Guerra in Mali: quali gli interessi francesi ed europei?

La situazione politico-militare in Mali sta velocemente peggiorando. A supporto della Francia, già scesa in campo, si sta schierando il resto dell’Unione Europea, anche se con qualche difficoltà. Ecco una breve analisi della posizione emersa nel corso dell’ultima riunione dell’europarlamento.

Guerra in Mali: quali gli interessi francesi ed europei?
Uno dei temi più caldi all’ordine del giorno della seduta del Parlamento Europeo di mercoledì scorso, 16 gennaio, è stato quello relativo all’intervento in Mali, per appoggiare la Francia che da diversi giorni ha già preso iniziativa. A presentare la discussione, l’Alto rappresentante per la politica estera e la difesa – nuova figura introdotta dal Trattato di Lisbona – Catherine Ashton. Lady Ashton ha riferito che nel corso delle due recenti sedute del Consiglio di Sicurezza è stato rilevato come l’azione dei ribelli del nord del paese rappresenti non solo un pericolo per la stabilità interna del Mali, ma anche una grave minaccia per la sicurezza internazionale. In apertura di dibattito, ha presentato il piano che prevede l’istituzione di una missione da parte dell’Unione Europea, con l’obiettivo di addestrare le truppe governative e fornire loro apporto logistico. Esattamente ciò che le forze occidentali hanno fatto in maniera più o meno occulta nel corso delle passate rivoluzioni della Primavera Araba e stanno facendo attualmente in Siria, con la piccola differenza che in queste occasioni il loro aiuto era ed è rivolto ai ribelli. 58 i milioni di euro che dovrebbero costituire la prima tranche di finanziamenti all’operazione. I primi interventi dei parlamentari sono stati tutti in sostegno alla politica francese. Addirittura, fra coloro che si sono dichiarati favorevoli all’intervento armato, c’è stato anche chi ha rimproverato ad Ashton e all’Unione Europea in generale lentezza decisionale, ritardo e mancata coesione interna, ringraziando al tempo stesso il Governo francese per aver tutelato gli interessi dell’Europa nella zona. Emblematica, a questo proposito, è stata la dichiarazione del cristiano democratico spagnolo Salafranca, secondo cui “se la UE aspira al ruolo di potenza globale dovrà onorare il suo impegno di interlocutore globale in un’area molto vicino ai nostri interessi”. Non è infatti un mistero che il Mali sia una nazione dal grande interesse strategico, per diversi motivi. È forse questo aspetto che ha consentito al Presidente francese Hollande di raccogliere sin qua un elevato consenso intorno alla sua politica interventista, nonostante l’impostazione antibellica della sua campagna elettorale. Particolarmente contraddittorio è parso il discorso del conservatore inglese Charles Tannock, che ha tracciato un netto solco per differenziare le rivoluzioni della Primavera Araba dai fatti maliani. Allora, secondo lui, i jihadisti erano dei liberatori, mentre oggi vanno considerati alla stregua dei terroristi di Al Qaeda – i quali, fra l’altro, sono stati e sono tutt’ora coinvolti in tutte queste vicende, compresa la rivolta siriana. Per evidenziare questa grave contraddizione nel corso del dibattito sono intervenuti alcuni europarlamentari, come il francese del Fronte Nazionale Gollnish, che ha puntato il dito proprio sull’incoerenza dei partiti dell’emiciclo che hanno sostenuto gli estremisti e i terroristi islamici quando faceva loro comodo – prima guerra in Afghanistan, prima guerra in Iraq, Libia, Siria solo per citare i casi più eclatanti –, salvo poi prepararsi a combatterli quando i loro interessi diventavano divergenti. Anche la deputata tedesca della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica Losing si è domandata e ha domandato se i veri interessi in gioco in Mali non siano in realtà quelli strategici delle potenze atlantiche e quelli economici delle multinazionali, facendo riferimento, fra le altre cose, ai ricchi giacimenti di uranio del paese e all’importante progetto dell’oleodotto del Sahel. Ha rincarato la dose il greco Angourakis, che ha condannato senza mezzi termini l’iniziativa del Governo francese, definendola un’ “invasione imperialistica” finalizzata a mantenere il controllo sulle materie prime e sui territori e sostenuta dagli Stati Uniti e dalla NATO. Ignorando queste posizioni e rivolgendosi principalmente agli interventisti che criticavano l’immobilismo europeo, Lady Ashton ha concluso promettendo che la missione europea di addestramento dell’esercito del Mali sarà avviata il prima possibile e che essa sarà “parte di un programma più ampio per stabilizzare questa zona del mondo e garantire un futuro politico alle popolazione di questa regione”. Un piano di stabilizzazione più complesso tanto dal punto di vista territoriale quanto da quello degli ambiti d’intervento. A garantire l’appoggio, per ora solo logistico, del nostro paese, ci ha pensato direttamente il Ministro Terzi che, dopo essersi incontrato con il collega americano Leon Panetta – a testimonianza del fatto che anche gli Stati Uniti sono pienamente coinvolti nell’iniziativa –, ha assicurato che l’Italia intende rispettare le previsioni della risoluzione 2081 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, alla quale si è richiamata la Francia – in maniera illegittima, dato che il documento prende in considerazione solo un’azione concertata e non iniziative belliche di singoli paesi – per giustificare il suo intervento.

Commenti

Stavo giusto leggendo "Illusioni necessarie" di Noam Chomsky - 1989 Cito testualmente: "... dovremmo dedurre che quanto viene definito "democrazia" è un sistema che rifiuta le forme democratiche e favorisce lo sfruttamento, con un'economia controllata dallo Stato ma coordinata con le grandi imprese nazionali o multinazionali. Questo modello appare più simile al fascismo tradizionale che alla democrazia, ma le cose si chiariscono se ci rendiamo conto che il termine "democrazia" significa semplicemente che la vita sociale, economica e politica è dominata da personaggi locali adeguatamente sensibili agli interessi delle grandi società e del governo USA. Tutto questo si accorda bene con la dottrina secondo cui è giusto che gli altri Paesi controllino il proprio destino, a meno che il loro sviluppo sfugga al controllo e interferisca negativamente con gli interessi USA." Non ho altro da aggiungere!
ARTURO MARADEI, 18-01-2013 07:18
... molto interessante... quanti precari potrebbero essere sostenuti economicamente con 58 milioni di euro nel 2013? quanti progetti di contrasto alla povertà e all'esclusione potrebbero essere finanziati per l'anno in corso con 58 milioni di euro? e se quei soldi fossero investiti in incentivi per il passaggio al fotovoltaico? o in sperimentazione senza animali? o nel settore dell'intercultura e della cooperazione internazionalei.... no investiamo in BOMBE IN GUERRA IN MORTE..... VERGOGNA..... Bravo Angourakis
Jaulleixe, 19-01-2013 06:19
Dobbiamo ringraziare l'iniziativa del presidente Holland e il coraggio dei francesi per l'intervento armato atto a combattere la presenza di fanatici islamici nella parte settentrionale del Mali.Tutte le volte che bisogna combattere il malaffare di movimenti pericolosi come quelli jahdisti del magreb e di altre parti del mondo si grida allo scandalo ,si tira in ballo il colonialismo si attacca l'imperialismo statunitense , francese o inglese .Invece di essere uniti e coesi come democrazie occidentali contro le minacce di terroristi o di forze destabilizzanti e fare fronte comune per la difesa del diritto internazionale,assistiamo all'intervento del moralizzatore di turno , della critica o della condanna che sia.Bisogna decidersi .Se dobbiamo assicurarci l'esistenza e il futuro di società civile quale quella che abbiamo costruito. Bisogna lottare senza ma e senza se Oppure abbandoniamo tutto rinunciamo a difenderci perdendoci in sterili polemiche e permettiamo ai vari sceicchi del terrore ,i vari zawahiri di seminare terrore nelle nostre città con lo sconvolgimento degli assetti socio economici già duramente provati. Credo convenga a tutti unire gli sforzi per annientare una volta per tutti i signori della guerra ,emiri , sultani e sceicchi che baldanzosi osano togliere la vita ,fare carneficina di esseri umani di qualsiasi nazionalità per raggiungere i loro biechi interessi.
turiddu, 20-01-2013 12:20
Tenendo presenti entrambi i contributi sul MALI, "una guerra inevitabile"? e Guerra in MALI:"quali gli interessi francesi ed europei"?, è mia opinione che si debba fare un salto di analisi più completo e politico per comprendere la reale portata globale della situazione economica internazionale, giunta alla più parossistica e allarmante espressione del sistema liberalcapitalistico. Bisogna partire dalla costatazione che il processo accumulativo-produttivo teso al profitto, quel sistema che già nei confini nazionali tende per sua stessa natura al monopolio, una volta immesso, con la liberalizzazione del mercato dei capitali, nel contesto economico globale, crea e si regge attraverso le multinazionali, che, seguendo lo stesso principio, tendono al monopolio. Tale monopolio non può però estendersi sulla generalità di prodotti, pena guerre..commerciali a non finire, bensì è costretto a modellarsi e specializzarsi per settori. In questa spartizione di settori si forma inevitabilmente una graduatoria a seconda della prevalenza-prepotenza dell'una sull'altra consorella sfruttatrice. Si pensi alle risorse prime naturali in relazione all' industria dell' acciaio ( costruzioni, armi, navigazione marittima e aerea, etc.), dell' agricoltura ( terra, alimentazione), del commercio ( trasporti) con tutti i suoi settori correlati e collegati( bancario, finanziario, mediatico). Si tratta di un processo inarrestabile se basato sulla spinta individualistico-liberal-accumulativa. Processo che sta portando, siccome imperante, alla progressiva esautorizzazione delle realtà nazionali e culturali divenute semplici camuffamenti dell' avidità multinazionale globalizzata per settori. Verranno travolte a livelli sempre più elevati anche realtà federate come USA e...federabili come Europa, Unione Africana o del Sud America con prospettive di inimaginabili scontri con le potenze asiatiche, essendo state già irrimediabilmente messe a tacere le federazioni dell' Unione Sovietica e Yugoslava. Nè servirà, se non a ritardare la catastrofe della schiavizzazione del lavoro, la...strana riscoperta delle ricette keinesiani della redistribuzione interventistica da parte degli stati...fantoccio. Un simile processo potrà essere arrestato e una vera redistribuzione potrà cominciare a ridare la libertà e la dignità ai popoli lavoratori soltanto se gli stessi si uniranno nel pretendere l' assoluta separazione di regole economiche: il settore privato potrà muoversi con i criteri di...vera concorrenza nelle sfere esclusivamente private; quello pubblico dei beni comuni dovrà rispondere a rigorosi criteri di pianificazione rispetto ai bisogni primari della popolazione nella sua interezza sociale e non solo elettorale.Potremo augurabilmente proseguire l'analisi e la discussione, ma per il momento e per rispetto della...pazienza, voglio solo aggiungere che per atti come vendita del demanio, quote di partecipazione pubblica in...multinazionali,concessioni territoriali ogni autorizzazione dovà venire direttamente dal corpo elettorale e non attraverso la rappresentanza parlamenta nè tanto meno da quella governativa.Grazie.
Franco, 20-01-2013 10:20

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.