L'altra ipotesi evolutiva, 'Evoluzione 2' di Paolo de Lalla Millul

Con il suo Evoluzione 2, frutto di oltre vent’anni di ricerca, Paolo de Lalla Millul dà un’importante lettura delle opere di Charles Darwin e, con l’aiuto dell’etologia postlorenziana, suggerisce che oltre all’evoluzione interspecifica che segue la Selezione naturale, ve ne sarebbe un’altra, intraspecifica, indotta dalla Selezione sessuale.

L'altra ipotesi evolutiva, 'Evoluzione 2' di Paolo de Lalla Millul
Nell’attuale società ipercomplessa e globalizzata, basata sul capitalismo individualista e concorrenziale, vengono messi in evidenza alcuni slogan darwinisti della prim’ora, in particolare quelli basati sul concetto competitivo della Selezione naturale quale miglioramento/evoluzione legati a una lotta per l’esistenza, in cui sopravvive il più forte e soccombe il più debole; in cui l’unico criterio selettivo per l’evoluzione è rappresentato dall’'essere il più adatto', all’esterno. De Lalla Millul [1] riconosce, però, nel modello competitivo un prezzo che Darwin è costretto a pagare anche – benché non soltanto – per dare un profilo scientifico-matematico alla sua dottrina evolutiva, tramite appunto la teoria economica del pauperismo malthusiano. Ossessionato dal problema di fondare scientificamente la Selezione naturale, e non disponendo ancora della genetica, Darwin si vede dunque indotto ad affidare a questa teoria di lotta interspecifica l’intero meccanismo virtuoso di selezione della variabilità vantaggiosa. Anche se l’inevitabile smentita empirica dell’assunto è che questo, già nella stessa L’Origine della specie [2], resta costantemente una semplice configurazione astratta. In realtà, fin da L’Origine delle specie Darwin disponeva anche di un altro spunto intrascientifico all’apparenza competitivo – la Selezione sessuale – che riguarda una certa preferenzialità all’accoppiamento. Questo nuovo tipo di selezione intraspecifica, in generale non (necessariamente) competitiva, spalanca a Darwin l’orizzonte di una problematica selettiva ulteriore e diversa nei confronti della Selezione naturale stessa, quella appunto della Selezione sessuale, che in moltissimi casi prevale sull’altra e vi si sostituisce, presentando inoltre somiglianze per nulla estrinseche con la Selezione domestica [3], rafforzando perciò a dismisura il modello nelle prospettive metodologiche generali dell’evoluzione. Darwin aveva dunque posto un problema evolutivo di consistente importanza che il pensiero del XX secolo ha in generale schivato, o quantomeno sottovalutato, oppure al limite, apertamente combattuto. De Lalla Millul tenta, invece, di percorrere questa strada e utilizza la categoria di Evoluzione 1 – evoluzione più arcaica che promuove la dimensione individualista e tecnologica/progressiva – in riferimento alla sola Selezione naturale, per mettere bene in evidenza che, a partire dalle grandi opere del Darwin maturo [4], esistono evidenti tracce della prospettazione di un’Evoluzione 2 – evoluzione più avanzata che promuove la dimensione comunitaria e non-tecnologica/non-progressiva – riguardante invece principalmente l’ipoteca ereditaria della Selezione sessuale. Quest’ultima, operando in modo esclusivamente intraspecifico, innesca a sua volta una serie di dinamiche tipicamente intraspecifiche, a partire dalle quali, e con l’aiuto determinante dell’Etologia postlorenziana (Eibl-Eibesfeldt, Wickler, Welker, Vogel, ecc.), de Lalla Millul rintraccia le vere origini pulsionali e, talvolta, perfino istituzionali, delle convivenze animali superiori. Si avvia così, dalle pagine di Evoluzione 2, la possibilità di ripensare all’universo biologico superiore, ivi inclusa la convivenza umana, in un modo del tutto diverso, anche dal recente passato. La Selezione sessuale non rappresenta una scelta 'meno rigorosa' della Selezione naturale, si tratta invece di 'un’altra scelta' tout court, che si articola secondo particolari somiglianze con la Selezione domestica. Con la Selezione sessuale interviene un nuovo principio selettivo, un livello 2, il cui selettore è la femmina che seleziona di volta in volta i maschi per certe qualità preferenziali soggettive (principalmente: chi sente più simile, chi più la eccita, chi sente degli obblighi verso la procreazione). La riproduzione sessuata è costituita sull’incremento, differenziazione e integrazione della materia vivente sia a livello genetico sia attraverso legami organici intraspecifici, fra i quali la protofigura è rappresentata dal rapporto di cura tra madre e prole, ossia dal vincolo generativo. De Lalla Millul ritiene che a partire dalla riproduzione sessuata, e soprattutto della sua maturazione ai livelli alti della gerarchia animale, l’evoluzione abbia smesso di occuparsi esclusivamente dell’adattamento all’esterno e abbia inserito anche l’adattamento dell’'esterno per l’interno' e, infine, tutto quanto soltanto all’interno della specie. Sappiamo, infatti, che il contatto umano è di estrema importanza come stimolo per lo sviluppo della prole, tanto che il legame personale con la madre (o con chi ne fa le veci) costituisce il presupposto per lo sviluppo della fiducia originaria [5]. Per cui, a monte di tutte le pulsioni di sopravvivenza individuali, vi è per l’uomo l’esigenza profonda di vivere all’interno di un ambito di 'contatto biologico' che crea il legame organico, che in termini di sensazioni individuali si traduce nel “sentirsi tenuti in vita da qualcuno che vuole che si viva”. Sussistendo questo legame tutte le altre pulsioni, poi, si soddisfano in un certo senso più fisiologicamente, poiché all’interno del contatto biologico si può sostare senza pulsioni impellenti, come fa l’embrione nell’utero, il piccolo con gli ascendenti e, forse, dice de Lalla Millul, anche l’adulto con il coniuge. Per tale via l’autore ipotizza, inoltre, che la socialità sia caratteristica proprio di quegli animali più evoluti in cui i fenomeni di corteggiamento della prole, di apprendimento e in generale di rallentamento evolutivo neotenico si cominciano con maggiore evidenza a manifestare. Per tale via, infatti, l’individuo sente un collegamento 'vitale' con l’ascendente e, a partire da questo mediante, s’identifica anche con gli altri uomini che dispongono di questo stesso tipo di collegamento. Ecco allora che la Selezione sessuale è una selezione intraspecifica che finisce col sussumere e modificare gli stessi procedimenti della Selezione naturale interspecifica. Nella Selezione sessuale il maschio adulto deve infatti dimostrare alla femmina di ricordare, preservare e rispettare il contatto biologico perché è soprattutto in base a questo che verrà selezionato. Pertanto, il maschio adulto non deve soltanto corteggiare-assuefare e infine accoppiarsi con la femmina, ma viene posta una ragione superiore, quella di diventare padre e formare ed educare così la prole. Questa modalità selettiva, inoltre, genera il principale fenomeno evolutivo, l’evoluzione divergente, ovvero la creazione di specie diverse (speciazione), cosa che non è in grado di fare la Selezione naturale, poiché, premendo verso adattamenti sempre più specializzati nei confronti degli habitat, e 'specializzando' così la specie, tale selezione va esattamente in direzione opposta. Dal punto di vista selettivo a livello storico-evolutivo Darwin ravvisa nel tardo-Paleolitico una strana inversione-involuzione dell’uomo al livello Sapiens sapiens in confronto agli ominidi. L’uomo tardo-Paleolitico appare, infatti, più avanti dal punto di vista tecnico-strumentale rispetto agli ominidi, ma sicuramente molto meno evoluto, se non addirittura involuto, in confronto al senso 2 dell’evoluzione 'bioantropologica' determinata dalla Selezione sessuale, che in essi era ancora in pieno svolgimento, sovvertendo così le gerarchie di valore [6]. Darwin stesso considerava, infatti, la Selezione sessuale come un superamento evolutivo della Selezione naturale. Allo stesso tempo de Lalla Millul osserva che ai giorni nostri il progresso della civiltà, e altresì tecnico/tecnologico dell’umanità in genere, non ha nulla a che vedere con l’evoluzione biologica ai suoi più elevati livelli. Anzi, a voler seguire l’impianto concettuale più strettamente darwiniano, vediamo che a un certo punto della parabola di tale evoluzione presso il più elevato degli animali superiori, ovvero l’uomo, quello che noi intendiamo comunemente come progresso, ossia il progresso intellettuale-tecnologico, cominciando a venire applicato contronatura (biologica) ai rapporti intraspecifici del vivente, determina un blocco dell’evoluzione in quel settore stesso. Inoltre l’uomo, dominando oramai tecnicamente tutte le altre forme di vita del pianeta, influisce continuamente, e in modo decisivo, su di esse. Il problema si estende così, per contiguità, a tutto il mondo biologico. Dal punto di vista evolutivo, dunque, risulta essere di fondamentale importanza per l’evoluzione biologica la Selezione sessuale, e per questo de Lalla Millul avanza l’ipotesi che “alla base di tutti i successivi assai travagliati e multiformi sviluppi della vicenda umana, sia riscontrabile la pressione costante dell’Evoluzione 2 – comunitaria e non-tecnologica/non-progressiva, ma evolutiva nel ben diverso senso di un superiore affinamento della 'materia vivente' – che cerca di riemergere nonostante il persistente blocco involutivo 1, ovvero della più arcaica dimensione individualista e tecnologica (oggi, fra l’altro, di nuovo in grande evidenza) nella quale, come ha sostenuto Lévi-Strauss, in ultima analisi al livello ideativo non vi è alcuna differenza tra le 'invenzioni' primitive e quelle moderne” [7]. De Lalla Millul sostiene così la tesi secondo cui l’uomo ha iniziato a essere indipendente dalla natura non fabbricando strumenti, bensì cominciando a interessarsi di se stesso, dei rapporti coi suoi simili, delle interconnessioni-legami organici con loro e della loro coessenza. Questo ha poi fatto sì che nell’uomo si sviluppassero attitudini comunicative e competenza simbolica, che a sua volta gli ha permesso di derivare dal reale il virtuale e infine dall’esperito lo strumento. Il lavoro di de Lalla Millul Evoluzione 2 risulta essere importante, pertanto, non solo per gli studi biologici ed evoluzionistici, ma anche, forse soprattutto, per ambiti quali l’antropologia, la filosofia e la sociologia. Sempre più, oggi, risulta di rilevanza strategica far lavorare in sinergia i vari saperi, al fine di poter avere una visione più ampia e generale della realtà indagata. Indubbiamente il lavoro qui presentato apre delle vie di grande interesse proprio in questa direzione. Note: 1. Paolo de Lalla Millul, Evoluzione 2. Darwin e la selezione sessuale, Salerno Editore, Roma, 2001. 2. Cfr. Charles Darwin, L’origine della specie, Zanichelli, Bologna, 1982 (1859). 3. Cfr. Charles Darwin, The variation of animals and plants under domestication, John Murray, London, 1868. 4. Cfr. Charles Darwin, L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso, Unione Tipografico-Editrice, Torino, 1888 (1871-74). 5. Irenäus Eibl-Eibesfeldt, Grundriss der vergleichenden Verhalten Forschung, PiperCo, München, 1967-1987 6. A tal proposito cfr. i lavori dell’archeologa Marija Gimbutas, la quale sostiene che tra il 4300 e il 2800 a.C. nell’Europa Antica la società di tipo gilianico, ovvero fondata sulla complementarietà dei rapporti fra uomini e donne e sull’interazione armoniosa degli uomini con la natura, fu progressivamente marginalizzata dall’invasione di un altro tipo di cultura, quella dei kurgan, dediti all’allevamento nomade, guerrieri, con una struttura sociale patriarcale, fortemente clanizzata e gerarchizzata, portatori di una religione basata su dei guerrieri. Cfr. Marija Gimbutas, Kurgan. Le origini della cultura europea, Medusa, Milano, 2010. 7. Paolo de Lalla Millul, Evoluzione 2, op. cit., p. 11.

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