L'idroelettrico italiano: una potenza rinnovabile che fa gola a molti

Il parco impianti idroelettrici rappresenta il rinnovabile storico italiano e la principale potenza energetica nel campo delle rinnovabili. Ma gli investimenti in questo settore possono mirare solo a progetti di piccola taglia, a causa del forte impatto ambientale degli impianti e delle difficoltà tecniche di manutenzione. A contendersi le concessioni, oltre ad Enel, che detiene i due terzi delle centrali, diverse multinazionali e le province del Nord Italia.

L'idroelettrico italiano: una potenza rinnovabile che fa gola a molti
Quando si parla di energie rinnovabili, si pensa spesso al solare ed all'eolico, meno noto è il prezioso apporto del settore idroelettrico, che da solo reca il contributo maggiore alla forza naturale oggi installata in Italia. Infatti il parco impianti idroelettrici rappresenta il rinnovabile storico italiano. La maggior parte dei grandi impianti sono stati installati nel Nord Italia e la loro costruzione risale all'inizio del secolo scorso; ancora nel 2008 rappresentano il 74% della potenza rinnovabile totale. Lo aveva reso noto già nel 2009 il GSE, il Gestore dei Servizi Pubblici, che promuove l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in conformità agli indirizzi strategici definiti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il Rapporto GSE 2009 attesta “la quasi costanza della produzione idroelettrica e geotermica a fronte di una forte crescita della produzione di impianti eolici e di quelli alimentati con biomasse e rifiuti”. Eppure da molti anni non sono stati più realizzati grandi impianti idroelettrici, considerato il loro alto impatto ambientale e la scarsità di siti idonei. Tra il 1997 e il 2008 la potenza è cresciuta secondo un tasso medio annuo pari allo 0,8%, dovuto principalmente alla realizzazione e alla riattivazione di piccoli e medi impianti che sfruttano acqua fluente. La taglia media dei 56 impianti entrati in esercizio nel 2008 è al di sotto dei 3 MW, a dimostrazione della difficoltà materiale di realizzare progetti di grande taglia. Ma le proposte di innovazione non mancano: secondo le stime di Gerardo Montanino, direttore della sezione operativa del GSE, dai 16.458 MW d'idroelettrico odierni (che comprende solo la quota incentivata), fra nove anni si salirà a 17.800 MW. La capacità idroelettrica italiana economicamente sfruttabile sarebbe di 53mila MW (su un totale di 292mila MW installati, comprese le centrali spente e quelle ormai abbandonate od obsolete). In proposito Roberto Deambrogio, capo per l'Italia e l'Europa di Enel Green Power ricorda che: “Tutte le vallate sono sfruttate, e non è più possibile allagare fette d'Italia: ovunque ci sono abitazioni, strade, monumenti”. Insomma, l'idroelettrico rappresenta un investimento attraente, ma di difficile realizzazione. Il problema più grave è rappresentato dall'interrimento: si tratta della sedimentazione, sul fondo della diga o del bacino artificiale, dei detriti che ogni corso d’acqua trascina spontaneamente dal monte alla valle. Spesso l’interrimento è dovuto alle attività antropiche che incrementano l'erosione del suolo con il conseguente accumulo di sedimenti nel bacino idrico, come avviene in presenza di disboscamenti, di processi di intensificazione dell'agricoltura e di espansione dell'urbanizzazione. I sedimenti, dopo anni di accumulo, possono creare diversi problemi agli impianti, tra cui il blocco degli scarichi e delle opere di derivazione, la riduzione del volume di invaso e l’aumento delle sollecitazioni sulla diga. A giudizio di altri osservatori il futuro dell'idroelettrico dovrebbe, perciò, dipendere dalla conservazione delle grandi dighe esistenti e dal recupero di impianti di mini e micro idraulica realizzabili anche da privati cittadini, comunità ed enti locali, nell'ottica di una produzione decentrata di energia elettrica. Al momento Enel rappresenta la società più grande del settore, con circa due terzi delle centrali italiane idroelettriche e con la legge 122/2010 il Governo ha esteso di alcuni anni i diritti di sfruttamento per gli operatori tradizionali. Ma l'Enel non è la sola attrice: in lizza figurano multinazionali del calibro di Edison, A2A, Acea, Hera e Tirreno Power. Sembra che il commissario europeo al Mercato interno, Michel Barnier, stia sottoponendo ad osservazione la situazione italiana delle concessioni idroelettriche e si paventa l'apertura di una procedura d'infrazione alle leggi della concorrenza a seguito della normativa del 2010. Intanto le province del Nord Italia sono particolarmente attive per ottenere l'affidamento delle nuove concessioni, come già avviene in Lombardia, nella provincia di Sondrio, dove sventola la bandiera del 'federalismo idroelettrico'. Ma la normativa delle concessioni è piuttosto complessa e bisognerebbe prestare maggiore attenzione al funzionamento della regolamentazione e alle procedure in corso.

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