Vent’anni dopo, l'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Ricorre oggi il ventesimo anniversario della strage di Via D'Amelio, a Palermo, in cui vennero uccisi Paolo Borsellino e cinque agenti che lo scortavano, proprio a poche settimane di distanza dalla strage di Capaci, nella quale morirono Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini della scorta. "Il cambiamento può nutrirsi anche degli insegnamenti dei due magistrati e di tutte le altre vittime della mafia: impariamo ad essere cittadini consapevoli, responsabili e liberi".

Vent’anni dopo, l'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Hanno amato il proprio paese. Hanno amato la vita sino a sacrificarla. Giovanni e Paolo sono due italiani entrati nella storia della nazione come pochi altri in precedenza. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nella storia, ma esistono ancora nel presente e continueranno ancora a lungo a fare parte del futuro del paese. Perché vivono, e vivono perché sono gli ultimi uomini credibili che il popolo italiano abbia conosciuto dal dopoguerra. La forza e la caratura di tali personaggi con la robustezza carismatica dei loro sorrisi trasparenti li rendono presenti nelle nostre vite. Non è retorica, inutile e stupido farne dopo tanti anni dalla loro scomparsa; la retorica, piuttosto, lasciamola a chi nelle istituzioni da vent’anni ha 'slalomato' in imbarazzanti celebrazioni senza mai averli amati ed anzi avendoli abbandonati, isolati e delegittimati in vita. Giovanni e Paolo continuano a riscaldare il cuore, a trasmettere l’emozione della speranza ed il coraggio di credere che si possa fuoriuscire dalle sabbie mobili del malaffare e della schiavitù a quelli che li hanno amati e li amano, quelli che sono cresciuti con il loro esempio e seguendo il loro modello di vita; coloro per i quali si erano impegnati nel disegnare un paese democratico, libero e giusto e per i quali infine hanno dato la vita. Del loro lavoro, delle loro vittorie, del loro pensare, della loro caparbietà, del loro senso del dovere, delle loro intelligenze investigative, del loro coraggio si è scritto tanto. Oggi mi chiedo invece come i due magistrati vedrebbero l’Italia dopo gli anni delle stragi, a vent’anni dal loro estremo sacrifico. I due timonieri della legalità, della giustizia e dell’onestà si troverebbero di fronte ad un paese che nel tempo si è scisso in due. Da un lato lo Stato manipolato e manovrato a piacimento dalla classe politica e dall’altro, in posizione paradossalmente parallela, la cittadinanza, quasi come se Stato e cittadini non rientrassero più a far parte dello stesso tutt’uno. Per un verso, probabilmente, Falcone e Borsellino sarebbero fieri di chi, spinto dallo stesso spirito e armato da simili capacità investigative, ha continuato e continua a colpire le organizzazioni criminali, la mafia militare, con importanti catture o confiscando i patrimoni mafiosi (oltre 10.000 i beni confiscati); per un altro, osserverebbero con sgomento e terrore come le istituzioni e gli uomini dello Stato, sempre meno servitori del paese, abbiano chiaramente virato dal lato opposto a quello da loro indicato. Il ventennio dopo lo stragismo ha visto crescere in maniera esponenziale la corruzione, ha 'legalizzato' e marcato il sentiero dell’illegalità, dell’impunità, del malcostume e del malaffare nella vita politica ed economica del paese. E che dire del fronte giustizia? Che direbbero Giovanni e Paolo di fronte a persone condannate in primo e secondo grado che stanno sedute in Parlamento? E che direbbero sulle verità non ancora scoperchiate relative ai mandanti delle loro uccisioni? Che stato d’animo avrebbero nel sapere che, nonostante il loro sacrificio, ci sono colleghi che da decenni sono sotto scorta e ricevono continue intimidazioni perché indagano sulla trattativa Stato-mafia e per il fatto che con le loro indagini provano a interferire con il 'gioco grande' del potere? E che penserebbero dei 172 consigli regionali sciolti per infiltrazioni mafiose? Tutto cambia, nulla cambia? Forse in questo mondo imperfetto, Giovanni e Paolo sarebbero orgogliosi per la crescita e la maturazione seppure lenta della società civile. I loro valori e i loro ideali negli anni si sono diffusi tra la popolazione. Dal silenzio complice di un tempo si è alimentato il risveglio civile, non solo in Sicilia ma sull’intero territorio nazionale. È un enorme passo avanti. Il Paese, quello della gente comune, si è dimostrato ricettivo più delle istituzioni nel coltivare e fare sbocciare una nuova coscienza civile e una differente coesione sociale. Cresce la consapevolezza e la condivisione dei principi di cui Giovanni e Paolo si sono fatti portatori, ancor più dopo la scomparsa. Esiste una reale frattura tra cittadini ed istituzioni e per rinsaldarla, esclusivamente nel nome del bene comune, non si può più essere attendisti e aspettare l’azione dall’alto né tantomeno si può continuare a delegare. Spetta alla gente, dal basso, fare fiorire nuove forme di culture e civiltà che traccino la strada verso il miglioramento sociale per il quale tanta gente, troppa, è morta. Il cambiamento può nutrirsi anche degli insegnamenti di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia: impariamo ad essere cittadini consapevoli, responsabili e liberi. È l’individuo, il cittadino, che determina e costituisce la vivibilità democratica di una nazione. Questa è l’eredità lasciataci. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono uomini che non muoiono. Uomini indiscutibili, forze e simboli di un intero paese. Corre il dovere in capo ad ognuno di noi di trasmettere i loro ideali, il loro vissuto e di farli conoscere alle nuove generazioni affinché si crei una staffetta comportamentale con i più giovani, un passaggio di consegne di quei valori da radicare nelle forze fresche del paese, in grado di generare una nuova cultura. Leggi anche: 'Sorrisi, letture e musica' in ricordo di Falcone e Borsellino

Commenti

vent'anni fa ero giovane e forse troppo occupata a cercare di capire dove fossi girata io, nella mia vita, per accorgermi di Persone come i Magistrati Falcone e Borsellino.Negli ultimi giorni ho seguito diverse manifestazioni di commemorazione, compresi i film e i documentari, affinchè potessi almeno riprendere, da adulta, quanto mi è sfuggito dall'attenzione a quel tempo.Glielo devo come minimo,almeno per coscienza civica. Del vostro articolo commento le foto: per riuscire a vivere nella tensione del loro specifico e preziosissimo lavoro e continuare a mantenere quella luce negli occhi e quei sorrisi aperti, bisognava avere davvero Anime grandi ed essere Persone umanamente forti, Alte, Vere. Grazie che ci siete stati, anzi, che ci siete. Che la Magistratura possa continuare secondo la Vostra strada aperta, e non sia continuamente e gratuitamente attaccata dal "politichicchio" di turno, per delegittimare sempre e continuamente i tentativi di chi lavora per sconfiggere la mafia...Che già è entrata nelle istituzioni fin troppo silenziosa ma non meno attiva
Eliana Gambaretti, 24-05-2012 01:24
Venti anni fa i nostri tre figlioli furono in grado di capire tutto il nostro dolore e lo sgomento per quanto stava avvenendo contro la loro educazione morale e civile. Da allora però la loro e la nostra lotta è stata messa a dura prova nel travagliato svolgersi della vita politica del Paese che qualche anno dopo veniva guidato da gente che non si vergognava di dire che "con la mafia bisogna convivere" e che a tutt'oggi trova nella classe dirigente quella stessa gente e altra che nel frattempo le si è aggregata e che, pur inquisita e denunciata, fida nella prescrizione o ci impone di aspettare la sentenza definitiva senza spogliarsi del potere su di noi. Cara Eliana, cari fratelli e figli d'Italia, d'Europa e del mondo, la nostra lotta contro l'ingiustizia e la sopraffazione si sostanzi ogni giorno dell' intransigenza più assoluta verso quella gente ovunque si annidi e sotto qualsiasi maschera si nasconda. Senza paura. Perchè solo così onoreremo quei nostri eroi e martiri, solo così non lasceremo soli quelli che, come loro, si battono per la giustizia e che l'ingiustizia, la sopraffazione e la corruzione cercano sempre di isolare. hda gente vevamo già i nostri figlioli
Franco, 25-05-2012 01:25
2 GRANDI UOMINI.....2 morti assurde...quanto puo' durare questo mondo ha queste condizioni......oggi fare i magistrati non e' semplice...guardate io sono di Brindisi....negli ultimi vent' anni in politica abbiam visto di tutto....120 miliardi sono spariti nessuno sa nulla e la polizia non condanna...niente nomi e cognomi....tantissimi gli scandali in palazzo di citta' ad incominciare dal progetto rigassificatore...una bomba ad orologio...dove sotto c'erano le mani della sacra-corona-unita'....fuori in citta' uno ruba 2 panini e si finisce per morire in una pozza di sangue...mentre i politici che rubano i miliardi non vengono condannati...2 grandi eroi ,soli ,abbandonati da tutti...in ultimo l'attentato di Brindisi....tantissime lacrime...tantissime...mai piu' fino ha quando io vivro'.
cielo blu, 06-10-2012 08:06
Due figure ciclopiche quelle di Giovanni e Paolo ,che per amore di giustizia ,per riscattare la terra di sicilia, pur consapevoli di essere condannate a morte sicura dalla mafia, hanno continuato imperterriti e intrepidi a lottare la malavita fino al sacrificio estremo.Onore alla loro memoria per il patrimonio di fede nella legalità per il retaggio di valori umani e morali lasciato all'Italia tutta , ma in particolare alla amata Sicilia terra meravigliosa ma caratterizzata da profondi contrasti e contraddizioni stridenti.Con il loro sacrificio la Sicilia si è tolta di dosso la cappa di piombo dell'omertà, la reticenza a parlare di violenza, di mafia.Se oggi la gente ,in particolare, a Palermo non ha paura a fare il movimento dei lenzuoli a spifferare ai quattro venti e a condannare senza appello i crimini e le violenze mafiose.Se oggi assistiamo all'azione del movimento di addio pizzo che lotta contro il racket mafioso evidentemente trattasi di un risveglio civile che solo l'azione forte e incisiva di Paolo e Giovanni,poteva determinare. Grazie alla loro colossale lezione di civismo i siciliani hanno compiuto il salto di qualità che consente loro di stare decorosamente al livello di altri popoli civilmente avanzati nella lotta per i diritti di libertà riscatto sociale e umano Ecco ciò che rimane a vent 'anni dalla morte di Falcone e Borsellno. La primavera siciliana della speranza in un futuro migliore senza mafie e senza paure.Onore alla memoria di Falcone Giovanni e di Paolo Borsellino
turiddu, 28-12-2012 04:28
Mi dispiace solo che vadano ad ingrossare la lista fatta dai cinici, quella degli eroi morti che proverebbero che è meglio tacere. Triste che abbiano pagato la loro generosità
Marco, 29-12-2012 11:29

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