Greenpeace: «Nel PNRR assente la tutela della biodiversità»

«Nelle bozze finora circolate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che l’Italia dovrà consegnare entro la fine del mese di aprile all’Ue, mancano progetti con obiettivi concreti e misurabili con gli investimenti necessari a garantire la tutela della biodiversità marina e terrestre e il ripristino degli ecosistemi degradati»: è la denuncia di Greenpeace Italia.

Greenpeace: «Nel PNRR assente la tutela della biodiversità»

«Nelle bozze finora circolate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che l’Italia dovrà consegnare entro la fine del mese di aprile all’Ue, mancano progetti con obiettivi concreti e misurabili con  gli investimenti necessari a garantire la tutela della biodiversità marina e terrestre e il ripristino degli ecosistemi degradati»: è la denuncia di Greenpeace Italia che ha lanciato l'appello al governo affinchè cambi subito marcia relativamente a questi temi nel documento che deciderà della destinazioni di una mole ingentissima di denaro.

«È fondamentale che la tutela della biodiversità sia trasversale a tutte le missioni proposte e che venga considerata in ogni proposta progettuale - prosegue Greenpeace - Abbiamo trovato riferimenti, importanti, alla selvicoltura urbana cui l’attuale bozza del PNRR dedica ampio spazio, ma è fondamentale sottolineare che i finanziamenti per forestazione e rimboschimento non devono riguardare esclusivamente le città metropolitane, ma interessare anche il resto del territorio nazionale. Inoltre, per essere davvero efficienti, i piani di rimboschimento delle città dovrebbero essere basati su un piano nazionale di forestazione urbana e seguire strategie più ampie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici».

«Speriamo quindi in un vero e proprio cambio di marcia nel piano “profondamente rivisto” che il governo dovrebbe presentare a fine mese. La tutela del nostro patrimonio boschivo e marino non può essere messa in secondo piano: le pochissime proposte ad oggi viste (dalle vaghe menzioni alla gestione forestale sostenibile agli investimenti per raccogliere i rifiuti nei porti) sono assolutamente inadeguate e prive dell’ambizione necessaria a creare una vera transizione ecologica. Quel che ci serve sono interventi strutturali per la tutela della biodiversità sia intervenendo sui principali driver che ne stanno accelerando la perdita (come l’inquinamento o  la perdita e la frammentazione degli habitat) che proteggendo le aree più sensibili. Per farlo servono investimenti per rafforzare e ampliare l’attuale rete di Parchi Nazionali e Regionali e delle Aree Marine Protette, creando anche nuove aree rifugio per la fauna selvatica a rischio, in linea con la Strategia europea per la Biodiversità 2030» proseguono dall'associazione ambientalista.

«Per sviluppare le conoscenze necessarie a fronteggiare le sfide ambientali che ci troviamo ad affrontare e sviluppare misure di prevenzione e mitigazione,  occorrono investimenti per monitorare e studiare gli impatti dei cambiamenti climatici sui nostri mari e sui nostri boschi, correlandoli con gli impatti delle altre attività umane - spiega l'associazione - La tutela del nostro patrimonio boschivo e marino non è un lusso, ma una necessità, necessaria nell’ambito di una strategia integrata di azione contro i cambiamenti climatici. Per l’Italia è  il momento di passare dalle parole ai fatti. Il nostro Paese si è infatti ripetutamente impegnato, a livello internazionale, a tutelare la propria biodiversità marina e terrestre. Solo un anno fa in occasione del vertice Italia-Francia, l’Italia annunciava di voler tutelare un 30% della superficie dei propri mari e dei propri territori entro il 2030, mentre a giugno  si univa all’iniziativa lanciata dal Regno Unito a livello internazionale per arrivare a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari e degli oceani in tutto il mondo. È infine del settembre 2020 l’entrata dell’Italia nel Leaders’ Pledge for Nature con l’impegno ad azioni urgenti entro il 2030 per contrastare la perdita di biodiversità. Chiediamo quindi al governo che il PNRR sia in linea con gli impegni presi e che riconosca con concreti piani di intervento il ruolo centrale della tutela della biodiversità».

 

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