Prezzi alimentari alle stelle, a febbraio un'impennata

I prezzi delle derrate alimentari mondiali hanno subìto nel mese di febbraio una vera e propria impennata. Lo ha reso noto la Fao, secondo la quale fra le molteplici cause spicca ancora una volta la speculazione internazionale. Come già due anni fa, centrale in questo processo è l’accoppiata cibo-petrolio.

Prezzi alimentari alle stelle, a febbraio un'impennata
Nel mese di febbraio l'indice dei prezzi alimentari ha subìto un incremento del 2,2%, se paragonato a gennaio. È stato il punto più alto registrato dal 1990, anno in cui l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) ha iniziato a monitorarlo: “I prezzi alimentari mondiali sono ancora saliti in febbraio, per l'ottavo mese consecutivo, con quelli di tutte le derrate monitorate, tranne lo zucchero”, hanno affermato fonti ufficiali. È quanto riferito in questi giorni dalla stessa Organizzazione che, una volta di più, ha messo in guardia sul ritorno della speculazione sugli alimenti. La causa? L’impennata dei prezzi del petrolio. Le prime avvisaglie si sono avute già lo scorso mese, quando l'Indice Fao dei prezzi cerealicoli è aumentato del 3,7%, 254 punti: un livello che, guarda caso, non si vedeva dal luglio del 2008. “I prezzi internazionali dei cereali sono aumentati bruscamente, con i prezzi all'esportazione dei cereali saliti di almeno un 70% rispetto al febbraio dello scorso anno”, ha ribadito l’Organizzazione internazionale. E questo nonostante la produzione globale di grano nel 2011 aumenterà del 3% circa. Ma il problema non riguarda solo grano e cereali. Quasi lo stesso discorso vale infatti per i prodotti caseari che, arrivati a 230 punti, hanno visto un aumento dei prezzi del 4%; e della carne, il cui costo è aumentato del 2% rispetto a gennaio. L’unico a costare di meno rispetto a gennaio è stato lo zucchero (418 punti di media). Restando però al 16% in più rispetto a febbraio del 2010. Le succitate previsioni di un aumento della produzione mondiale di grano per il prossimo anno non bastano a far ben sperare. Anzi, sempre secondo la Fao, si scorge già un irrigidimento dell'equilibrio di domanda e offerta cerealicole globali: “A fronte di un'accresciuta domanda e di un calo della produzione cerealicola mondiale nel 2010, quest'anno si prevede che le scorte cerealicole globali diminuiranno bruscamente, a causa del calo delle giacenze di grano e di cereali secondari”. A cosa è dovuto un aumento dei prezzi nonostante la produzione sia addirittura destinata ad aumentare? Per la Food and Agriculture Organization non ci sono dubbi: la causa è da ricercare nella speculazione internazionale, che ancora una volta riesce ad accomunare petrolio e cibo, sfruttando ogni possibile occasione per gonfiare i prezzi sia del cibo che dei carburanti. Lo conferma David Hallam, direttore della divisione Fao commercio e mercati: “L'improvviso picco del prezzo del petrolio potrebbe esacerbare ulteriormente la situazione già molto precaria dei mercati alimentari. Questo aggiunge ulteriore incertezza all'andamento dei prezzi, proprio quando sta per avere inizio la semina in alcune delle principali regioni produttrici”. Sembra quindi stia tornando lo spettro della speculazione, che solo due anni fa rovinò intere nazioni e ridusse alla fame centinaia di migliaia di persone. Come nell’ambito finanziario, il cambio di paradigma e la necessaria ristrutturazione del sistema economico globale sembrano ancora lontani. Non lo sono però le allarmanti possibilità che si verifichino sempre più rivolte (e non solo nei Paesi arabi), e la serie di crisi economiche, sociali ed appunto alimentari che ne conseguono. Anzi, queste tragedie possono essere un notevole vantaggio per il business as usual. Chissà, quindi, forse l’autoproduzione di una parte dei propri alimenti può effettivamente dimostrarsi una risposta concreta alle crisi ed ai problemi di un mondo sempre più globalizzato. Andando oltre, anche nell’immaginario collettivo, al ritratto di hobby per nostalgici pensionati o ingenui sognatori. Ed affermandosi come il desiderio di attrezzarsi per rendersi almeno un minimo emancipati dalle speculazioni dei mercati alimentari.

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