Greenpeace: «Mentre i ministri discutono la legge sulla deforestazione, la foresta scompare!»

Il 21 marzo è la Giornata internazionale delle foreste. Bene quindi parlarne, perché la deforestazione purtroppo non si arresta. E secondo quanto sottolineato da Greenpeace, le politiche messe in atto finora non sono sufficienti.

Greenpeace: «Mentre i ministri discutono la legge sulla deforestazione, la foresta scompare!»

«I ministri dell’Ambiente dei Paesi europei hanno discusso la bozza della normativa per eliminare dalle filiere dell’Ue i prodotti la cui estrazione, raccolta o produzione ha o rischia di gravi impatti sulle foreste del Pianeta. Solo nelle prime tre ore di riunione, sono andati persi circa 3.300 ettari di foreste, un’area pari all’estensione della città di Bruxelles!»: lo sottolinea Greenpeace, che con sei attivisti di Greenpeace Belgio ha scalato la facciata della sede del Consiglio europeo -dove si è tenuto l’incontro- per mostrare proprio quanti ettari di foresta sono andati in fumo in sole tre ore di dibattito.  

«Sebbene la normativa proposta per ridurre il contributo dell’Ue alla deforestazione sia un importante passo avanti, restano ancora gravi lacune come:

-l’inadeguata tutela dei diritti umani,
-la necessità di proteggere anche altri importanti ecosistemi diversi dalle foreste (come, per esempio, -le savane e le aree umide),
-l’omissione di obblighi per il settore finanziario; e
-il mancato inserimento nella lista di materie prime e prodotti interessati dalla normativa di gomma, mais e carne di maiale e pollo, la cui produzione ha gravi impatti su foreste e biodiversità» spiega l'associazione.
«Quali materie prime e prodotti fanno già parte della lista interessata dalla normativa? Al momento:
-olio di palma;
-soia;
-carne bovina e cuoio;
-cacao;
-caffè;
-cellulosa e legno» prosegue Greenpeace.
«Dopo l’incontro, i ministri dell’Ambiente degli Stati membri dovrebbero concordare la loro posizione rispetto alla normativa entro la prossima riunione, che si terrà il 28 giugno. Anche il Parlamento europeo ha iniziato a redigere la sua posizione, con il voto in Commissione Ambiente previsto per l’11 luglio. Ci sono multinazionali e governi che stanno facendo di tutto per annacquare questa normativa: per esempio, nonostante gli impegni presi durante l’ultimo vertice mondiale sul clima (Cop26) per accelerare la protezione delle foreste, quattro delle più grandi aziende agroalimentari del mondo (Bunge, Cargill, ADM e Viterra) stanno cercando delle scappatoie per aggirare l’obbligo di tracciabilità di prodotti e materie prime. Il loro intento è di evitare l’obbligo di indicare con precisione l’appezzamento di terreno dove sono state coltivate le materie prime (nel caso della soia o dell’olio di palma e dei loro derivati come mangimi o biocombustibili) o dove hanno pascolato gli animali (nel caso della carne e del cuoio). Ciò indebolirebbe gravemente la normativa».

Tra il 2015 e il 2020, il mondo ha perso circa 51 milioni di ettari di foreste, pari a un’area delle dimensioni di un campo da calcio ogni due secondi, soprattutto a causa dell’espansione dell’agricoltura industriale, spiega sempre l'associazione. «Chiediamo al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e ai ministri competenti dei Paesi membri di colmare le attuali lacune della normativa e non di indebolirla ulteriormente!».

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