Debtocracy, la Grecia e la crisi economica globale

Come spiega il documentario Debtocracy, la crisi economica non è arrivata all'improvviso nel 2008, ma è piuttosto il risultato di un processo lungo e previsto da diversi anni. Si tratta della conseguenza di un sistema che non funziona, fondato su principi sbagliati e che ha creato un debito che ora condiziona volenti o nolenti, le nostre vite.

Debtocracy, la Grecia e la crisi economica globale
Il passaggio da culla della Democrazia a esperimento di 'Debitocrazia', come può a ben vedere essere chiamata la forma attuale di governo in Grecia è stato solo all'apparenza un processo avvenuto nell'arco di pochi mesi. La storia e l'analisi raccontata dai giornalisti greci Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou, autori del documentario Debtocracy - appunto - parte infatti da molto più lontano e dimostra come si tratti del risultato di un processo durato interi decenni di cui i fatti recenti sono solo l'ultimo capitolo. Le cronache dei media ci hanno raccontato di una Grecia travolta dalla crisi dei subprime scoppiata solo 4 anni fa in America e che avrebbe messo a nudo le fragilità di un popolo fannullone adagiato sui privilegi concessi dal servizio pubblico. Kitidi e Hatzistefanou raccontano però una storia diversa. I due giornalisti partono da molto più lontano e per la precisione dai primi anni settanta quando il sistema dei tassi fissi di Bretton Woods viene abbandonato a favore di un liberismo sfrenato e una finanziarizzazione incontrollata. Da quel momento in poi i profitti finanziari sottraggono valore ai salari da lavoro generando una spirale perversa per cui l'accumulazione di risparmi si interrompe e i consumi calano. Tutto ciò viene ingigantito dalla globalizzazione che mette i lavoratori di tutto il mondo in competizione gli uni con gli altri di fatto togliendo loro quel forte potere sindacale che avevano detenuto fino a quel momento. Se vuoi mangiare devi lavorare, anche a scapito di qualche diritto acquisito che mano a mano va sparendo. È quello il momento in cui fanno la loro comparsa sulla scena internazionale le carte di credito (o di debito come sarebbe più giusto chiamarle). Si fa credito a tutti e tutti sono in debito, gli Stati per primi. Nel 2008 il crack immobiliare scoperchia il vaso di pandora, gli stati salvano le banche e i risparmi dei lavoratori aumentando in modo particolarmente evidente il proprio debito che entra così nel mirino del sistema finanziario, gli speculatori vanno all'attacco e puntano sul default degli stati. L'obiettivo prediletto è l'Eurozona che ha una moneta, ma non ha uno stato. E siamo ad oggi, o meglio all'ultimo anno, i paesi più deboli dell'Eurozona, i cosidetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) faticano a competere sui mercati internazionali mentre la Germania che da più di un decennio non ha aumentato i propri salari la fa da padrona e pretende, sull'altare di una supposta superiorità morale e finanziaria, che gli altri paesi membri si comportino di conseguenza. Per raggiungere questo obiettivo nel caso Greco entra in gioco la trojca (BCE, FMI e BM) che promette aiuti e prestiti in cambio di alti tassi di interesse e determinate scelte politiche di stampo neoliberista. Scelte e ricette che già diverse volte la storia ha dimostrato essere fallimentari, come è il caso dell'Argentina di de la Rùa, ed è il caso dell'Ecuador dove gli emissari dell'FMI furono cacciati dal neo-presidente Rafael Correa. La soluzione secondo Debtocracy sta nel concetto di 'debito odioso', un debito nazionale assunto per perseguire interessi diversi da quelli nazionali nella piena consapevolezza dei creditori e nell’incoscienza dei cittadini. Un debito definito così può non essere pagato. Ma per scoprire se il debito greco è un debito di questo tipo bisognerebbe conoscerne con precisione la composizione e questa è materia che i politici (e con loro il sistema finanziario) non vogliano toccare, tocca ai cittadini dicono Kitidi e Hatzistefanou metterli alle corde e pretendere di conoscere la natura di un debito che sta avendo così grandi conseguenze sulle loro vite. Utilizzare 'il debito odioso' - se riesce e non sarà facile - può probabilmente essere una soluzione. Ma poi? Cosa succede? Azzeriamo il debito e ricominciamo a indebitarci? Questo il limite dell'analisi dei due giornalisti greci: raccontano una storia, lo fanno bene e propongono una soluzione, una soluzione ragionevole, analizzare il debito e non pagare quello che è da considerarsi illegittimo, ma non si preoccupano del dopo. Il sistema nel suo complesso è il problema e se non viene affrontato Goldman Sachs e soci continueranno a fare il bello e il cattivo tempo e tra 15 anni, o forse meno, usciti da questa crisi, entreremo in un'altra e poi in un'altra ancora... Sono tante le questioni da considerare e da portare a conoscenza dei cittadini. Debtocracy non affronta ad esempio il discorso della riserva frazionaria che permette al sistema bancario di prestare fino a 50 volte di più di quanto effettivamente presente nelle loro casseforti creando così di fatto denaro dal nulla (e pretendendo interessi per quei prestiti...), come anche non affronta il nodo dell'art. 128 del trattato di Lisbona che regola l'utilizzo e l'emissione di euro ma che non scioglie la questione della proprietà dell'euro, proprietà che dovrebbe spettare al popolo europeo tutto e che quindi non dovrebbe essere mai oggetto di interesse nel momento in cui viene 'prestato'. La realtà è che, come viene spiegato efficacemente su Il rapporto Aureo, “la BCE crea denaro a suo piacimento, lo dà in prestito alle banche commerciali - Draghi ha recentemente creato circa 1000 miliardi di euro prestandoli all’1% - e queste possono decidere se acquistare o meno i cosiddetti BOND, i titoli del debito (con tassi che vanno dal 5 al 7%). Non è possibile, quindi, per i paesi della UE attuare una propria politica monetaria, pur volendo accettare il meccanismo dell’indebitamento pubblico. La questione è complicata, e forse per questo di difficile diffusione al grande pubblico, ma in qualche modo il problema va affrontato e risolto altrimenti si tira a campare. Come dice il broker ingelse Alessio Rastani “Goldman-sachs governa il mondo”. Vogliamo continuare ad accettare questa realtà? LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULLA CRISI ECONOMICA

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