Goletta dei Laghi: il bilancio finale della sesta edizione

La Goletta dei Laghi di Legambiente, ovvero la campagna itinerante di monitoraggio ed informazione sullo stato di salute dei laghi italiani, ha individuato 41 punti critici in 6 laghi, l’80% fortemente inquinati. Al primo posto per inquinamento il lago di Como con 12 prelievi fuori legge. Legambiente: “Non basta cambiare la normativa, l’inquinamento resta”.

Goletta dei Laghi: il bilancio finale della sesta edizione
Sono 41 i punti critici rilevati dal passaggio della Goletta dei Laghi di Legambiente. Tra questi, 32 sono risultati fortemente inquinati, cioè con una concentrazione di batteri fecali pari almeno al doppio del limite concesso dalla legge. Ancora una volta il maggior numero di campioni risultati fuori legge sono stati prelevati alla foce di fiumi e torrenti, a conferma che i problemi per i laghi sono causati anche dagli scarichi dei comuni dell’entroterra. Durante il suo viaggio, l’associazione ambientalista ha toccato 6 regioni e 10 laghi alla ricerca delle minacce per la salute dei maggiori specchi d’acqua. Sul podio, ancora una volta, i grandi laghi del nord Italia. Conquista anche quest’anno la maglia nera per l’inquinamento il lago di Como, con l’irrisolto deficit di depurazione, che si conferma il bacino lacustre con più criticità rilevate dai tecnici di Legambiente con 12 punti inquinati, in media 1 ogni 14 km di costa. Preoccupante anche la situazione dell’alto lago d’Iseo, con 5 punti critici, mediamente 1 ogni 12 km, su cui continua a pesare la quasi totale assenza di depurazione della Valcamonica. Segue il lago di Garda con 11 punti critici, in media 1 punto critico ogni 15 km e chiude la classifica il lago Maggiore con falle nel sistema di depurazione individuate in 7 punti, 1 ogni 24 km di lungolago. Mentre sono tre i punti critici riscontrati sul tratto italiano del lago di Lugano e sul lago di Bolsena nel Lazio. Il bilancio conclusivo della sesta edizione della Goletta dei Laghi di Legambiente, la campagna nazionale di monitoraggio scientifico dello stato di salute dei maggiori laghi italiani, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e per la tappa laziale con il contributo della Provincia di Roma, assessorato alla tutela ambientale, è stato presentato ieri mattina in conferenza stampa a Roma alla presenza del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza; il portavoce della campagna Giorgio Zampetti; il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati; la direttrice di Legambiente Lazio Cristiana Avenali; l’assessore alla tutela ambientale della Provincia di Roma Michele Civita e il coordinatore della rete di raccolta COOU Marco Paolilli. “Con il passaggio della Goletta dei Laghi vogliamo mettere in luce lo stato di salute dei maggiori bacini lacustri italiani – commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente –. I Laghi rappresentano ecosistemi fragili e molto sensibili alla qualità del territorio che li circonda. In queste settimane, perciò, abbiamo puntato il dito non solo contro la cattiva depurazione ma abbiamo acceso i riflettori anche sull’eccessivo consumo di suolo, sulla difficoltà di accesso alle spiagge, sul rischio idrogeologico, sulle captazioni eccessive e sulla pesca che sono elementi imprescindibili per l’equilibrio dei bacini lacustri e che spesso rappresentano la vera minaccia per questi ecosistemi. La campagna nazionale di Legambiente è anche l’occasione per promuovere le buone pratiche nella gestione del territorio e le località virtuose che si distinguono per l’investimento nel turismo attento al rispetto dell’ambiente, esperienze raccolte ogni anno nella Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano”. In Umbria, ad esempio, il passaggio della Goletta dei Laghi sui laghi Trasimeno e Piediluco è stato l’occasione per affrontare i problemi legati alla salvaguardia dell’ecosistema, come l’eutrofizzazione, e per promuovere le buone pratiche della gestione del territorio anche attraverso la collaborazione tra amministrazioni. Ma è l’attento controllo delle qualità delle acque, eseguito dai biologi di Legambiente, che ha messo in evidenza punti critici, scarichi inquinanti e depuratori mal funzionanti che ancora minacciano questi splendidi ecosistemi. Questa situazione è stata riscontrata nonostante, lo scorso anno, sia cambiata la normativa per la tutela delle acque, diventando più permissiva rispetto alla precedente in vigore dal 1982. “Anche quest’anno Legambiente ha deciso di concentrare la sua attenzione sulle criticità che mettono in pericolo le acque dei laghi - ha commentato Giorgio Zampetti, portavoce della campagna di Legambiente e coordinatore scientifico dell'associazione -, segnalando ai cittadini e alle istituzioni le situazioni più a rischio. L’occhio critico della Goletta, nei suoi monitoraggi, ha avuto maggiore attenzione dopo il recepimento dello scorso anno della direttiva europea che ha permesso all’Italia di modificare in modo più permissivo i criteri e i parametri sulla balneazione che erano in vigore dal 1982. Ma non basta cambiare la normativa, il problema dell’inquinamento resta. Dobbiamo sanare in tempi brevi il deficit di depurazione per le acque superficiali del nostro Paese, anche per evitare le sanzioni pesanti minacciate dall’Europa con l’avvio della procedura d’infrazione per non aver rispettato la direttiva sulla tutela delle acque a causa del deficit cronico sulla depurazione”. Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è stato Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, ha spiegato in conferenza Marco Paolilli, coordinatore della rete di raccolta del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – ha continuato Paolilli - questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come un campo di calcio. Con la nostra attività di comunicazione cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”. Delle 436.000 tonnellate di olio lubrificante che sono state immesse al consumo in Italia nel 2010, il Consorzio ha raccolto 192.000 tonnellate di oli usati, oltre il 95% del potenziale raccoglibile. Nel Lazio il COOU ha recuperato 11.265 tonnellate di olio lubrificante usato: 7.256 nella provincia di Roma, 1.539 a Frosinone, 1.511 a Latina, 724 a Viterbo e 235 a Rieti. Il monitoraggio scientifico I prelievi vengono eseguiti dalla squadra di tecnici che effettuano le analisi chimiche direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell'analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità). Note [1] Il giudizio di Legambiente viene dato in base ai risultati ottenuti dalle analisi microbiologiche (sono presi come riferimento i valori limite per la balneazione indicati dal Decreto Legislativo del 31 marzo 2010 nell’allegato A) e secondo i seguenti criteri: - INQUINATO Enterococchi intestinali maggiori di 500 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1.000 ufc/100ml - FORTEMENTE INQUINATO Enterococchi intestinali maggiori di 1.000 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2.000 ufc/100ml

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