L'esperto del CNR: "Atmosfera e clima in totale disequilibrio"

Dopo la tragedia della Marmolada si susseguono le dichiarazioni allarmate che sottolineano, una volta di più, come la crisi climatica in atto stia producendo conseguenze devastanti.

L'esperto del CNR:

Il glaciologo Renato Colucci dell'Istituto di scienze polari del Cnr, che studia da tempo il ghiacciaio, ha fornito un'analisi estremamente preoccupante: "Da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l'inverno scorso c'è stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali. Il caldo estremo di questi ultimi giorni, con questa ondata di calore dall'Africa, ha verosimilmente prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio che in realtà è una "pancia": infatti è, o era, una via che si chiama proprio Pancia dei Finanzieri. Siamo quindi proprio nelle condizioni peggiori per distacchi di questo tipo, quando c'è tanto caldo e tanta acqua che scorre alla base. Non siamo ancora in grado di capire se si tratti di un distacco di fondo del ghiacciaio o superficiale, ma la portata sembra molto importante, a giudicare dalle prime immagini e informazioni ricevute. L'atmosfera e il clima, soprattutto al di sotto dei 3.500 metri di quota, è in totale disequilibrio a causa del "nuovo" clima che registriamo e quindi, purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni e anche per questa estate dobbiamo mantenere la massima attenzione".

Già nel dicembre 2019 il CNR aveva dato l'allarme affermando che nel giro di 25-30 anni il ghiacciaio della Marmolada sarebbe scomparso: "Dal 2004 al 2015 ha subito una riduzione di volume del 30% e di area del 22%: nell’arco dei prossimi decenni potrebbe addirittura scomparire del tutto - scriveva il CNR in una nota - A rivelarlo, uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell’Università gallese di Aberystwyth e dall’ARPA Veneto, che ha messo a confronto due rilievi geofisici sul ghiacciaio effettuati nel 2004 e nel 2015. Il lavoro “Recent evolution of Marmolada glacier (Dolomites, Italy) by means of ground and airborne GPR surveys” è pubblicato su Remote Sensing of the Environment".
Due anni e mezzo era sempre Colucci a fornire l'analisi del fenomeno: “Il primo rilievo è stato acquisito usando un ‘ground penetrating radar’ (GPR) terrestre, una tecnologia non invasiva utilizzata in geofisica, basata sul segnale elettromagnetico riflesso e trasmesso dal terreno a seconda delle caratteristiche, creando sezioni dettagliate. Il secondo, invece, usando dati raccolti in volo con GPR da elicottero. In questo modo è stato possibile ricostruire due modelli 3D del ghiacciaio che hanno permesso di misurare con precisione non solo le caratteristiche interne e morfologiche, ma anche l’evoluzione recente nel corso del decennio, quantificato in termini volumetrici”.
"Il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, è ora frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti - continuava la nota del 2019 - I terreni carsici, come la Marmolada, sono irregolari e costituiti da dossi e rilievi. Se il ghiaccio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso".

“Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno)”, aveva aggiunto Colucci, “sta ulteriormente minando la ‘salute’ della Marmolada accelerandone la già forte e rapida fusione”.
"La ricerca ha inoltre evidenziato che, se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall’ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento" scriveva ancora il CNR.

“Il ghiaccio, quindi, non esisterà più. E se, come da scenari climatici, la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, questa previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente. In ogni caso”, conclude Colucci, “anche se la temperatura restasse com’è, il ghiacciaio è già in totale disequilibrio con il clima attuale e quindi il suo destino appare comunque segnato”.

E Greenpeace ha diffuso le immagini satellitari dei principali ghiacciai italiani: della Marmolada, dell’Adamello, del Monte Bianco e dei Forni. Il confronto con gli anni precedenti evidenzia la progressiva diminuzione del manto nevoso che alimenta i ghiacciai.

"Restando scoperti già a giugno ed esposti alle temperature estive, questi ghiacciai sono destinati ad arretrare ulteriormente e a ridursi di spessore, ma la loro scomparsa è un grave problema perché rischia di andare perduta una preziosa riserva idrica e una fonte importante per la produzione di energia idroelettrica" scrive Greenpeace.

"Dietro tragedie come quella del ghiacciaio della Marmolada, o la condizione di siccità che sta mettendo in ginocchio intere aree del nostro Paese, ci sono i cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra prodotte dalle attività antropiche - aggiunge Greenpeace - e dietro le emissioni di gas serra ci sono le politiche dei governi, che continuano a puntare sui combustibili fossili, ritardare la transizione energetica e permettere alle grandi aziende del petrolio e del gas di generare enormi profitti a discapito dell’ambiente. Se vogliamo scongiurare gli effetti peggiori della crisi climatica c’è solo una cosa da fare: abbandonare le fonti fossili, investire su energia rinnovabile ed efficienza energetica, e dare seguito con urgenza agli impegni per la riduzione delle emissioni climalteranti".

Foto CNR

 

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