In migliaia alla manifestazione per dire no alla base militare nel Parco di San Rossore

Sabato scorso si è tenuta a San Piero a Grado, nel pisano, la manifestazione organizzata dal Comitato No Base per protestare contro la costruzione di una base militare in un'area all'interno del parco di San Rossore.

In migliaia alla manifestazione per dire no alla base militare nel Parco di San Rossore

Il corteo è stato promosso dal movimento No Base e vi hanno preso parte migliaia di persone sotto la pioggia. Alcuni manifestanti hanno poi divelto «le reti della base militare del Cisam, dove è prevista la nuova collocazione per la base militare dei Gruppi Intervento Speciale dei Carabinieri inizialmente pensata dal governo nella tenuta di Coltano» spiegano gli stessi promotori della protesta.

«Decine e decine di metri di filo spinato sono caduti facendo entrare, a poca distanza dai plotoni di forze dell’ordine, centinaia di persone in un’area fino a oggi militarizzata e preclusa alla cittadinanza - continua il comunicato stampa del Comitato No Base - Centinaia di persone hanno piantato su quel terreno bandiere della pace e del movimento No Base, portando un duplice e chiaro messaggio: nessuna base in area che dovrebbe essere rinaturalizzata per nessuna guerra. Si è così conclusa la manifestazione, dopo aver affrontato una pioggia battente e dato voce alle tante esperienze e realtà sociali, transfemministe, sindacali e politiche che si sono unite contro l’escalation di guerra, tra cui realtà per la Palestina e anche il movimento per la liberazione del Kurdistan».
«La presenza di movimenti territoriali, realtà pacifiste e in lotta per l’autodeterminazione dei popoli non si è fermata solo alla fortissima denuncia delle catastrofi che “guerra, armi e fossile” stanno producendo per tutta la società e l’ambiente - si legge ancora nella nota dei promotori - ma ha voluto mettere in pratica il messaggio che è possibile e necessario prendere posizione e parte attiva contro la pericolosa corsa verso una sempre più concreta possibilità di terza guerra mondiale. Un impegno collettivo quello assunto con la manifestazione del 21 ottobre: impedire che né un centimetro di suolo naturale e né un centesimo vengano destinati all’economia di guerra. Il corteo ha espresso con evidenza l’esigenza di un conflitto tra una variegata e determinata popolazione che vuole la pace, la democrazia e garanzie sociali e chi vuole portare avanti, nelle segrete stanze della istituzioni, i progetti di infrastrutture militari destinati da un lato a devastare i territori locali e dell’altro ad alimentare la guerra a livello internazionale. Una politica che porta svantaggi alle comunità locali ed esporta morte all’estero che deve essere invertita, per questo ribadiamo che la giornata di ieri è solo una tappa di un processo più ampio per fermare l’escalation».

 

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