Francia, Grecia, Germania: l'elettorato condanna l'Europa

Le elezioni che si sono svolte in molti paesi europei nel fine settimana appena trascorso hanno dato indicazioni interessanti sull'orientamento dell'elettorato europeo. Quasi ovunque sono stati premiati i partiti che con più forza si sono opposti all'invasione della finanza nelle politiche statali. I cittadini hanno così espresso una volontà di cambiamento radicale, ma basterà un voto per invertire la rotta?

Francia, Grecia, Germania: l'elettorato condanna l'Europa
È stato un fine settimana di elezioni in Europa, quello appena trascorso. La Francia al voto per le presidenziali, la Grecia in cerca di un nuovo governo, la Serbia per entrambi. E poi la Germania, con le elezioni regionali nella Land di Schleswig-Holstein; infine l'Italia con le amministrative, che si concluderanno oggi alle 15 (dalle quali è ancora presto per trarre conclusioni). Difficile cercare di trovare una tendenza comune per una serie tanto ampia di elettorati differenti; eppure a ben vedere le affinità non mancano. In particolare in Francia e Grecia, le due tornate elettorali principali per determinare il futuro dell'Europa, i risultati sembrano mandare segnali concordi. In entrambi i casi a perdere – almeno nelle intenzioni dell'elettorato – è sicuramente l'Europa dell'austerità e delle politiche neoliberiste, della Merkel e di Sarkozy. In Francia il trionfo di Hollande viene letto da molti più come una sonora sconfitta di Sarkozy che come una consacrazione del candidato socialista. E ancor più come una bocciatura della ricetta franco-tedesca (a ben vedere più tedesca che “franco”) per uscire dalla crisi. In Grecia si è registrato un vero e proprio crollo dei due partiti principali, gli stessi che hanno appoggiato il piano di austerità promosso dalla troika (Bce, Ue, Fmi). La destra di Nea Dimokratia di Antonis Samaras è passata dal 33,5 al 19 per cento; il Pasok di Evangelos Venizelos ha fatto un salto persino maggiore, ottenendo un 13,3 per cento di consensi contro il 43,9 del 2009. Ciononostante i leader dei due partiti hanno dichiarato che proveranno a creare una coalizione di maggioranza, possedendo 150 dei 300 seggi disponibili (una maggioranza, invero, decisamente fragile). Sia in Francia che in Grecia i veri trionfatori delle elezioni sono i partiti più radicali. Gli unici, pare, che sono riusciti a incarnare, pur in modi e con toni differenti, il desiderio di discontinuità, di cambiamento radicale, sempre più presente nell'elettorato. I francesi hanno premiato in particolar modo l'estrema destra di Marine Le Pen, che ha raggiunto uno storico 18 per cento. Le Pen, ripulitasi – almeno a parole – delle derive xenofobe e fasciste del padre, ha conquistato punto dopo punto il proprio consenso a suon di uscite antieuropeiste e scelte radicali in chiave di politica economica. Anche il Fronte della sinistra di Jean Luc Mélenchon ha raggiunto un buon risultato, col 12 per cento di preferenze. Anch'esso forte dell'opposizione alle politiche liberali del'Ue. Gli elettori greci hanno dato quasi il 17 per cento delle preferenze al partito della sinistra radicale Syriza, che ha scavalcato i socialisti del Pasok diventando la seconda forza politica ellenica. Ma a far scalpore - e orrore - è l'ingresso in parlamento del partito neonazista Alba dorada, che con l'8 per cento di preferenze ha superato di gran lunga la soglia di sbarramento del 3 per cento prevista dalle leggi greche per l'accesso ai seggi parlamentari. Anche la Germania sembra fornire segnali in qualche modo conformi all'andamento tracciato da Francia e Grecia, sebbene in misura minore. Nelle elezioni regionali della Land di Schleswig-Holstein, una regione al nord della repubblica federale, la coalizione di centro-destra al governo ha di fatto perso la maggioranza. Il partito della Merkel si è confermato il più votato, pur con un vantaggio di un solo punto sui socialdemocratici (30,6 contro 29,5 per cento), ma i colleghi di coalizione hanno subito gravi perdite, a vantaggio soprattutto dei verdi (14 per cento) e del partito dei pirati (8,2). Sembra insomma che l'affermazione più o meno netta di partiti estremi sia in relazione con l'intensità con cui la crisi ha colpito i vari paesi. Laddove le misure antipopolari messe in pratica dai governi (sotto dettatura della troika) sono state più pesanti, ecco spuntare risultati sorprendenti per quei partiti che – anche con toni forti – si sono opposti in maniera netta ai ricatti finanziari. Ecco, se una lezione la possiamo apprendere da queste tornate elettorali è che sembra si vada configurando uno scontro sempre più aperto fra cittadinanza e istituzioni finanziarie per la supremazia politica. I cittadini, legittimi proprietari della sovranità, sembrano essersi accorti d'un tratto che è in atto un processo – che in molti non esitano a chiamare golpe finanziario – che ha portato i mercati e la finanza internazionale al controllo delle politiche sociali degli stati attraverso la gestione delle politiche economiche. Un colpo di stato sotterraneo, avvenuto negli anni, che la crisi ha reso d'un tratto evidente. Premiando i partiti che si oppongono all'insano connubio fra politica e finanza, e punendo quelli che invece si sono lasciati piegare, i cittadini europei hanno espresso la volontà di riassegnare alla politica un ruolo autonomo, lontano dalle ingerenze improprie dell'economia. Ma questo è davvero possibile? Avranno i nuovi candidati eletti la forza di opporsi alla violenta reazione dei mercati? Già oggi, in mattinata, questi ultimi hanno punito le scelte ostili degli elettorati con un crollo generale delle borse. Parigi, Francoforte ed Atene sono tutte in perdita, l'ultima persino del 7 per cento. E quali sono, poi, le proposte dei nuovi eletti? Nella maggior parte dei casi, si contrappone alla cura d'austerità una cura di crescita. Una crescita che, sappiamo, non è più immaginabile su un pianeta stremato e dalle risorse principali in via di esaurimento (a cominciare da aria pulita e acqua potabile). Nessuno sembra riuscire ad evadere da questa dicotomia del tutto funzionale al sistema economico dominante, almeno fra coloro che si dicono portavoce della volontà popolare. La speranza riposa tutta nelle nostre coscienze.

Commenti

Temo che i leader dei partiti radicali oggi in forte ascesa siano legati anche loro ai poteri forti, nonostante ciò che dicono per accaparrare consensi. Temo che ciò che succede ora nei paesi in cui si è votato, sia già successo in Ungheria. Temo che l'europa (sì sì, minuscola) dei poteri forti che l'hanno voluta, creata e che la gestiscono attraverso organi non eleggibili dal popolo, ufficialmente stigmatizzi (e ci mancherebbe altro) l'accaduto ungherese, ma sotto sotto lavori affiché questo accada, continuando a gettare benzina sul fuoco con sanzioni e politiche sempre più di austherity, e magari si ripeta anche in quei paesi con i popoli più forti (tra gli altri, Germania, Francia e Grecia) Italia? Temo che tu abbia letto male... Temo che il nuovo governo ungherese, completata la dittatura, comincerà ad eseguire i dettami del regno europeo senza temere rivolte o elezioni. Temo che l'Ungheria sia l'esempio che l'europa abbia in mente di far seguire agli altri paesi che, poverini, sono "ancora" democratici. A noi basta Monti! Temo che la deriva neo-assolutista in voga sia lo scopo della crisi economica, che forzatamente viene tenuta in piedi (io BCE ti presto un miliardo di Euro all'1% per dare ossigeno all'economia e tu banca commerciale che fai??? lo investi in SudAmerica o rimetti a posto i tuoi bilanci o ancora dismetti i prodotti "tossici" che hai sul groppone? Mah sì, fai, tanto io non ti cazzio!!!). Temo che quanto accaduto, e sta accadendo, era previsto da tempo: un progetto a lungo termine con tappe intermedie anche apparentemente incoerenti o confusionarie, per sviare le indagini! Temo che i media servano a manipolare la realtà instillando sensi di paura "paralizzanti" alla gente e manipolando le notizie per gli scopi degli editori...ehm...dei banchieri che gli hanno prestato i soldi. Anche qui mi sa che temo che le banche nei decenni passati abbiano prestato più di quanto sapevano che gli editori potessero restituire, proprio per creare la sudditanza necessaria per aprire le porte della redazione. Insomma, temo che se non ci svegliamo da soli, la sveglia ce la passa qualcun altro a breve!!!
Antonello, 07-05-2012 10:07
Le tornate elettorali sono il sale della democrazia e le occasioni per dare ai cittadini la possibilità di dare libero sfogo ai propri sentimenti e propensioni politiche. Sono momenti di aggregazione socializzazione che al di là degli schieramenti e delle scelte personali di ciascun cittadino consentono a ciascuno di partecipare di sentirsi coinvolti nelle scelte di largo respiro.Il cittadino elettore sente di essere utile, di valere e fare pendere l'ago della bilanci dalla parte migliore.Certo gli appuntamenti elettorali di questi giorni qua e là in Europa sono la cartina di tornasole degli umori dell'opinione pubblica in piena crisi economica.E' naturale che i cittadini greci torchiati e spremuti come limoni non avrebbero confermato la fiducia a quei partiti che hanno adottato le misure di austerity imposte dalla troyka UE FMI BCE. Nulla da stupirsi se il Pasok e i conservatori vengono scavalcati nei risultati dalle rispettive frange estremiste.In Francia il successo di Holland è l'effetto speculare della punizione inflitta a Sarkozy per avere condiviso la politica del rigore con la cancelliera angela Merkel .In Italia vengono puniti i partiti che sostengono il governo tecnico del superMario. Viene punita la lega e i suoi sgherri per le porcare di ladrocinio e spreco di denaro pubblico.Non dimenticare che la gente segue attentamente la condotta dei propri eletti i quali se seminano spine non devono andare scalzi perchè alla prima occasione si fanno male e si bucano i piedi.Se seminano vento raccolgono tempesta. Esattamente quello che sta succedendo osservando i risultati a scrutinio ultimato
turiddu, 07-05-2012 11:07

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