Uno studio degli scienziati dell'UCSB attesta che l'inseminazione delle nuvole potrebbe interrompere El Niño e sottolinea la necessità di cautela negli interventi sul clima.
Gli interventi di ingegneria climatica, nota anche come geoingegneria, potrebbero avere un impatto generalizzato, dalle precipitazioni alle riserve alimentari globali, come scrive Harrison Tasoff sul sito dell'UCSB.
I climatologi dell'UC Santa Barbara hanno analizzato due approcci che prevedono la riduzione della quantità di luce solare che riscalda la superficie terrestre: l'inseminazione delle nuvole sul Pacifico orientale e l'immissione di aerosol nella stratosfera. Modellando gli effetti locali sull'Oceano Pacifico, hanno scoperto che la prima strategia interromperebbe completamente uno dei principali cicli climatici del pianeta, cioè il fenomeno ENSO, El Niño-Southern Oscillation. I risultati, pubblicati sulla rivista "Earth's Future", sottolineano l'importanza di considerare l'ampia gamma di conseguenze che qualsiasi soluzione di geoingegneria può avere.
«Dobbiamo essere cauti nell'implementare proposte di geoingegneria prima di comprendere appieno cosa accadrà», ha affermato il primo autore dello studio, Chen Xing.
ENSO è un ciclo climatico che dura da 2 a 7 anni e che modifica la distribuzione delle acque calde nel Pacifico tropicale. Ciò ha profonde implicazioni per i modelli meteorologici globali e la circolazione atmosferica, ad esempio portando acque calde sulle coste occidentali delle Americhe lungo l'equatore, causando inverni umidi in California. Al contrario, l'Asia meridionale e sud-orientale sperimenta monsoni più intensi quando il Pacifico occidentale si riscalda negli anni di La Niña.
Le due proposte di geoingegneria valutate dagli autori prevedono entrambe il rilascio di aerosol nell'atmosfera; la differenza sta nel tipo e nella quota. L'inseminazione delle nuvole prevede l'iniezione di sale marino per promuovere una copertura nuvolosa più riflettente sugli oceani. L'iniezione di aerosol stratosferico (SAI), invece, blocca la luce solare più in alto rilasciando solfati nell'alta atmosfera.
Impedire alla luce solare di raggiungere la Terra ridurrebbe anche l'attività fotosintetica, diminuendo la produttività di colture, foreste e, soprattutto, delle alghe marine. Le alghe costituiscono la base della rete alimentare oceanica e generano circa il 70% dell'ossigeno nell'atmosfera. Il team intende studiare gli effetti che queste proposte potrebbero avere sugli ecosistemi marini.
La domanda che si pongono gli autori dello studio è: "Stiamo pensando a tutte le potenziali conseguenze?".