Indigenous Terra Madre 2011

Le comunità del cibo indigene si riuniscono per la prima volta in Svezia dal 17 al 19 giugno. Indigenous Terra Madre 2011 sarà un'occasione per scambiare esperienze e far sentire la propria voce.

Indigenous Terra Madre 2011
Si terrà a Jokkmokk (Sápmi, Nord della Svezia) dal 17 al 19 giugno Indigenous Terra Madre 2011, incontro internazionale organizzato da Slow Food Säpmi, Slow Food i Sverige e Slow Food International: sistemi alimentari locali, saperi tradizionali, diversità delle lingue indigene e conservazione dell'agro-biodiversità sono i temi principali in discussione. All’evento parteciperanno 300 delegati da 31 Paesi, 50 comunità indigene e 70 differenti gruppi etnici per scambiare esperienze e far sentire la propria voce: il messaggio che vogliono lanciare è che i saperi tradizionali e l'uso sostenibile delle risorse naturali possono contribuire a sviluppare modelli alimentari buoni, puliti e giusti, contrastando il degrado ambientale e il cambiamento climatico. L’incontro riunirà il popolo Sami proveniente da tutto il territorio Sápmi, oltre a popoli indigeni da tutti i continenti: produttori nativi americani del Presidio della pecora Navajo-Churro, razza autoctona i cui metodi di allevamento si intrecciano con la storia e la mitologia; produttori del Presidio cileno del Merkén, una miscela di spezie utilizzata nella cucina familiare per insaporire zuppe, piatti di carne, frittate e insalate. Ci saranno anche i Tuareg del Niger produttori di latte, carne e cereali, la cui dieta si basa sulla pastorizia nomade, i pescatori di salmone della Kamchatka in Russia, che sopravvivono grazie alla pesca sostenibile del salmone, e i coltivatori di riso tradizionale del Presidio del riso Bario della Malesia, che continuano a praticare i riti della loro antica civiltà agricola. L’evento nasce dalla rete di Terra Madre che, a partire dal 2004, riunisce gli attori della filiera agroalimentare da 163 Paesi impegnati nella produzione alimentare sostenibile. Tra questi, molte comunità indigene, spesso già sostenute attraverso i progetti dei Presìdi Slow Food. Queste comunità hanno preservato conoscenze, saperi pratici, razze animali, varietà vegetali e preparazioni alimentari che rischiano di scomparire nel modello di produzione del cibo industriale globale, pur essendo fondamentali per il futuro loro e di tutta l’umanità.

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