Il lavoro può ancora nobilitare l’uomo e la donna?

In tanti hanno scoperto che il cambiamento "fa vendere" e quindi propongono le soluzioni più variegate; ma pochi, o meglio quasi nessuno osa mettere in discussione il fatto che l’aspetto lavorativo è centrale per ogni vero cambiamento, personale e collettivo.

Il lavoro può ancora nobilitare l’uomo e la donna?

In tanti hanno scoperto che il cambiamento "fa vendere" e quindi propongono le soluzioni più variegate; ma pochi, o meglio quasi nessuno osa mettere in discussione il fatto che l’aspetto lavorativo è centrale per ogni vero cambiamento, personale e collettivo. È il nostro lavoro che costruisce e manda avanti una società piuttosto che un'altra ed è l’attività a cui dedichiamo più tempo, sempre di più, perché grazie alla tecnologia, che in teoria ci doveva emancipare proprio dal lavoro, siamo con la testa e il corpo al lavoro per la quasi totalità delle nostre ore di veglia.
Ma mettere in discussione questo pilastro della società è un cambiamento troppo impegnativo e glininnumerevoli venditori di palliativi preferiscono consigliare pratiche più soft, che facciano in modo che il disagio, la depressione, la tristezza di fare un lavoro che non ci piace e che è spesso dannoso per noi, per il prossimo e per l’ambiente, possano essere accettati o comunque non messi troppo in
discussione. Un po’ di Valium sparso nelle nostre giornate che ci possa far tirare avanti in qualche modo.
Però poi alla fine sempre lì si ritorna, a un'attività che ci segna profondamente e il cui disagio non può essere spento da qualche consiglio a caro prezzo dell’ultimo coach o guru alla moda.
Forse è proprio il caso di affrontare davvero la situazione e credere innanzitutto in se stessi, nelle proprie capacità e poi eventualmente anche valutare se, collaborando con gli altri, si possa costruire qualcosa che possa dare un senso a giornate che non possono essere sprecate a fare sempre le stesse noiose e socialmente inutili attività, con il solo scopo di portare a casa dei soldi. E se si inizia a ragionare diversamente, è come se si vedesse la realtà colorata invece che in bianco e nero. Una volta che ci si chiede se ci sia qualcosa di diverso dal conosciuto, ci si presenta un mondo infinito di possibilità e proposte. Nel momento in cui si mettono in discussione paure, luoghi comuni, detti e leggende per le quali non esiste altra strada che quella battuta e seguita da tanti, ecco arrivare tante e tali occasioni da rischiare il problema contrario e cioè di non sapere cosa scegliere fra tutta quella abbondanza; qualcuno direbbe che ci si trova di fronte a un happy problem. Ci sono così tante idee, creatività, realtà, persone, progetti, iniziative, vita là fuori, che non lo si riesce nemmeno a immaginare se non lo si sperimenta. E cambiare il proprio lavoro, quindi la propria esistenza, non è una missione impossibile; pianificando bene e seguendo i passi giusti, è un obiettivo alla portata di chiunque sia motivato a farlo. Infatti sono la motivazione e convinzione che fanno la differenza fra chi sogna tutta la vita di fare qualcosa che non farà mai e chi invece realizza le proprie aspirazioni.
E quando si apre la porta alle possibilità, si vedrà che fare lavori in linea con le proprie aspirazioni e che non siano dannosi a se stessi, gli altri e l’ambiente non è poi così difficile; per di più è molto gratificante, si risparmiano pure soldi, si guadagna in qualità della vita e delle relazioni. Forse è proprio il caso di provarci.

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