Corno d'Africa. L’arrivo di nuovi profughi somali nel sud dell’Etiopia

Il Corno d'Africa, colpito dalla più grave siccità degli ultimi 60 anni, sta vivendo una catastrofe umanitaria che è già costata la vita a migliaia di persone e minaccia 12 milioni di abitanti di Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti, Sudan e Uganda. Il Comitato Collaborazione Medica per la salute dei rifugiati e della popolazione locale è impegnato per far fronte all'emergenza.

Corno d'Africa. L’arrivo di nuovi profughi somali nel sud dell’Etiopia
Gli ospedali e ambulatori locali sostenuti dall’ong Comitato Collaborazione Medica (CCM) in nord Kenya, Etiopia meridionale e Somalia hanno un bel da fare in queste settimane. L’afflusso di pazienti infatti si è intensificato in questi ultimi tre mesi, anche per l’aumento degli sfollati somali, a causa della siccità e del contesto politico nel paese africano. Il CCM sta rispondendo ai bisogni della popolazione affamata, stanziale e in movimento, fornendo supporto alle strutture sanitarie territoriali, per prevenire la diffusione di malattie e garantire le cure adeguate, in particolare a donne e bambini. In Etiopia, nella Regione Somala, l’ospedale di Filtu sta rispondendo ai bisogni della popolazione e dei campi di rifugiati presenti nell’area, che attualmente ospitano più di 33.000 persone. L’apertura di un terzo campo rende evidente il dramma di questa situazione e la necessità di continuare ad intervenire. “Negli ultimi giorni – racconta Roberto Rossi, capoprogetto CCM a Filtu – stanno arrivando nei campi della zona numerosi profughi da Dollo, al confine con la Somalia. Sono assistiti con cure mediche, con la distribuzione di presidi sanitari e di cibo, anche in collaborazione con altre ong, ed alcuni sono trasferiti per accertamenti in ospedale. La prossima settimana cercheremo di fare una valutazione più precisa dei bisogni coordinandoci anche con l’UNHCR e altre ong presenti in loco”. Anna Bernasconi, infermiera strumentista volontaria CCM a Filtu, racconta l’incontro con i profughi somali in arrivo: “Mentre passeggiavo ho sentito un rumore di motori e ho visto della polvere che si alzava dalla strada di terra battuta. Sono arrivati dei pulmini colorati di un blu intenso e davanti a loro una jeep con la bandiera delle Nazioni Unite che sventolava come fosse il preludio di una festa, la staffetta di un lieto evento. Ma non era così. Poi i pulmini sono diventati tanti, una colonna, e passandomi di fianco ho visto gli occhi delle donne che accalcate all’interno dei mezzi cercavano qualcosa di intangibile, forse di introvabile. Erano occhi affamati che spuntavano da visi velati, occhi come di rapaci, occhi non ancora arresi. Seguendoli con lo sguardo ho visto la jeep bianca svoltare con decisione verso l’ospedale di Filtu. Dagli sportelli aperti sono scese donne vestite di mille splendidi colori che portavano in braccio o sulle spalle, raccolti in piccoli bozzoli, i loro bambini”. Si tratta di persone provenienti da un campo di raccolta temporaneo a tre ore di macchina da Filtu. Sono state visitate da personale sanitario di Medici Senza Frontiere che ha ritenuto opportuno inviarle all’ospedale per un controllo più accurato e vengono visitati di nuovo tutti. Per fortuna la maggioranza ha solo bisogno di mangiare qualcosa e dissetarsi, le loro condizioni generali sono buone. “Solo un piccolo gruppo di persone e bambini – racconta ancora Anna - viene ricoverato perché in evidente stato di denutrizione. Gli altri ricevono il loro sacchetto alimentare ed i presidi sanitari disponibili, poi risalgono sui mezzi e la colonna riparte. Mentre sto pensando che 'in fondo è andata bene' mi viene in mente quello che mi diceva un caro amico medico che di Africa ne sapeva tanto i primi che arrivano sono i più forti! Adesso cercheremo di capire come e dove si muovono le persone per cercare l’acqua e quali interventi prevedere”. Il CCM vuole rispondere ai bisogni potenziando il sostegno alle attività sanitarie con interventi contro la malnutrizione, per l’approvvigionamento idrico e la sicurezza alimentare, in collaborazione con altre organizzazioni presenti sul territorio e le autorità locali. “Tutti gli anni, ciclicamente – sostiene Marilena Bertini, medico e presidente del CCM - si registrano situazioni drammatiche per la salute e la sopravvivenza delle persone legate ai conflitti in atto, alla povertà e alle condizioni climatiche che stanno peggiorando. I bisogni d’intervento sono strutturali e richiedono azioni di lungo periodo. Da sempre il CCM è a fianco di queste popolazioni e anche in questo momento particolarmente drammatico vogliamo farci portavoce dell’ingiustizia che vivono. Chiediamo l’impegno di tutti, cittadini e istituzioni, per far fronte ai loro bisogni immediati e a sostegno di politiche e progetti che promuovano lo sviluppo di quest’area nel medio e lungo periodo, oltre l’emergenza”. Per saperne di più e sostenere l'attività del CCM: www.ccm-italia.org.

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