Balene, blitz di Greenpeace al Salone Nautico: "Santuario cetacei non diventi cimitero"

Traffico marittimo e inquinamento mettono a dura prova la sopravvivenza del Santuario dei Cetacei, che rischia di diventare un cimitero: le balene diminuiscono ed il degrado aumenta. Greenpeace lo ha denunciato con un blitz all’inaugurazione del 50° Salone Nautico Internazionale di Genova.

Balene, blitz di Greenpeace al Salone Nautico:
All’inaugurazione del 50° Salone Nautico Internazionale di Genova, Greenpeace ha denunciato con un’azione spettacolare il degrado del 'Santuario dei Cetacei', una zona di mare 'protetta' dal 1999. La mattina del 2 ottobre una ventina di attivisti dell’organizzazione sono entrati alla fiera di Genova e hanno aperto due striscioni sulla facciata principale del nuovo padiglione B: un gigantesco scheletro di balena accompagnato dal messaggio "Serve un Santuario non un cimitero". Dopo un’intensa campagna di Greenpeace all’inizio degli anni ’90, finalmente nel 2001 l’Italia riconosceva la creazione del Santuario e si impegnava a proteggere balene e delfini dell’area. Oggi, nove anni dopo, il Santuario dei Cetacei rischia di diventare un cimitero: nessuna misura specifica di tutela è stata ancora attuata, le balene diminuiscono e il degrado aumenta. "Minacce come il traffico marittimo e l’inquinamento – denuncia Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace - stanno mettendo a rischio un ecosistema unico. Le nostre ultime analisi indicano un’elevata contaminazione da batteri fecali in alto mare e un accumulo di sostanze tossiche nei pesci del Santuario, in alcuni casi oltre i limiti di legge. Nonostante le nostre denunce, il ministero dell’Ambiente continua a non fare nulla". È per questo, che proprio da Genova, sede simbolo del Santuario e dove si svolge ogni anno il Salone Nautico, Greenpeace chiede alle Regioni che si affacciano sull’area di non nascondersi più dietro l’inattività del Ministero. La navigazione è uno dei principali problemi del Santuario e proprio le Regioni, che gestiscono le zone portuali nell’area, devono assumersi la responsabilità di garantire la sostenibilità del settore. "Da mesi chiediamo un incontro a Liguria, Toscana e Sardegna - continua Monti - per discutere della gestione del Santuario, ma non ci è ancora stato concesso. Le Regioni devono dimostrare di voler tutelare davvero un patrimonio di cui anch’esse sono responsabili, stabilendo al più presto misure concrete di protezione. Le parole non bastano più, ci servono i fatti!". Un piano di gestione per tutelare il Santuario è stato sviluppato nel 2004, pagato ma mai attuato, e come se non bastasse da quest’anno l’organo di gestione del Santuario, il Segretariato con sede proprio a Genova, non esiste più. "Il conto alla rovescia per salvare il Santuario è partito. L’11 ottobre 2011 - conclude Monti - sarà il decimo anniversario dalla ratifica dell’Accordo: le balene non possono più aspettare!". Il Santuario è un precedente fondamentale per la tutela del nostro mare. Si tratta, infatti, dell’unica area protetta del Mediterraneo che comprende anche acque internazionali. Gli Stati del Mediterraneo si sono impegnati a realizzare una rete di aree marine protette in alto mare entro il 2012: ad oggi esiste solo il Santuario e non è certo un buon esempio.

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