Energia elettrica verde o 'greenwashing'? Districarsi tra le offerte

Le offerte degli operatori energetici e le tendenze del mercato a cavalcare l'onda del 'green' (troppo spesso 'greenwashing') evidenziano un’attenzione sempre maggiore nei confronti della sostenibilità ambientale. Rimangono però irrisolti nodi strutturali del nostro sistema di produzione e approvvigionamento dell’energia.

Energia elettrica verde o 'greenwashing'? Districarsi tra le offerte
La questione energetica non è solo un grande tema dell’agenda globale, ma è anche un problema, soprattutto economico, che moltissime famiglie si trovano ad affrontare mese dopo mese. È possibile ricorrere a fonti pulite e rinnovabili senza spendere cifre eccessive o addirittura risparmiando qualche euro? Le sensibilità nei confronti di tematiche quali sostenibilità, riduzione dell’inquinamento e risparmio energetico è cresciuta molto negli ultimi tempi. Lo dimostra, per esempio, il fatto che negli ultimi sei mesi il numero di utenti che in Italia adotta tariffe energetiche 'verdi' è aumentato del 50%, passando dall’8% al 12%, secondo i dati dell’osservatorio SuperMoney. Questa tendenza è confermata anche da diversi studi, come quello dell’Enea, che ricorda come il Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica proposto dall’Italia in sede europea abbia registrato un risparmio energetico annuale pari al 4% nel 2010 e preveda di migliorare questo dato giungendo al 9,6% nel 2016. Sempre secondo Enea, il fabbisogno energetico medio di una famiglia italiana si può scorporare in quattro voci: la più consistente è quella relativa al riscaldamento (54%), seguono i trasporti (31%), la produzione di acqua calda (7%) e l’utilizzo di apparecchiature elettroniche domestiche (3-8%). A questo proposito, è interessante osservare che tutti i maggiori fornitori di servizi energetici presentano fra le proprie proposte offerte studiate per chi vuole ricorrere a energia pulita. Una delle compagnie che puntano di più sulle "offerte verdi" sembra essere Sorgenia (che intanto sul territorio nazionale si distingue per politiche energetiche tutt'altro che verdi, basti pensare alle sue centrali a turbogas, ndr), attraverso la sua Opzione Energia Pulita. La società del gruppo CIR presenta un’offerta certificata dall’ente Det Norske Veritas e vanta una potenza installata di 3.100 MW di impianti a ciclo combinato gestiti da Sorgenia Green. Energia Pura Casa è invece l’offerta di Enel, certificata CO-FER. Questa proposta però è caratterizzata da un notevole rincaro del costo per kWh fissato dall’Authority, per il quale la compagnia si giustifica tirando in ballo la produzione da fonti rinnovabili e l’acquisto dei RECS, certificati di produzione di energia rinnovabile che i trader possono acquistare per testimoniare il loro impegno nei confronti dell’ambiente, che però hanno la funzione di finanziare la produzione da fonti pulite in maniera indiretta. Sono numerosi gli operatori energetici italiani che se ne servono. Fra esse figura anche A2A, nota anche per essere l’ente che gestisce il termovalorizzatore di Brescia, uno dei più grandi d’Europa. Una delle più convenienti è l’offerta Tutto Compreso Green, sempre di Enel, anch’essa attestata DNV e basata sull’acquisto di certificati VER e CER. Anche E.ON punta molto sulle rinnovabili, offrendo kit di pannelli solari a prezzi vantaggiosi per i propri clienti e due piani tariffari, Bio e Luceverde Più, con energia prodotta esclusivamente da "fonti pulite". Con 1.800 MW di capacità produttiva da fonti rinnovabili, offerte rivolte a cittadini e piccole e grandi aziende, diverse partnership e una martellante politica di divulgazione sul tema, anche Edison si fa notare nel mercato delle rinnovabili. Possiamo considerare questa "svolta verde" una buona notizia? Certamente la sensibilità nei confronti dell’impatto ambientale, sia da parte degli utenti che da parte dei gestori, sta aumentando. Anche le infrastrutture energetiche sostenibili e le loro produzioni sono in netta crescita, come conferma un rapporto del GSE sull’evoluzione negli ultimi dieci anni della percentuale di energia derivante da fonti pulite, cresciuta dal 18,4% del 2000 al 27,4% del 2011. Tuttavia, dal punto di vista del consumatore, è bene mantenere sempre un approccio critico e attento. Nonostante la politica dei gestori italiani, consolidatasi in seguito alla liberalizzazione del settore energetico della metà degli anni novanta, persistono diverse problematiche per chi volesse far funzionare la propria casa con sistemi di approvvigionamento realmente puliti e sostenibili. Per esempio, è ben poco sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale, la condotta di Enel Green Power in Sud America (ma non solo, si pensi anche all'esperienza della geotermia sull'Amiata, ndr), dove le centrali idroelettriche della compagnia italiana stanno devastando vaste porzioni di territorio. Inoltre, la rete di un sistema energetico fortemente centralizzato è soggetto a considerevoli perdite di energia secondaria (quella trasformata dagli impianti) e di energia finale (quella consegnata nei luoghi dove verrà poi impiegata). Si calcola che la percentuale di energia elettrica persa durante il trasporto possa arrivare fino al 30% di quella prodotta. Che fare quindi? Anzitutto, è bene ricordare ancora una volta che l’energia più pulita è quella che non viene utilizzata. Ancora prima di pensare a produrre da fonti energetiche rinnovabili e a basso impatto, dobbiamo sforzarci di ridurre i nostri consumi. Dal punto di vista infrastrutturale invece, è opportuno andare nella direzione di una localizzazione della produzione energetica. Piccoli impianti eolici, solari, geotermici, di cogenerazione situati il più vicino possibile al luogo di utilizzo finale dell’energia. Questo non solo per rendere la produzione e la distribuzione più efficiente, ma anche per bilanciare meglio il mercato, oggi prigioniero delle fluttuazioni finanziarie e degli accordi politici, con l’obiettivo di riacquistare la nostra sovranità energetica. LEGGI ANCHE
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Commenti

Diffidate di Sorgenia, sono falsi, sono quelli che vogliono raddoppiare la centrale a CARBONE di Vado Ligure in società con i francesi. Vedete di chi è Tirreno Power!!!! Tutto ciò nonostante che la Liguria con ben tre entrali a carbone esporti il 54% dell'energia elettrica che produce!! E se il raddoppio servisse per esempio, ai francesi per avere energia a basso costo (da Vado Ligure siamo interconnessi con una linea da 220.000 volt con la Francia)quale quella bruciando carbone e lasciando a noi l'inquinamento? Quale guadagno per il sig. De Benedetti, residente in Svizzera!!!
Giorgio Mallarino, 24-02-2013 12:24

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