Fukushima dimenticata? Il Giappone vuole tornare al nucleare

In Giappone il sindaco di Oi, una città nella prefettura di Fukui, ha approvato i piani per rimettere in funzione due reattori nucleari di cui era stato avviato lo spegnimento subito dopo lo tsunami e l'incidente di Fukushima. La decisione definitiva sarà presa dal primo ministro giapponese Yoshihiko Noda in un vertice che si terrà domani.

Fukushima dimenticata? Il Giappone vuole tornare al nucleare
L'atomo non fa più paura al Paese del Sol Levante? In Giappone il sindaco di Oi, una città nella prefettura di Fukui, ha infatti approvato i piani per rimettere in funzione due reattori nucleari di cui era stato avviato lo spegnimento subito dopo lo tsunami e l'incidente di Fukushima dello scorso anno. La cittadina di Oi era senza energia nucleare dal 5 maggio dello scorso anno e il sindaco Tokioka, che ha una società che fornisce tubi per il raffreddamento della centrale, ha detto che la carenza di energia ha reso necessario il ripristino delle centrali. È inoltre prevista a breve una decisione analoga anche per tutta la prefettura di Fukui dove i reattori attualmente in stand-by sono 13. In ogni caso la decisione definitiva sarà presa dal primo ministro giapponese Yoshihiko Noda in un vertice che si terrà domani. Nel caso la decisione del premier fosse positiva, le centrali entrerebbero immediatamente in funzione e si romperebbe così il fermo dei 50 reattori nipponici maturato progressivamente in seguito alla grave crisi di Fukushima. Negli ultimi tempi si è però fatta sempre più forte in Giappone la pressione per il riavvio del nucleare. Il primo ministro Yoshihiko Noda ha infatti recentemente dichiarato che “senza reattori funzionanti la società giapponese non potrebbe sopravvivere”. Noda ha inoltre aggiunto che “il nucleare è vitale per il Giappone, privo di risorse naturali” e che con l'atomo “si proteggerebbero l’economia, i posti di lavoro e la stessa società giapponese”. Il premier nipponico in diverse occasioni ha ricordato le misure di sicurezza prese dal governo per evitare quanto accaduto lo scorso anno a Fukushima e ha assicurato che, anche con un terremoto o uno tsunami come quelli dell’11 marzo 2011, i due reattori in questione “non rilascerebbero alcuna radiazione”. Eppure, secondo un sondaggio eseguito dall’emittente radiotelevisiva statale NHK, quasi il 60% delle città vicine ad Ōi sarebbe impreparato ad affrontare un’emergenza come quella di Fukushima. Il 57% dei rispondenti ha infatti ammesso che non sarebbe in grado di adottare effettive misure per evacuare efficacemente la sua popolazione, mentre il 29% sarebbe preparato solo parzialmente. “La stragrande maggioranza del pubblico non vuole che si riavviino i reattori, ed è più che pronta a lavorare insieme e conservare energia durante l’estate per rimanere libera dal nucleare”, ha affermato Greenpeace Japan: “Ignorandola e continuando la sua spericolata pressione per riavviare Ōi, il primo ministro Noda sta compromettendo la salute e la sicurezza di milioni di persone, e dimostrando quanto il suo governo sia tenuto in pugno dall’industria nucleare”. Intanto in Europa la Commissione Ue ha respinto una proposta di iniziativa popolare per l'eliminazione graduale delle centrali nucleari dal territorio del vecchio continente, affermando che la questione non entra nell'ambito delle sue competenze. Secondo la Commissione infatti l'iniziativa violerebbe il trattato Euratom per la promozione dell'energia nucleare che esclude il ricorso dei cittadini contro l'atomo. A raccogliere le firme era stata la Federazione tedesca per la protezione dell'Ambiente e della Natura che aveva sensibilizzato i cittadini di 11 paesi della Ue. La Federazione presenterà ora ricorso contro il veto della Commissione. Le associazioni ambientaliste fanno appello al trattato di Lisbona nell'ambito del quale si collocherebbero le richieste dei cittadini che avrebbero piena legittimità per entrare nell'ambito delle competenze della Commissione.

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