Greenpeace: «Pitesai a tutto gas: è il piano della finzione ecologica!»

Greenpeace attacca il governo sul cosiddetto Pitesai, ovvero la mappa delle “zone idonee” per trivellare. «È il piano della finzione ecologica» dice l'associazione ambientalista.

Greenpeace: «Pitesai a tutto gas: è il piano della finzione ecologica!»

Lo scorso 11 febbraio, il MiTE ha approvato il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PITESAI), ovvero la mappa delle “zone idonee” per trivellare.

«Il Ministero ha sottotitolato la pubblicazione “Regole certe dopo anni di attesa”, ma l’unica certezza è che ancora una volta sulla strategia energetica e sulla tutela dell’ambiente il Ministero va fuori strada! - scrive Greenpeace - Per rispettare l’obiettivo europeo di decarbonizzazione al 2050, il Governo avrebbe dovuto prima di tutto approvare uno stop a qualsiasi rilascio di nuove autorizzazioni per concessioni di coltivazioni di idrocarburi liquidi e gassosi e ricerca a terra e a mare. Dal PITESAI inoltre ci aspettavamo: un’indicazione chiara sul termine ultimo per chiudere qualsiasi attività estrattiva nel nostro Paese (come hanno fatto per legge Francia e Danimarca); nessuna proroga per le concessioni di coltivazione e i permessi di ricerca che non siano stati sottoposti a Valutazione di impatto ambientale (94 concessioni e 1 permesso di ricerca sui 248 titoli minerari vigenti al 30/6/2021)».
«Invece il Piano approvato dal governo non fa nulla di tutto questo e punta tutto su trivelle e gas! - prosegue Greenpeace - Il PITESAI del MITE dà nuovamente il via libera ai procedimenti autorizzativi vecchi e nuovi per la prospezione e ricerca degli idrocarburi, fino ad ora sospesi con la moratoria del 2019. Questi procedimenti minacciano 26 mila chilometri quadrati sulla terraferma e circa 91 mila chilometri quadrati di mare (con il rischio che vengano anche riaperte aree situate nell’Alto Adriatico dove finora erano bloccate le attività di ricerca per problemi legati al rischio subsidenza)». 

Perchè il gas non è la soluzione al caro bollette
«Come riportato dai media, il Governo – rappresentato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Garofoli e dai ministri Cingolani e Franco – ha incontrato l’Amministratore Delegato di ENI, Descalzi, proprio per esplorare “​​le concrete possibilità di aumentare la produzione nazionale di gas”, attività che ovviamente vedrebbe il Cane a sei zampe in prima fila. Secondo quanto raccontato da Ansa, durante l’incontro si sarebbe parlato di spingere “al massimo le capacità dei siti già attivi, ma si starebbe guardando anche alla ripartenza di giacimenti, lungo l’Adriatico e in Sicilia, già scoperti ma in parte sottoposti a divieti fra moratoria del blocco alle trivellazioni e estrazione entro le 12 miglia oltre ai tempi della burocrazia”. E a semplificare la situazione per quanto riguarda queste nuove operazioni, dovrebbe essere il governo, con delle deroghe - scrive ancora Greenpeace sul proprio sito - È così che Draghi e il suo esecutivo vorrebbero affrontare la crisi del caro bollette?». 

«Trivellare i nostri fondali per estrarre più gas non abbasserà affatto il costo delle nostre bollette: perché il gas si vende a prezzi di mercato; perché comunque le quantità sono limitate e non incidono sui prezzi; perché per aumentare la produzione dovremmo aspettare anni - prosegue ancora Greenpeace - Oltre a danneggiare il clima, il gas fossile è un combustibile da cui dipendiamo in modo pericoloso. L’Italia importa il 94% del gas naturale che utilizza e ciò porta ad un’eccessiva dipendenza dal contesto internazionale e una conseguente vulnerabilità, assolutamente non mitigabile con nuove estrazioni dalle riserve nazionali (agli attuali consumi esauriremmo le riserve certe e probabili di gas nazionale in soli 15 mesi). Gli investimenti previsti nel gas fossile, comprensivi di Capacity Market, ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, che verranno sottratti alle energie rinnovabili, unica vera soluzione al cambiamento climatico». 

Bisogna puntare sulle rinnovabili per aiutare clima e famiglie
«L’unica alternativa per ridurre davvero le bollette e aiutare allo stesso tempo l’ambiente e le famiglie ad abbattere i costi è incentivare le rinnovabili, invece di bastonarle! Bisogna aumentare la velocità di sviluppo delle fonti rinnovabili, a partire dal solare fotovoltaico e dall’eolico, e avviare politiche di efficienza energetiche nei consumi domestici e nei cicli produttivi. Occorrono soluzioni credibili e radicali per ridurre le emissioni di CO2, semplificando le procedure autorizzative, garantendo un ruolo sempre maggiore alle fonti rinnovabili e ai sistemi di accumulo e correggendo e stabilizzando il superbonus edilizio del 110%. Il governo Draghi sta per spalancare le porte del Paese alle trivelle, buttandosi definitivamente senza se e senza ma tra le braccia di Eni&co, a riprova che la sua è solo “finzione ecologica“. E tutto questo, mentre siamo in piena emergenza climatica!» conclude Greenpeace.

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