Nucleare, il Governo sminuisce il potere delle Regioni

Il parere delle Regioni è "di carattere obbligatorio e non vincolante". Così il Governo, nello schema di decreto legislativo correttivo del testo già approvato il 15 febbraio dello scorso anno, sminuisce il potere decisionale delle Regioni nella costruzione e nell'esercizio degli impianti nucleari. Un vero e proprio affronto alla volontà dei territori: i diretti interessati.

Nucleare, il Governo sminuisce il potere delle Regioni
“La costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata, su istanza dell'operatore, previa acquisizione del parere della Regione sul cui territorio insiste l'impianto e dell'intesa con la Conferenza unificata”. È quanto si legge nello schema di decreto legislativo correttivo al decreto legislativo 15 febbraio 201, n.31 sulla localizzazione, realizzazione di impianti nucleari, che ha visto la bocciatura della Corte costituzionale dell'articolo 4. Lo schema di decreto legislativo correttivo disciplina in particolare il parere della Regioni definito “di carattere obbligatorio e non vincolante”. Il parere, precisa il testo, “è espresso entro il termine di novanta giorni dalla richiesta, decorso il quale si prescinde dalla sua acquisizione e si procede a demandare la questione alla Conferenza unificata”. Si tratta, in sostanza, di sminuire il potere delle Regioni il cui parere, essendo “non vincolante”, non sarà determinante nello stop o nel via libera alle centrali nucleari. Del resto, “se diamo retta alle Regioni nessuno le vuole, le vogliono tutti nella Regione a fianco”. E allora, tanto vale fregarsene di questo parere, sembrano suggerire le parole del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Altero Matteoli che, a margine del convegno 'Lazio ed energia, fra nucleare ed energie alternative', ha così risposto a chi gli chiedeva se il governo potrebbe arrivare ad imporre la localizzazione di centrali nucleari in Regioni che si opporranno alla loro realizzazione. “Finalmente abbiamo deciso di tornare al nucleare, i tempi ovviamente sono lunghi, serve una programmazione ad almeno 15 anni - ha aggiunto Matteoli -. Le cosiddette fonti alternative sono importanti, ma non sono esaustive per l'approvvigionamento energetico”. Ma allora, se le fonti rinnovabili non sono sufficienti per rispondere all'attuale fabbisogno energetico della popolazione perché ancora una volta invece di risolvere il problema si cerca di curare il sintomo? Una reale rivoluzione energetica dovrebbe prevedere una riduzione degli sprechi di energia, piuttosto che il rilancio del nucleare, che un'infinità di volte è stato definito “inutile, rischioso e controproducente”, oltre che economicamente meno vantaggioso delle energie pulite. La convenienza economica di queste ultime è stata sottolineata soltanto qualche giorno fa nel corso di una conferenza stampa al Senato alla quale hanno partecipato Asso Energie Future e Grid Parity Project. A dispetto delle recenti accuse mosse contro i costi degli incentivi alle rinnovabili che peserebbero sulle bollette degli italiani, le associazioni del settore hanno spiegato che a ogni famiglia il fotovoltaico costerà in bolletta 1,70 euro al mese a partire dal 2011.

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