Il Natale del cibo merce

C’era una volta, tanto tempo fa, un paese che aveva del cibo favoloso, genuino, fatto con capacità, sapienza, tradizione e dedizione, così come dovrebbe essere per ciò che serve al nostro sostentamento e anche al piacere del palato. Poi però arrivò sua maestà il Profitto...

Il Natale del cibo merce

C’era una volta, tanto tempo fa, un paese che aveva del cibo favoloso, genuino, fatto con capacità, sapienza, tradizione e dedizione, così come dovrebbe essere per ciò che serve al nostro sostentamento e anche al piacere del palato.
Poi però arrivò sua maestà il Profitto e si sa che per fare soldi non si va per il sottile e quindi da cibo a mer.. ce il passo è breve. Nella vomitevole orgia natalizia, che è un affronto indegno a un mondo che ancora oggi nel 2025 ha centinaia di milioni di persone che si dibattono fra fame, miseria e disperazione, se ne vedono davvero di tutti i colori. Laddove ormai il cibo costa niente, perché è niente, si propone al pubblico una sfilza di prodotti, una volta di pregio e ora trasformati in qualcosa che si fa fatica a chiamare cibo. Anche se siamo abituati a tutto, si assiste a trovate alimentari che lasciano sgomenti.

Sapendo che mi occupo di consumi e qualità della vita, amici mi segnalano aspetti che pensano possano interessarmi. Questa volta mi è stata segnalata la pubblicità di un pacco natalizio alimentare dotato di una decina di prodotti, fra quelli tradizionali di Natale, dai costi normalmente non bassi. Il tutto per poco più di 12 euro, per un costo a prodotto irrisorio. Bisogna poi contare anche il costo del confezionamento di plastica, carta e vetro, poi la pubblicità, il trasporto, il guadagno per il rivenditore, il lavoro dei dipendenti del supermercato, quindi il costo del prodotto alimentare stesso scende ancora di più. Questa meraviglia natalizia, praticamente un regalo, non viene proposta solo dai super discount alimentari ma anche dai marchi della grande distribuzione organizzata. Ora ci si chiede: ma per costare così poco, cosa ci sarà mai dentro a quel cibo? Chi lo ha coltivato, lavorato, preparato, quanto sarà stato pagato? O meglio, sarà stato pagato? Perché il dubbio viene se si pensa che chi vende quel prodotto deve guadagnarci e facendo i conti evidentemente non gli rimane pressoché nulla.
Com'è possibile che esista a livello alimentare qualcosa del genere? E senza che nessuno fra i mille controllori di qualsiasi cosa, che affollano organi statali di ogni tipo, si sia posto nemmeno una domanda o un minimo dubbio? E i sindacati qualche domanda se la fanno?
A chi fa prodotti artigianali di qualità come li preparava la nonna, la stessa nonna che viene riportata su tante confezioni di cibo industriale per rievocare la genuinità, vengono richieste tutele, prassi igieniche, controlli, pulizie da sala chirurgica, certificazioni, bolli, timbri, chili di carta, lastre, elettroencefalogrammi, elettrocardiogrammi, prove sotto sforzo, salto nel cerchio di fuoco e tripli salti mortali con avvitamento. Il tutto ovviamente fa lievitare i prezzi e fa rimanere “fuori mercato” il povero fesso che ha deciso di fare le cose genuine e che verrà ovviamente asfaltato dalle confezioni di cui sopra, che sicuramente avranno tutto in “regola”, tranne il cibo, che non si sa cosa mai possa essere a quei costi irrisori e inverosimili.
Ma in fondo al consumatore, che avrebbe un grande potere rifiutando questa roba, non frega nulla, basta brindare e credere che anche lui può finalmente mangiare il cibo dei “Signori” pagandolo niente; che bellezza il progresso, che felicità!
Forse saremo un po’ meno felici quando dovremo curarci dalle conseguenze che ha quella mer..ce sul nostro corpo e allora ciò che abbiamo apparentemente risparmiato lo pagheremo assai salato e con gli interessi. Ma non ci importa nulla nemmeno di quello; in fondo la lezione Covid ci ha insegnato che solo il terribile virus è da temere, tutto il resto come minaccia alla nostra salute non esiste…
Se proprio dovete comprare qualcosa, comprate meno ma meglio, rivolgetevi ai gruppi di acquisto collettivo, direttamente ai produttori locali che conoscete e sapete come e cosa lavorano, farete un gesto sano per loro, per la vostra salute e per l’ambiente.
 
 Foto: Pixabay per Pexels
 

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