Debora, madre che assiste le madri: l'esperienza della doula

Debora Stenta ha scelto di accompagnare, come doula, le madri durante il gravidanza e il parto; e ha scelto una vita da nomade, educando i figli con l'homeschooling.

Debora, madre che assiste le madri: l'esperienza della doula

La doula sta accanto alle donne quando diventano madri, vicina alle loro famiglie, disponibile e pronta per ogni richiesta o necessità legata al momento della nascita. Doula è una parola del greco antico che significa “serva”, “schiava”. Il termine viene usato in senso moderno per la prima volta negli anni Settanta per designare una madre con figli che assiste le neo-madri.  Molti non ne hanno mai sentito parlare eppure è una figura fondamentale per le donne che, nel momento di dare la vita e nei giorni che seguono, hanno spesso bisogno, come è naturale che sia, di accoglienza, accompagnamento, ascolto e aiuto pratico. Nella visione di un parto totalmente medicalizzato sono sempre di più le donne che, se da una parte si sentono più sicure in un reparto ospedaliero, lamentano poca attenzione “umana” alla donna dal punto di vista del suo benessere psicologico ed emozionale durante tutte le fasi della nascita, dalla gravidanza all’allattamento

Ne parliamo con Debora Stenta, doula nel mondo dalla nascita della sua seconda figlia, sette anni fa, homeschooler e nomade per scelta.

Puoi presentarti?

Stando ai miei documenti, ho 40 anni. Sono nata in Svizzera, cresciuta in Romagna e successivamente ho vissuto in molte parti del mondo. Attualmente sono nomade per scelta, da 2 anni non ho una dimora fissa ed erro, insieme al mio compagno e ai miei figli, tra le case delle oltre 200 famiglie che ci hanno ospitato, e continuano a farlo, nel mondo.

Sei sposata, hai bambini?

Sono unita in un cammino comune con un uomo da 10 anni. Siamo accompagnati in questo cammino da 2 persone splendide, una di 18 anni e una di 7 anni, che rispondono al ruolo di “figli”.

Che studi hai fatto?

Dal punto di vista dell'istituzione scolastica, ho frequentato le varie scuole dette “dell'obbligo”, poi il Liceo Classico, che ho “proseguito” con la Laurea in Lettere Classiche; hanno concluso il mio percorso accademico la frequenza di un Corso di Laurea in Tecniche e Discipline dello Spettacolo dal Vivo e un Master in MusicArTerapia nella Globalità dei Linguaggi. Dal punto di vista dello studio non istituzionale, ho studiato vari tipi di danza e teatro da quando avevo 8 anni. Ho anche studiato percussioni di vario genere, effettuando inoltre viaggi studio all'estero per apprendere da maestri stranieri. Ho dedicato molto tempo allo studio autodidatta e autoprogrammato riguardo ai temi della pedagogia, della puericultura, della nascita, delle scienze della formazione e della comunicazione.

In cosa consiste il lavoro della doula?

L'opera della doula consiste nello stare accanto alle donne, e in generale alla famiglia, quando arriva una nuova creatura; ma per me ha un senso molto più ampio: è qualsiasi persona che si mette “al servizio” quando c'è una richiesta, una necessità, da parte di qualsiasi persona, piccola o grande che sia. Mi è capitato di essere chiamata come doula anche da donne che non erano diventate madri da poco, da persone che avevano semplicemente bisogno di avere accanto qualcuno che potesse essere lì, stare, senza giudizio, e accogliere le emozioni, ascoltare. Per questo è una figura così appropriata nel periodo perinatale, quando le emozioni si fanno particolarmente intense; in quel frangente è benefico avere attorno persone che siano al servizio senza dare consigli o giudizi, e possano anche essere un sostegno pratico nella gestione di tutte quelle faccende di casa che difficilmente la futura o neo-mamma può gestire da sola.

Qual è il tuo profilo professionale? Quale la tua formazione? Come si diventa doula?

La mia esperienza di gravidanza, parto e maternità è stata particolarmente trasformativa per me, e mia figlia aveva pochi mesi quando mi è arrivata una sorta di “chiamata” a mettermi al servizio di altre donne e famiglie. La mia formazione quindi è soprattutto fatta di lavoro sul campo (tanta tanta esperienza e “gavetta”), unita a molto studio, frequentazione di numerosi seminari e incontri sia di crescita personale, sia sui temi della nascita e della maternità; particolarmente significativo è stato anche seguire l'ispirazione e la “maestria” di Clara Scropetta, una donna straordinaria, di grande competenza, che in Italia sta portando avanti un'opera eccezionale di divulgazione di questi temi.

Dove si lavora come doula? Qual è la situazione in Italia? Perché se ne sa così poco?

In Italia c'è un mondo molto variegato di doule, ci sono anche scuole di formazione e associazioni, così come ci sono donne che hanno semplicemente sentito, come me, una “vocazione” e si sono rimboccate le maniche soprattutto in un lavoro sul campo e costruendo un percorso di studio molto personalizzato. Io in particolare ho frequentato numerosi seminari tenuti dal Dott. Michel Odent e dalla sua doula, Liliana Lammers. Si lavora come doula in contesti familiari, ma anche in contesti sanitari o socio-sanitari, quando c'è sufficiente apertura. È una figura che in Italia fatica ad affermarsi a livello di “massa” perché nel mondo della nascita si è consolidata la pratica medica, perciò difficilmente le donne, quando sono incinte, si rendono conto di questa opportunità, e la grande maggioranza segue gli iter socio-sanitari più abituali.

Dove lavori normalmente?

Opero soprattutto nelle case delle persone come free-lance.

Che cos'è Doula Without Borders?

È il nome che ho dato a un mio progetto, ma so che esistono anche altre associazioni che si sono date questo nome. L'idea di base del mio progetto è di condividere alcune delle cose che ho appreso e disappreso nel mio percorso di doula oltre i confini dell'Italia, che è il paese dove passo la maggior parte del mio tempo, ma non è l'unico in cui mi muovo.

Che tipo di relazione ha la doula con l'ostetrica o la ginecologa? Le sostituisce, le accompagna, le assiste? Che differenze ci sono tra queste figure?

In molti paesi, ad esempio negli Stati Uniti, ma anche in Europa (vedi la Gran Bretagna), c'è una buona collaborazione tra doule e ostetriche ai fini del fluire positivo di una gravidanza, di un parto e di un primo accudimento. La doula, in questi paesi, è una figura totalmente conosciuta e accettata anche in ospedale, e non esistono contrapposizioni “scomode” tra le competenze dei vari tipi di personale che sta accanto alla madre. In Italia la situazione non è analoga; in passato, e ogni tanto anche nel presente, ci sono state prese di posizione sfavorevoli alle doule da parte di Collegi di Ostetriche, ma conosco anche molte ostetriche che invece vedono di buon grado la presenza delle doule e lavorano in collaborazione con loro. Ci sono molte differenze nella formazione e nell'operato delle due figure. In base alla mia esperienza posso dire che io mi occupo di aspetti del processo nei quali le ostetriche difficilmente possono essere disponibili; uno di questi ad esempio è la cura e la “coccola” della neomadre, della sua famiglia, della loro casa nelle settimane dopo il parto per lunghi periodi e per intere giornate, dando una disponibilità che può arrivare fino alle 24 ore al giorno!

Che relazione c'è tra la doula e la donna che mette al mondo il bambino?

Nella mia esperienza c'è una relazione di mutua crescita. Essere doula di una donna mi mette in uno stato di servizio quasi spirituale che trascende la situazione stessa; allo stesso tempo è un'incredibile fonte di ispirazione e di apprendimento prima di tutto su me stessa e poi sul genere umano e sulle relazioni tra persone. Io mi sento da un lato di prendermi cura di una regina, di una dea, che genera e nutre nuovi piccoli della nostra specie, e mi sento quindi molto umile e silenziosa alla presenza di una donna che partorisce o accudisce un neonato; dall'altro lato sento spesso che la donna mi cerca come conforto, rifugio, braccia accoglienti nelle quali abbandonarsi alle proprie emozioni, una “madre”.

Che relazione si crea tra la doula e il bambino?

Madre e bambino in gravidanza, parto e postparto, costituiscono per molto tempo una diade quasi inscindibile. La doula custodisce questa diade. Ogni azione, ogni pensiero che favorisce il benessere della madre va automaticamente a beneficio del bambino. Spesso mi connetto con la creatura fin da quando è nella pancia, sento che sta bene ed è pronta a tutto, per amore. E io nutro questa sua enorme fiducia e mi lascio contagiare!

Quando nasce la figura della doula? Da quanto tempo esiste e dove è nata?

Il termine “doula” è stato usato in epoca moderna negli anni Settanta e, come figura professionale, credo nasca negli Stati Uniti in quegli anni o poco più tardi. Tuttavia è un ruolo che è sempre esistito in tutto il mondo, spesso ricoperto da donne della famiglia o amiche di esperienza, all'interno di clan e villaggi. Credo che oggi la figura professionale si affermi sempre di più laddove e nel momento in cui si perde questa coesione di tipo “tribale” e le persone sono sempre più separate le une dalle altre, come accade spesso nei nostri contesti contemporanei e urbani. Per questo mi auguro che il mondo possa presto tornare ad essere un luogo in cui le doule non esistono più professionalmente, e tutti ci sentiamo doule gli uni degli altri! Ma fino a quel momento, io sono qui per servire.

In giro per il mondo al servizio delle madri, quali sono le culture del parto con cui sei venuta a contatto? Sono molto differenti dalle nostre?

Nei paesi non occidentali che ho visitato spesso ciò che sa di Occidente viene visto come un traguardo verso cui tendere, e così anche il parto in ospedale e medicalizzato viene visto come un segno di progresso, benessere e sicurezza. Inoltre, anche laddove non vi sia medicalizzazione, sono presenti comunque condizionamenti e pratiche tradizionali legati al parto e all'accudimento dei piccoli che interferiscono profondamente con la fisiologia e le naturali capacità umane. Allo stesso modo, sia in Occidente sia in paesi più lontani da noi, si conservano, o nascono ex novo movimenti e comportamenti rispettosi della nascita e che riportano l'attenzione ai bisogni fondamentali di madre e bambino.

Come vive la tua famiglia il tuo essere “doula senza frontiere” e una vita da nomadi?

Noi ci spostiamo facendoci ospitare attraverso il Couchsurfing o attraverso varie reti, come quella di homeschoolers, in Italia e nel mondo. Penso che qualunque scelta di vita si faccia, si debba rinunciare a qualcosa in cambio di qualcos’altro. I miei figli certo hanno giorni in cui si lamentano, specialmente la più piccola, di non avere un posto “proprio”; è difficile stare fuori dalla propria zona di comfort. Contemporaneamente, però, vedo i benèfici effetti della possibilità di vivere così liberamente, autogestendo i propri tempi e spazi, e incontrando così tante diversità. In questi anni hanno conosciuto tantissime persone di ogni età e hanno amici in tutto il mondo. Ho potuto constatare quanto loro concepiscano il mondo come la propria casa e questo ci ha dato l’opportunità di aprirci e crescere.

Che cosa consigli a chi volesse diventare doula? Qual è il primo passo da fare?

Se non si è già madri, credo possa essere molto utile mettersi in contatto, trascorrere tempo con madri e neonati, e sentire cosa muove dentro di sé questa cosa. Poi, che si sia madri o no, è molto consigliato un percorso di consapevolizzazione sul proprio vissuto e sulle proprie emozioni. Questo per me è un buon primo passo.

 

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