli Orti Elementari ideato da Gian Carlo Cappello. Il tutto all’interno di una progettazione di Food forest. I risultati che sto avendo sono notevoli, con ortaggi anche di grandi dimensioni.

Si potrà obiettare che basta annaffiare tanto per avere grandi ortaggi, il che non è sempre vero; ma anche ammettendo che sia così, l’aspetto interessante è che questi risultati si ottengono con poco uso di acqua, nonostante temperature altissime e una siccità che si protrae da mesi.Oltre alla tipologia di orti, ho inserito un altro elemento che mi è sembrato indispensabile, a maggior ragione in questo periodo, e cioè l’ombreggiamento.
Normalmente si pensa che le piante debbano essere esposte il più possibile al sole ma nella attuale situazione estrema ci si pone la domanda se effettivamente più sole prendono le piante e meglio è. Ciò può essere vero se le piante le si riempie di acqua. Ma se di acqua già ce n'è sempre di meno, come si fa a pensare di annaffiare sempre di più?

Quindi per ovviare a questo problema ho messo degli ombreggiamenti sui bancali degli orti e un bancale autoirrigante l’ho fatto direttamente all’ombra di pini marittimi. Questo bancale sta dando ortaggi di dimensioni eccezionali. Sarà un caso? Vedremo.

Intanto al momento si nota che non è sempre detto che più sole c’è e meglio è (vero se hai tanta acqua da dare alle piante) e non è propriamente vero che sotto ai pini fa fatica a crescere qualcosa perché gli aghi di pino acidificano troppo il terreno. Sarà anche così ma nel bancale in questione crescono zucchine da tre chili l’una e melanzane da mezzo chilo con piante alte più di un metro.
Per realizzare questo bancale sono stati riciclati dei pallets che oltre a contenere la terra, rendono possibile lavorare praticamente in piedi senza inchinarsi. Fanno anche da difesa ad attacchi di animali quali istrici e cinghiali. Così anche coloro che, rimasti a cento anni fa, ancora dicono che la terra è bassa e l’orto vuole l’uomo morto, sono serviti.
Ricordiamo quindi i vantaggi di questi sistemi: basso costo, poco uso di acqua, meno di qualsiasi orto tradizionale biologico e non, e anche degli orti sinergici. Nessun uso di sistemi di irrigazione a goccia. Nessun uso di fertilizzanti, pesticidi, funghicidi, erbicidi, antiparassitari, nessun uso di trattori, motozappe o simili. Nessuna aratura o lavorazione del terreno. Pochissimo lavoro complessivo con ottime rese in proporzione al lavoro svolto.  Conseguente riduzione drastica dei costi economici e ambientali.
Ora immaginate se ogni famiglia italiana adottasse orti del genere cosa significherebbe come indipendenza del paese, risparmio di soldi con conseguente minore lavoro da fare per avere delle entrate, controllo diretto del cibo e relativa qualità. E visto che uno degli sprechi di acqua maggiori avviene proprio in agricoltura, con questi sistemi si ha una riduzione drastica del consumo.
Ulteriori vantaggi sono poi quelli di veder crescere il proprio cibo, stare all’aria aperta, essere a contatto con la natura, in sostanza un aumento notevole del benessere e della qualità della vita. Tutto questo significa poi una maggiore tutela dell’ambiente quindi della vera tutela della nostra salute attraverso aria, cibo e attività sane. E se conseguentemente si compra il meno possibile al supermercato si risparmiano tempo, carburanti e rifiuti da confezioni che un supermercato produce in grandi quantità, oltre gli sprechi di tutto il cibo che viene buttato perché scaduto o per altri motivi legati all’estetica o vendibilità del prodotto. Tutti aspetti legati al cibo come merce e non come bene essenziale.
All’obiezione che in città non si può coltivare, faccio notare che in molte città stanno nascendo orti collettivi e ovunque ci sono terreni comunali o di privati abbandonati, che possono essere utilizzati facendo accordi di affitto o comodato d’uso con i rispettivi proprietari che pur di non lasciarli in malora li potrebbero mettere volentieri a disposizione.
E non pensiate che stiamo parlando della produzione di un paio di insalatine e basta perché sono proprio questi sistemi familiari o di piccole produzioni che sfamano il mondo per il 75% della produzione; non sono certo le multinazionali a sfamare il mondo, loro sfamano solo i propri azionisti.
Nella situazione attuale di mancanza di acqua e prezzi alle stelle, la soluzione passa da questi sistemi che sono alla portata di tutti, semplici, sani, produttivi e, se realizzati anche insieme ad altre persone, richiedono ancora meno lavoro e aumentano la produzione; basta iniziare.
 

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