Depurazione delle acque reflue: in Italia è un deficit irrisolto

18 milioni di cittadini pari al 30% della popolazione non sono serviti dalla depurazione delle acque reflue. L’Italia, convocata dalla Corte di Giustizia europea sconta un ritardo di cui era cosciente, ma che non ha tentato di risolvere.

Depurazione delle acque reflue: in Italia è un deficit irrisolto
L’Italia dovrà rispondere alla Corte di Giustizia Europea per la violazione della normativa delle acque reflue. La notizia seppur infausta non colpisce però i soggetti che da tempo denunciano il problema della depurazione delle acque reflue. Legambiente lo ha fatto anche al termine dell’ultima campagna di monitoraggio scientifico sullo stato di salute dei laghi e delle coste italiani denunciando come l’inquinamento delle acque lacustri e salate sia spesso collegato anche al deficit di depurazione irrisolto. Sei mesi fa, al termine della campagna Goletta dei laghi, l’associazione del Cigno Verde denunciava come 58 campioni di acqua prelevati in 11 laghi italiani e in 6 regioni, erano risultati inquinati a seguito degli esami di laboratorio. In particolare, 46 su 58 campioni erano risultati fortemente inquinati, cioè con concentrazione di batteri fecali pari almeno al doppio del limite di legge, mentre erano 38 le foci di fiumi e torrenti risultate fuori legge a conferma che i problemi dei laghi sono causati anche dagli scarichi dei comuni dell'entroterra. La gravità dell’inquinamento è poi tanto più evidente se si considera che la nuova legge sulla balneazione entrata in vigore presenta dei criteri molto più permissivi rispetto alla precedente normativa del 1982 e di fatto ha fatto perdere all’Italia il primato europeo sull’efficacia del sistema di monitoraggio delle acque detenuto fino ad ora. “L'inquinamento da scarichi fognari non depurati nei laghi italiani rappresenta ormai una cronica emergenza nazionale”. Questo era uno dei commenti che l’associazione affiancava ai monitoraggi soltanto sei mesi fa ribadendo quanto già verificato negli anni precedenti. Ma l’Italia invece di affrontare il problema attivandosi prontamente alla messa in opera di un sistema di depurazione adeguato ha continuato finora a fare orecchie da mercante sperando in uno sconto o magari in un condono da parte dell’Unione Europea. Malgrado la procedura d’infrazione europea per il mancato trattamento delle acque reflue, il Governo non ha provato a sanare la ferita e perciò la notizia della convocazione della Corte Europea non può stupirci. “È imbarazzante - ha commentato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - che il settimo Paese più industrializzato al mondo abbia una situazione così disastrosa rispetto al trattamento delle acque reflue. 18 milioni di cittadini italiani ovvero il 30% della popolazione non è servito dalla depurazione”. Appare chiaro che, la distanza tra lo stato di salute delle nostre acque - dalla rete di depuratori inadeguati alle fogne che 'perdono' ai fiumi e le falde inquinati fino allo sfruttamento continuo di questa risorsa – e le scadenze imposte dalle direttive comunitarie aumenta ogni giorno che passa. Una gestione responsabile dell’acqua forse dovrebbe riguardare l’intero ciclo di vita di questo bene e quindi anche la restituzione all’ambiente secondo standard di qualità dopo il suo prelievo.

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