Crescono i Comuni a rifiuti zero, ma Parma accende l'inceneritore

La rivoluzione in corso di rifiuti zero va avanti, dimostrando che anche in contesti ampi si può fare a meno dell'incenerimento, abbattendo costi di gestione del servizio e promuovendo centinaia di posti di lavoro. Intanto però entra in funzione l'inceneritore di Parma.

Crescono i Comuni a rifiuti zero, ma Parma accende l'inceneritore
La rivoluzione in corso di rifiuti zero va avanti, dimostrando che anche in contesti ampi si può fare a meno degli inceneritori, abbattendo costi di gestione del servizio e promuovendo centinaia di posti di lavoro. È quanto riferisce l'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma – GCR segnalando che i comuni della provincia di Treviso del consorzio Priula e del corsorzio Treviso 3 (49 comuni per 479 mila abitanti) hanno aderito alla strategia Rifiuti Zero unendosi così ad un percorso iniziato in Italia nel 2007 dal Comune di Capannori che per primo aderì alla strategia internazionale Zero Waste. Intanto domani sabato 31 agosto sarà l'ultimo giorno utile per la raccolta firme per la presentazione della legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”. Partita il 14 aprile scorso, la campagna ha visto la mobilitazione di circa 300 soggetti sociali nonché di numerosissimi singoli cittadini. In poco più di 4 mesi sono state raccolte circa 80.000 firme superando di gran lunga la soglia di 50.000 firme utili a presentare una legge di iniziativa popolare in Parlamento. Sono tantissime le realtà che in tutta Italia stanno mettendo il loro impegno e il loro lavoro per la Legge Rifiuti Zero, segno di un paese che vuole migliorare e crescere, senza inceneritori e maxi discariche. Eppure proprio due giorni fa, il 28 agosto, è entrato formalmente in funzione l'inceneritore di Parma, che sta bruciando i rifiuti della provincia. Contro gli inceneritori in Emilia-Romagna, un gruppo di Comuni propone un progetto che prevede il taglio degli impianti da otto a due. Il progetto porta la firma di Alberto Bellini, ricercatore e docente del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria nella nostra università. Secondo gli studi di Bellini puntando ed investendo massicciamente sulla raccolta differenziata spinta e sul trattamento non per incenerimento dei rifiuti si riesce a far calare da milioni di tonnellate a 260 mila la produzione annua di rifiuti urbani della nostra regione destinati ad essere bruciati. Un traguardo che, secondo il ricercatore, può essere raggiunto entro il 2020. “Grazie alla riduzione dei rifiuti e all’aumento della raccolta differenziata, nel 2020 la quantità totale dei rifiuti avviati a smaltimento nella regione Emilia-Romagna sarà di 270mila tonnellate”, spiega Bellini. “In Emilia-Romagna produciamo 3 milioni di rifiuti, ma solo 252 mila non sono riciclabili”. La proposta è quella di adottare il il principio “chi più consuma, più paga”, la tariffa puntuale che incentiva cittadini ed imprese a produrre meno rifiuti. Il progetto di Bellini, assessore comunale a Forlì, è sposato dalle amministrazioni di Forlì, Reggio Emilia, Parma e Piacenza e si scontra e si scontra invece con quello opposto delle altre amministrazioni emiliano-romagnole - come quella di Modena - che non hanno, invece, un approccio così netto sul taglio degli inceneritori.

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