La comunità virtuosa dice no alla discarica

A proposito di rifiuti, discariche e gestione del territorio: l’esempio di Corchiano (VT). Quando la condivisione e la partecipazione diventano argine alla speculazione e alla devastazione dei beni comuni.

La comunità virtuosa dice no alla discarica
Di Livio Martini, Vicesindaco del Comune di Corchiano (VT)

A proposito di rifiuti, discariche e gestione del territorio: l’esempio di Corchiano (VT). Quando la condivisione e la partecipazione diventano argine alla speculazione e alla devastazione dei beni comuni.

Solo quando una comunità, come ad esempio nel caso di Corchiano (Viterbo), intraprende la strada della sostenibilità ambientale attraverso la raccolta differenziata porta a porta, le piccole e grandi buone pratiche locali, la condivisione delle proposte e delle finalità, la partecipazione attiva dei cittadini e delle associazioni agli indirizzi di governo, forte e concreta diventa allora la difesa del territorio, così come la sua valorizzazione e la sua promozione. Di un territorio che, oggetto di mire speculative, viene spesso aggredito dal cemento e dai rifiuti. E di rifiuti questa volta si tratta.

Da qualche settimana a questa parte, infatti, si parla dell’ipotesi dell’apertura di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi, inerti e inertizzati nel territorio limitrofo del Comune di Civita Castellana, in una località, quella di Lucciano, sita a poca distanza dal Tevere.

La comunità, proprio in virtù del suo impegno nella raccolta differenziata e nella riduzione dei rifiuti, nel compostaggio domestico, nella raccolta dell’olio alimentare esausto per la produzione di biocarburante, nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio, esprime tutta la sua contrarierà a una richiesta che considera scellerata e dannosa per l’ambiente, per l’agricoltura e, non da ultima, per la salute umana. Non solo. Il rischio è che questa porzione di territorio di così rilevante valore paesaggistico e rurale possa essere trasformata in una grande pattumiera, disseminata come è di cave dismesse.

Ora una breve cronaca di come sono andati i fatti. Tutto ha inizio quando il Wwf Lazio avverte appena tre settimane fa l’amministrazione comunale dell’esistenza presso gli uffici della Regione Lazio di una istanza di procedura integrata di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione prodotta da una società a responsabilità limitata.

Una richiesta che sarebbe passata nell’indifferenza generale e nel più assordante silenzio se non vi fosse stata la provvidenziale informativa da parte dell’associazione ambientalista, da anni impegnata peraltro in un grande rapporto di collaborazione con l’amministrazione, in particolare nel campo dell’educazione ambientale e nella gestione dei due Monumenti naturali di Pian Sant’Angelo e delle Forre.

Sono state pertanto prodotte puntuali osservazioni da parte dei Comuni di Corchiano, Civita Castellana (Viterbo) e Magliano Sabina (Rieti), del neonato comitato Tevere-Falisco, non senza dimenticare quelle, preziose, del Wwf e di Legambiente.

Considerato che il progetto presentato, al di là di alcune incongruenze di carattere urbanistico e amministrativo, contrasta fortemente con il quadro ambientale generale, così come definito sia dal piano territoriale paesistico sia dal piano territoriale paesistico regionale, il consiglio comunale, riunitosi il 4 dicembre scorso in una incisiva e partecipata seduta straordinaria, ha rigettato all’unanimità la richiesta di declassamento di un’area specificata dagli strumenti in vigore come paesaggio di rilevante valore agricolo.

Dal consiglio comunale si è levata dunque la voce di una comunità virtuosa e rispettosa dell’ambiente, del paesaggio e delle sue vocazioni che ha fatto finalmente della sostenibilità la sua ragion d’essere, mentre della condivisione e della partecipazione i suoi strumenti fondamentali per la costruzione di una società sempre più accogliente, solidale e democratica.

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