Coraggio!

"Il coraggio è fatto di piccoli gesti quotidiani, di comprensione e ostinazione, cose che spesso non trovano spazio nella grande storia, oppure di azioni immense e inaspettate, come il sacrificio della propria esistenza".

Coraggio!
Alla 24ma Mostra del Cinema di Venezia viene assegnato il Leone d’Oro – ex aequo - al film di Rossellini ‘Il generale Della Rovere’ e a quello di Monicelli ‘La grande guerra’, due racconti sulla guerra, ambientati rispettivamente alla fine del secondo e durante il primo conflitto mondiale. I tedeschi e gli austriaci, in questi racconti tanto diversi per stile, sono ritratti come persone spietate, manipolatrici, sprezzanti di un pericolo che non corrono direttamente, capaci di vincere sfruttando le debolezze altrui. Il colonnello Müller simpatizza con Emanuele Bardone (Vittorio de Sica), crede di averne compreso la natura vile e cialtronesca e di poterla sfruttare a proprio vantaggio. Così, invece di mandarlo in tribunale o farlo fucilare lui stesso, gli propone un ‘affare’: una situazione degna di quell’italiano millantatore (millantatore in quanto italiano?), sedotto dal gioco e dalle donne, che intasca migliaia di lire dai parenti dei suoi compatrioti con la falsa promessa di poterli aiutare a non far partire e a non far morire quei loro figli. L’affare consiste nell’assumere il ruolo del generale Della Rovere, già ucciso dai tedeschi, e quindi inserirsi con quella divisa e quella reputazione all’interno del carcere, agendo da spia contro i partigiani. Il capitano Herter, invece, intima ai due compagni d’armi e di ventura (Alberto Sordi e Vittorio Gassman) una ‘soffiata’ che sveli la posizione dei soldati italiani sul Piave, ma poi fa l’errore di commentare in modo cinico la mancanza di coraggio di uno dei due, di umiliare l’italiano ancora prima del soldato. La parola ‘fegato’, che in Italia è usata come sinonimo di ‘coraggio’, gli italiani la intendono secondo lui meglio e soprattutto nel senso di una ricetta culinaria: il fegato alla veneziana. L’orgoglio un po’ infantile di Giovanni Busacca e quello più commosso di Bardone conducono però allo stesso esito: uno scatto di coraggio, il riscatto di un’esistenza miserabile a costo della vita. Busacca risponde al capitano austriaco con un fiero ‘visto che parli così... Mi te disi propi un bel nient! Hai capito? Facia de merda!’ e va a farsi fucilare. Bardone, dopo aver visto quali inutili atrocità e gratuite aberrazioni del potere nazista si perpetrino tra le pareti di San Vittore, piuttosto che svelare l’identità del capo della Resistenza preferisce andare a morire con gli altri, sotto gli occhi increduli dell’amico-nemico tedesco, lasciando alla famiglia del vero generale un biglietto: ‘il mio ultimo pensiero è per voi, Viva l’Italia!’. Il coraggio è fatto di piccoli gesti quotidiani, di comprensione e ostinazione, cose che spesso non trovano spazio nella grande storia, oppure di azioni immense e inaspettate, come il sacrificio della propria esistenza. Si sente parlare male degli italiani dentro e fuori i confini nazionali. E l’Italia è fatta certo di persone disoneste, ignave e vili; ma persino quegli uomini di scarso coraggio morale o intellettuale conservano, anche quando non lo coltivano, un profondo senso di giustizia e di orgoglio. E di questi uomini ci ha parlato molto il nostro miglior cinema. Dovremmo ricordarci di questi due e molti altri racconti del genere quando veniamo chiamati a riferire della nostra situazione economica in Europa, dei debiti, della crisi e delle inadempienze, e quando – per ottenere certi risultati - veniamo umiliati o blanditi da accenti stranieri. Non dovremmo dimenticare che una vita di compromessi può riscattarsi e incarnare un ideale umano che non prevede e non sopporta l’offesa al proprio carattere inteso come indole di un intero Paese. Forse, se chi siede a certi tavoli potesse ricordarsene al momento opportuno, saprebbe rispondere coerentemente a intimidazioni e promesse. Come hanno fatto, appunto, tanti nostri antenati, persone senza importanza che hanno preferito salvare la faccia invece della pelle.

Commenti

bellissimo articolo, ci si ricorda della dignità e grandezza del popolo italiano. Mi auguro che sia proprio questo paese a dare l'imput del vero e profondo cambiamento. Che siano gli italiani a trovare la ricetta, l'idea per la Nuova Era che verrà con o senza di noi. Se saremo preparati sarà un paradiso se non lo saremo sarà la Fine.
maria, 23-08-2012 07:23
Io è da un pezzo che quest'alternativa non la posso più concepire. Continuo a pensare a quei filosofi cinesi un po' praticoni, un po' cinici ma saggi che dicevano che non si ha successo se si è eroi a costo della pelle, che la via sottile è quella che ti fa salvare la faccia E la pelle e quella è da percorrere. Basta cogli eroi morti ammazzati, basta coi cari agli dei, vogliamo eroi che, vivi, insegnino da vecchi ai giovani
Marco, 09-09-2012 08:09
Grazie, Marco, per questo commento. Sì, ora credo anch'io che ci servono eroi vivi e non morti. Forse perché ci vuole più coraggio e saggezza nel vivere che nel morire. Abbiamo bisogno di braccia e di menti che con coraggio,amore e intelligenza aprino la strada al Nuovo.
maria, 10-09-2012 11:10

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