Esselunga contro Coop, la guerra del consumo

Da mesi sta andando avanti una battaglia legale e mediatica fra i grandi marchi GDO Coop ed Esselunga. La questione, tuttavia, non è sperare che vinca l’uno o l’altro, poiché entrambi sono parte integrante di un modello di sviluppo e di consumo insostenibile.

Esselunga contro Coop, la guerra del consumo
Il 16 settembre è andato in scena l’ultimo – per ora – atto della teatrale guerra fra i due grandi colossi italiani della grande distribuzione organizzata, Coop ed Esselunga. L’oggetto del contendere è la pubblicazione da parte di Marsilio di Falce e carrello, scritto da Bernardo Caprotti, l’imprenditore milanese che nel 1957 fondò la Supermarkets Italiani, divenuta poi nel 1961 Esselunga. Nel libro, uscito nel 2007, Caprotti descrive la nascita della GDO nel nostro paese, partendo da una biografia della sua famiglia e giungendo alla parte principale della trattazione, quella in cui attacca la Lega delle Cooperative accusandola di aver costruito il proprio successo su agevolazioni fiscali, illegalità, connivenze e appoggi illeciti da parte del mondo politico. Com’era prevedibile, il libro ha suscitato parecchio scalpore al momento dell’uscita e subito la battaglia si è spostata sul piano legale: Coop ha querelato per diffamazione il patron di Esselunga; alla citazione sono seguite, nell’aprile dello scorso anno, una condanna per concorrenza sleale, punita col pagamento di 50.000 euro di risarcimento, e un’assoluzione per l’accusa di diffamazione. Il 16 settembre scorso la sentenza viene riscritta: Esselunga è condannata dal Tribunale di Milano per concorrenza sleale e indotta al pagamento di 300.000 euro e al ritiro di Falce e carrello dal mercato, con il divieto di reiterarne la diffusione dei contenuti. La sentenza è di primo grado e quindi è prevedibile che sino al giudizio della Cassazione – e molto probabilmente anche dopo di esso – la battaglia resterà aperta. La strategia di Caprotti sembra essere improntata sullo screditamento dei marchi della Lega e sulla denuncia del regime fiscale e politico favorevole di cui essi possono godere. Come suggerisce però Coop in un comunicato stampa emanato a seguito dell’ultima sentenza, "la Corte di Giustizia dell’Unione Europea riconosce la distintività delle imprese cooperative in merito alle esenzioni fiscali, che non devono essere più considerate aiuti di stato". L’interpretazione che viene da attribuire a questa presa di posizione suona quindi più o meno così: “È vero, godiamo di un trattamento fiscale privilegiato, ma questo solo perché non siamo un’attività commerciale come tutte le altre”. Va sottolineato come sin dalle origini del primo marchio GDO in Italia, la condotta di Caprotti sia stata un po’ al di fuori delle righe. L’accordo per aprire i primi supermercati nel nostro paese è stato infatti “carpito” alla famiglia Brustio, proprietaria de La Rinascente, che per prima era entrata in contatto con Nelson Rockfeller, interessato a colonizzare il mercato italiano ed europeo. Le stucchevole rivalità Coop-Esselunga va tuttavia letta e interpretata, dando un’occhiata anche alle reazioni che questa battaglia mediatica e legale ha suscitato. Da una parte ci sono i molti che stanno seguendo lo scontro effettivamente interessati al suo esito, per capire anche il reale peso politico su cui possono contare i marchi Coop, soprattutto in determinati contesti – uno su tutti, quello emiliano-romagnolo. Da un’altra parte vi sono i “consumatori”, molti dei quali si dichiarano stanchi di questa inutile disputa e desiderosi di poter tornare a confrontare i due colossi della GDO sulla base di prezzi e offerte e non di carte bollate. Da una terza parte ci schieriamo noi. La nostra posizione è in realtà molto banale ed è quella di chi non crede a un modello di consumo fondato sui grandi supermercati e sui centri commerciali. Entrando nel merito, fra l’altro, non è difficile dimostrare come né Coop né Esselunga – né Wal Mart, Carrefour, Leclerc e tanti altri brand della grande distribuzione – siano esenti da colpe per quanto riguarda la condotta politica e fiscale, le strategie di marketing e il rapporto con dipendenti e clienti. Alcuni interessanti spunti a questo proposito si possono trovare, per esempio, all’interno delle due pubblicazioni Schiavi del supermercato e Shock shopping, curate dal giornalista Saverio Pipitone e pubblicate da Arianna Editrice. Ma tutto questo è soltanto la punta di un grande iceberg costituito da un sistema di sviluppo insostenibile: il modello di consumo massificato ha un vitale bisogno di questo tipo di strutture, valvole di sfogo per i bisogni superflui e creati ad hoc nella mente del popolo dei consumatori. Prelevano ricchezza dal territorio, favoriscono l’accesso al consumo anche per i soggetti economicamente deboli spingendoli verso un insostenibile indebitamento, ridisegnano le polarità della stessa struttura urbana delle nostre città, barattano sporadiche iniziative eco-friendly con un sistema di sviluppo colossale e insostenibile. Per chi facciamo quindi il tifo nella partita Coop contro Esselunga? In realtà speriamo che perdano tutte e due, auspichiamo che venga sconfitto un modello sociale ed economico che ci sta lentamente ma inesorabilmente portando alla rovina, continuando a fornirci attraverso queste cattedrali del consumo merci di cui non abbiamo reale bisogno e che anzi sostituiscono i beni necessari piegandoci economicamente, facendoci indebitare e rendendoci del tutto inoffensivi.

Commenti

Personalmente preferivo fare la spesa nei piccoli negozi sotto casa e nel mercatino del mio rione. Le merci rano fresche e a km. zero, si guadagnava in salute e in denaro. Torno con nostalgia ai miei tempi passati quando la mia famiglia coltivava l'orticello dietro casa, ero molto piu' felice di oggi in questa era del cosidetto benessere.Itempi cambiano purtroppo e ogni medaglia ha il suo rovescio. Saluti
grimilde, 20-09-2011 12:20

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