Fukushima, fusione del nocciolo. Situazione gravissima

Il combustibile nucleare in tre reattori (1, 2 e 3) dell’impianto nucleare di Fukushima si sarebbe fuso e sarebbe fuoriuscito, attraverso il contenitore a pressione, anche all’esterno del contenitore principale. Si tratta della situazione peggiore che si possa verificare in caso di incidente nucleare.

Fukushima, fusione del nocciolo. Situazione gravissima
Il governo giapponese non è stato adeguatamente preparato per far fronte ad un grave incidente nucleare provocato da terremoti o tsunami. Lo ha ammesso l'esecutivo nipponico annunciando l'istituzione di un'Autorità indipendente per l'energia nucleare e sottolineando che rivedrà gli standard per la sicurezza nucleare. Intanto il rapporto dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese (NISA) all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica presenta una situazione ancora più grave di quella sinora ammessa dalla Tepco. Come ha denunciato il direttore esecutivo di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio, “il danneggiamento del vessel che contiene il nocciolo del reattore 1 di Fukushima sarebbe avvenuto dopo sole 5 ore dallo tsunami e non 15 come precedentemente stimato da Tepco; il vessel del reattore 2 si sarebbe danneggiato dopo 80 ore e non 109, mentre il vessel del reattore 3 si è danneggiato più tardi di quanto stimato (79 ore e non 66)”. “La cosa più grave del rapporto della NISA – sottolinea Onufrio – è che per la prima volta si ipotizza un 'melt-through': il nocciolo fuso sarebbe infatti già passato dal vessel al contenimento primario”. In pratica il combustibile nucleare in tre reattori (1, 2 e 3) dell’impianto nucleare di Fukushima si sarebbe fuso e sarebbe fuoriuscito, attraverso il contenitore a pressione, anche all’esterno del contenitore principale. Si tratta della situazione peggiore che si possa verificare in caso di incidente nucleare. Nel frattempo sono ancora molti gli operai giapponesi impegnati presso la centrale di Fukushima Daiichi, malgrado le precarie condizioni di lavoro ed il rischio delle radiazioni nucleari. Proprio questa mattina un tecnico in servizio presso la disastrata centrale è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale del Iwaki, dopo essere stato trovato nel dormitorio presso l'impianto in stato di coma per cause non ancora chiarite. L'uomo, di poco più di 40 anni, aveva accusato ieri sera un malore dopo aver trascorso la giornata a spruzzare sostanze sintetiche usate per imbrigliare le particelle radioattive rilasciate dalla struttura colpita dal sisma/tsunami e prevenirne la diffusione nell'ambiente. Non si tratta purtroppo di un caso isolato. Il 6 giugno scorso due operai che stavano installando dei cavi nei pressi di un impianto per le scorie nucleari sono stati ricoverati con sintomi di disidratazione dopo aver avvertito un malore. Dall'inizio dell'emergenza nucleare oltre 10 tecnici impegnati a Fukushima sono stati curati per malori. Il Governo giapponese nel frattempo starebbe valutando l'ipotesi di evacuare ulteriori zone attorno all'impianto di Fukushima dopo aver rilevato nuovi “hot spot”, ovvero punti che presentano un'elevata contaminazione. Lo riferisce il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano, ciò dimostra come a distanza di tre mesi dal terremoto e lo tsunami il Giappone non sia ancora in grado di determinare la gravità e i rischi per la popolazione, né di fornire una buona risposta alla situazione. E come se l'incubo nucleare non bastasse, la Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha annunciato ieri che “petrolio è fuoriuscito in mare da un altro impianto nucleare bloccato a Fukushima”. Soltanto ieri mattina all'alba i lavoratori della Tepco hanno trovato il petrolio in mare vicino alla prese d'acqua dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima Daini, a circa 10 chilometri a sud dell'impianto di Fukushima Daiichi. La Tepco ha assicurato di essere intenzionata a “recuperare il petrolio e indagare sulla causa della perdita” sottolineando che “il petrolio fuoriuscito non contiene sostanze radioattive”. Appare difficile, tuttavia, credere alle dichiarazioni di una società che continuamente rivede, al rialzo, le stime sulla gravità della situazione.

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