Disconnection: gioventù libera da droghe, alcool e potere

Ci fu un tempo, fra gli anni Ottanta e Novanta, in cui all’interno della musica Punk Hard Core dai ritmi velocissimi e con testi assai critici sul sistema vigente, si fece strada un genere chiamato Straight Edge ovvero linea diritta. Il centro del messaggio era mantenere la lucidità mentale, il controllo delle proprie idee e del proprio corpo, non rimanere in balìa di droghe o alcool.

Disconnection: gioventù libera da droghe, alcool e potere

Ci fu un tempo, fra gli anni Ottanta e Novanta, in cui all’interno della musica Punk Hard Core dai ritmi velocissimi e con testi assai critici sul sistema vigente, si fece strada un genere chiamato Straight Edge ovvero linea diritta. Il movimento fu iniziato da un personaggio assai carismatico nella scena musicale americana dell’epoca, Ian MacKaye. L’obiettivo era opporre alla logica nichilista e autodistruttiva del Punk capitanato da gruppi come i Sex Pistols, un messaggio sano per la propria mente e per il proprio corpo. Non più un percorso fatto di droghe, alcool e abbrutimento sulla falsariga del famoso sesso, droga e rock'n roll, bensì positivo e tutt’altro che caratterizzato dalla triste fama di tanti artisti dediti alla loro più o meno veloce rovina.
Al gruppo Minor Threat fondato da McEye ne seguirono migliaia di altri con impostazioni simili con tutte le derivazioni e anche a volte fanatismi o eccessi del caso. Comunque il centro del messaggio portato avanti dapprima dal gruppo di Ian Makaye era mantenere la lucidità mentale, il controllo delle proprie idee e del proprio corpo, non rimanere in balìa di droghe, alcool e annebbiamenti vari che oltre a essere poco salutari, soprattutto nel caso delle droghe, vanno ad arricchire nella maggior parte dei casi il già enorme potere mafioso. Molto meglio mantenere la propria mente ben sveglia e utilizzare le proprie energie in modo positivo che dissiparle stupidamente. Inoltre molti testi delle canzoni dei gruppi erano basati sull’importanza dell’amicizia
e sui sentimenti di appartenenza.
Questo movimento giovanile diede una ventata di freschezza, di forza e speranza nelle culture giovanili in un periodo (ma anche tuttora) dove sembrava che l’unico obiettivo fosse quello di “sballarsi” il più possibile, fino alle estreme conseguenze. Il tutto era veicolato non certo con messaggi bigotti o di repressione, bensì attraverso una critica radicale di un sistema di potere che non dava e non dà molte speranze ai giovani, le cui risposte però non potevano essere l’autodistruzione che è proprio l’obiettivo di chi vuole le masse e i giovani il più possibile storditi e allineati.
Non va dimenticato che fu proprio la CIA in passato a riempire i ghetti di droga negli Usa e non solo, proprio per falcidiare le giovani generazioni. La droga è sempre stata il migliore mezzo per eliminare qualsiasi velleità di cambiamento, combattuta come facciata ma alleata preziosa per togliere di mezzo potenziali contestatori.
Partendo da questi presupposti, a questi argomenti si aggiunsero anche percorsi spirituali di alcuni gruppi e in molti altri gruppi anche il vegetarianesimo e il veganesimo, quindi contro la sofferenza animale.
Una parte della storia di questo poco conosciuto alle masse ma importante movimento che si diffuse anche in Italia, è riportata nell’eccezionale libro Disconnection per Tsunami edizioni, pieno di testimonianze di chi visse in prima persona quel movimento e quel periodo denso di fatti e per nulla virtuale.

«Una fase storica in cui la musica è stato il mezzo per esprimere uno dei più interessanti e costruttivi messaggi di culture giovanili che, per quanto emarginate perché poco aderenti ai vari conformismi, hanno avuto un grande peso per molte persone non come moda del momento o invaghimento adolescenziale ma come attitudine di vita - si legge nel libro - Quello che ha colpito e colpisce ancora i ragazzi non è solo l’amore per il suono ma anche, e persino di più, l’energia e il desiderio di fuga da una serie di valori che sembravano fuori luogo, oltre che l’idea di creare qualcosa di proprio. La vera forza che spinge molti verso questa musica è la ricerca di qualcosa di nuovo e diverso. Ciò che poi succede è che dietro a questa scoperta si dischiude un vero e proprio mondo».

Ecco alcune delle tantissime testimonianze riportate nel libro corredato anche di molte foto di gruppi e concerti storici tenuti in quel periodo.

Damiano Costantini
In un certo qual modo, in quel piccolo mondo di matti molti di noi hanno trovato un àncora di salvezza. L’alternativa poteva essere spacciare o drogarsi al bar sotto casa, la discoteca o il piattume della conformità

Gianpiero Capra
Tutti quanti condividevamo l’attitudine, la voglia di essere dei soggetti, non oggetti di marketing o di campagna elettorale. Persone autonomamente pensanti e difficilmente indirizzabili da personaggi a caccia di menti deboli.

Federico Oddone
Non c’era il vezzo di apparire per un like in più o in meno sui social, c’era solo la volontà di fare. E fidatevi che c’era: le cose accadevano, il passaparola era incredibilmente efficace e ci si ritrovava a centinaia di chilometri, senza navigatori GPS, solo col doppino del telefono e due appunti.

Caterina Marangon
A me questa cosa del cercare di farsi da soli le cose che volevamo avere ha sempre aperto un mondo e un nuovo modo di pensare...subire meno passivamente...mettersi in gioco in prima persona... Per cui credo che il comune denominatore fosse (e per me lo è ancora) il rispetto degli altri, siano essi umani, animali, vegetali o minerali, e pure la lealtà, che significa trasparenza, fedeltà insomma, non prendersi in giro, che è pur sempre una forma di rispetto, così come supportare le piccole realtà produttive, siano esse musicali, culturali, agricole ecc....perchè un altro mondo è possibile.

Andrea Bassi
Ai miei occhi non c’era molta differenza fra chi si stordiva in una discoteca o in un bar del quartiere: era esattamente quello che la società si aspettava. Quindi l’essere Straight Edge aveva un presupposto politico di fondo, per avere quella lucidità sugli obiettivi ma su cui basare anche i rapporti personali. Di certo c’era anche la voglia di essere anticonformista in una società che non capiva come ci si potesse divertire senza passare le serate a stordirsi.

Alessandro Zanotti
Mi è capitato più volte di coinvolgere persone totalmente estranee a quel mondo sia dal punto di vista musicale che per lo stile di vita. Ognuna di queste persone, venuta con me a un concerto o anche solo a una cena di autofinanziamento, è rimasta profondamente segnata e colpita da quella esperienza e tuttora la ricorda in modo estremamente vivido ed edificante. Chi ha percepito quell’energia non può fare finta di nulla.

Giuliano Calza
Un certo spirito legato all’idea di do it yourself, di fare le cose da soli senza aspettare necessariamente che succedano perché le fanno gli altri...

Giulio Repetto
Resta molto: oltre ai rapporti umani che ne sono derivati, c’è la consapevolezza di avere vissuto un periodo storico irripetibile. Ma la cosa più importante che il Punk e l’Hard Core mi abbiano insegnato è la possibilità di realizzare delle cose anche senza averne potenzialmente i mezzi. Viaggiare per il mondo, organizzare tour, concerti, festival, aprire un negozio (di dischi nda),
una distro, il tutto sempre con pochissimi mezzi a disposizione poteva sembrare incredibile agli occhi di chi era fuori dalla scena
(Punk/Hard Core nda), invece era possibile, anzi: è possibile.

E infine il testo della canzone Straight edge del gruppo Minor Threat:
Sono una persona come te
Ma ho cose migliori da fare
Che sedermi in cerchio e fottermi la testa
Andare in giro con i morti viventi
Tirare merda bianca con il naso
Collassare ai concerti
Non ho mai pensato all’anfetamina
E’ qualcosa di cui non ho bisogno
Ho preso la linea diritta
Sono una persona come te
Ma ho cose migliori da fare che sedermi e fumare droghe
Perchè so che posso riuscirci
Rido al pensiero di mangiare pillole
Rido al pensiero di sniffare colla
Voglio essere sempre pronto
Non voglio avere bisogno di usare una stampella
Ho preso la linea diritta

 

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