Elettrosmog, tribunale francese sancisce l'invalidità civile

Storica sentenza a Tolosa: il giudice ha riconosciuto una pensione di invalidità per "ipersensibilità elettromagnetica" ad una donna di 39 anni, che percepirà, per i prossimi tre anni, 800 euro al mese. Degli effetti dei campi elettromagnetici sull'uomo ne abbiamo parlato con la Dottoressa Fiorella Belpoggi, Direttore del Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni" dell’Istituto Ramazzini di Bologna.

Elettrosmog, tribunale francese sancisce l'invalidità civile

Il Tribunale di Tolosa ha riconosciuto una pensione di invalidità per "ipersensibilità elettromagnetica" ad una donna di 39 anni. E' il primo caso giuridico in materia e rappresenterà indubbiamente un precedente da qui in avanti. Marine Richard, questo il nome della donna, si è vista riconoscere dal giudice un deficit funzionale dell'85% e un indennizzo di 800 euro al mese per tre anni, eventualmente rinnovabile. Lei, ex documentarista e drammaturga, ha dovuto abbandonare la società per rifugiarsi in una casa sui Pirenei, vivendo così isolata, lontano dal wi-fi e da tutti i campi elettromagnetici, causa primaria dei suoi continui mal di testa, formicolii, insonnia.
La nuova casa rappresenta una vera e propria "zona bianca", un luogo vergine o quasi, esposto a limitati livelli elettromagnetici. Ricordiamo che numerose pubblicazioni scientifiche recenti hanno dimostrato che i campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) influiscono sugli organismi viventi a livelli ben inferiori a molte linee guida sia nazionali che internazionali. Gli EMF includono le apparecchiature che emettono radiazione a radiofrequenza (RFR), quali i cellulari, i telefoni cordless e le loro stazioni base, il wi-fi, le antenne di trasmissione, gli smart-meter e i monitor per neonati, oltre alle apparecchiature elettriche e alle infrastrutture utilizzate nel trasporto e consegna di elettricità che generano un campo elettromagnetico a frequenza estremamente bassa (ELF EMF).
Il caso Richard ci riporta all'Appello di 190 scienziati all'ONU, in cui si chiedeva, tra le altre cose, la creazione di zone bianche nella nostra società. Tra i firmatari c'è anche la Dottoressa Fiorella Belpoggi, Direttore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna, con cui abbiamo approfondito l'argomento.

Dottoressa Belpoggi, quali sono gli effetti dell'esposizione ai campi elettromagnetici non ionizzanti (EMF) sull'uomo?
«Gli effetti sono tanti e sono stati pubblicati oltre 21.000 articoli sull’argomento. Noi al Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini ci siamo occupati degli effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici a diverse frequenze, da soli o in associazione con altri cancerogeni quali radiazioni ionizzanti e formaldeide. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato I campi magnetici a bassa frequenza e a radiofrequenza come possibile cancerogeno umano (Gruppo 2B), di cui fanno parte 288 agenti».

E sugli animali? In particolare gli esperimenti fatti sui ratti dimostrano risultati inquietanti.
«Sono stati fatti molti studi, ma molti sono risultati limitati nel design sperimentale e nella loro predittività per l’uomo. L’Istituto Ramazzini ha deciso di effettuare un mega-esperimento sui campi elettromagnetici che fosse dirimente, sia per i cittadini che per le agenzie regolatorie, circa la cancerogenicità dei campi magnetici a bassa frequenza (50 Hz) e delle radiofrequenze (1,8 GHz), da sole o in associazione ad altri cancerogeni chimici o fisici. I primi dati che abbiamo pubblicato mostrano un aumento statisticamente significativo di tumori mammari dovuto all’associazione tra campi elettromagnetici e radiazioni a bassissime dosi (10 rad).

Nonostante la pubblicazione di molti dossier che dimostrano effetti negativi, dati alla mano, la comunità scientifica è ancora molto divisa. Perché secondo lei? Dobbiamo pensare che molti scienziati sono sul libro paga di governi e industrie?
«E’ fisiologico che interessi economici, l’inerzia del mondo accademico e i tanti passaggi burocratici ostacolino il fluire delle conoscenze scientifiche, anche quando ne va della salute pubblica. I nostri risultati su benzene, formaldeide e stirene, ad esempio sono stati recepiti dopo oltre 20 anni dalla pubblicazione dei dati. Tutti ostacoli che sono sempre esistiti, che vanno combattuti giornalmente, ma che non ci hanno mai fermato».
Come quando, nel 2011, la dottoressa, in qualità di esperta di Mtbe, un additivo cancerogeno della benzina verde, mise a tacere gli avvocati della Exxon Mobil Corporation, in seguito condannata a risarcire 160 famiglie di Jacksonville (Maryland, USA) con la cifra di 1,5 miliardi di dollari per aver inquinato dolosamente le falde acquifere di un quartiere residenziale attraverso una falla nella cisterna di un distributore di benzina.

In passato abbiamo parlato del libro di Martin Blank, "Overpowered: What science tells us about the dangers of cell phones and other wifi-age devices", in cui l'autore analizza ed espone gli studi che correlano i cellulari e le alterazioni biologiche negli esseri viventi. E' una tesi plausibile?
«Martin Blank, come Lennart Hardell, David Gee e tanti altri membri del Collegium Ramazzini (un'accademia indipendente con 180 membri da tutti il mondo) sono stati tra i primi ad evidenziare i rischi correlati ai campi magnetici. A partire dal Prof. Cesare Maltoni, che già 20 anni fa ne cominciò a denunciare i rischi».

Nell'appello all'Onu, in cui lei è anche firmataria, 190 scienziati chiedono l'abbassamento dei limiti quantitativi all'esposizione. In Italia, per esempio, la regolamentazione è stabilita dal Decreto Ministeriale n.381 del 10 settembre 1998, e dalla Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, datata 22 febbraio 2001. Ma, nella maggior parte dei casi, sono leggi disattese e mancano i controlli. Perchè? Politica assente?
«La lassità dei controlli nel nostro Paese non è certo un problema ascrivibile al solo ambito ambientale, ma parlando solo dei cattivi esempi si finisce per dimenticare e non valorizzare adeguatamente chi il proprio lavoro lo fa e bene. E nel nostro paese sono tanti».

Un punto su cui gli scienziati fanno leva è l'impegno da parte dei cittadini, sia come controllori sia come soggetti comportamentali. Cosa ne pensa? E' l'unico modo che hanno per difendersi?
«La solidarietà tra uomini e donne consapevoli, siano essi cittadini, scienziati o politici, è la miglior difesa».

Lista agenti patogeni IARC

Risultato studio sui ratti


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