Usa, tra censura e propaganda. Intervista ad Amber Lyon

La seconda parte dell'intervista alla giornalista investigativa americana Amber Lyon nota per il suo impegno nel portare alla luce le cause celate all'opinione pubblica. Ex corrispondente della CNN, Amber Lyon ha accusato il network di aver sistematicamente censurato i resoconti più importanti sulla rivoluzione in Bahrain.

Usa, tra censura e propaganda. Intervista ad Amber Lyon
LEGGI LA PRIMA PARTE DELL'INTERVISTA Il giornalismo mainstream e i media statunitensi sembrano dunque essere manipolati, corrotti e sponsorizzati dal Governo per appoggiare le proprie strategie e la propria propaganda, qual è la tua opinione e la tua posizione? C’è un’evidente censura nel mainstream che favoreggia il Governo degli Stati Uniti ma anche le corporazioni. Accadde anche durante i movimenti di protesta di Occupy. I principali canali televisivi d’informazione non hanno mai coperto con accuratezza la brutalità perpetrata dalla polizia e, in alcuni casi, dipinsero i manifestanti come dei vagabondi pazzi e disorganizzati che non avevano neppure un programma. Per essere più concreti, mi vengono in mente alcuni esempi in cui l’informazione ha appoggiato o sponsorizzato gli USA (o viceversa) contribuendo pesantemente a creare un consenso pubblico internazionale e, di conseguenza, contribuendo a validare delle decisioni molto sensibili: la guerra in Iraq, la propaganda americana contro l’’Afghanistan, più recentemente l’intervento in Libia durante il quale si è assistito a un silenzio quasi totale sulle stragi di civili uccisi dalla cosiddetta “guerra intelligente”, e si potrebbe continuare a lungo. L’informazione non etica è divenuta un’arma addizionale dei governi? La propaganda attraverso i media mainstream è stata un’arma potente per i governi sin dai tempi di Hitler. C’è un effetto ed un impatto psicologico notevole sulla gente che ascolta ripetutamente certi tipi di notizie e che è portata a non ricercare la verità, ma, anzi, a catalogare nella mente quelle notizie come la verità. Con il NDDA 2013 (National Defense Authorization Act) il Governo degli USA sta pianificando di modificare lo Smith-Mundt Act del 1948 che proibisce agli Stati Uniti di fare ed utilizzare la propaganda nei confronti della gente. Questo permetterà dunque al Governo americano di fare ricorso alla propaganda sull’opinione pubblica come una vera arma per cercare di fare approvare in maniera coercitiva guerre, atti di politica estera, ed altro. È inquietante. I cittadini statunitensi hanno una reale percezione del sistema d’informazione esistente e del peso che può avere nelle loro vite, nel loro modo di pensare e quindi nei loro comportamenti quotidiani? La maggior parte dei cittadini statunitensi sono occupati nel tentativo di sopravvivere in questo difficile momento economico. Non hanno il tempo di riconoscere la propaganda o di cercare fonti nuove che siano più oneste. L’informazione mainstream è conveniente, predominante. Sfortunatamente, i principali canali d’informazione indipendenti raccontano la verità ma non hanno la possibilità di controbattere il meanstream e così il loro messaggi non giungono alla maggioranza della cittadinanza. Ritornando alla tua esperienza, hai lavorato per diversi anni nel settore del giornalismo e per il tuo lavoro sei stata insignita di tanti riconoscimenti e premi. In precedenza, non hai mai avuto la percezione del livello di criticità della situazione in merito all’informazione? Non conoscevo questa desolante realtà e sino a poco tempo fa non conoscevo in profondità la censura. In passato avevo sentito parlare di reclami per via della censura, ma non avevo idea di quanto lunghi sono i suoi tentacoli sino al momento in cui non ne sono stata coinvolta io direttamente negli ultimi due anni Ti propongo una serie di tematiche sulle quali, a mio avviso, i media e i giornalisti sono stati accondiscendenti ed in cui non si è cercato di fare emergere la verità. Lo Stato di polizia negli USA, le operazioni americane camuffate da interventi umanitari, l’incostituzionalità del NDDA che viola i diritti civili e umani dei cittadini, le operazioni militari secrete di lotta al terrorismo portate avanti dagli USA ignorando l’opinione del Congresso e violando la sovranità di altri paesi, che ne pensi? Su tutto il territorio del paese, la militarizzazione dei reparti di polizia è una delle cose più inquietanti che viene appena trattata e coperta dalla maggior parte dei canali mediatici. Non si può più scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso senza doversi confrontare con le intimidazioni delle forze di polizia. Un esempio è quanto accaduto nella protesta anti-polizia brutale di Anaheim in California. Lo scorso luglio 2012, la gente scese per le strade per protestare e la polizia, in pieno giorno, colpì ed uccise un membro disarmato della comunità, Manuel Diaz, aveva 25 anni. Invece di lavorare con e per la comunità per cercare una situazione conciliante, i manifestanti furono accolti dalla polizia in abbigliamento da combattimento davanti ad una folla di donne e bambini disarmati. La polizia insorse pure con me e altri giornalisti. L‘informazione mainstream dimenticò di raccontare che la polizia era in assetto da guerra come se dovesse combattere in Afghanistan guadagnandosi il soprannome di “Afghanaheim”. La brutalità della polizia non è stata coperta dai media ed anzi fu raccontato che i manifestanti attaccarono la polizia. Per quanto riguarda l’NDDA, occorre dire che raramente i giornalisti prendono posizione contro una legge in maniera da rimanere obiettivi, ma, a volte, ci sono leggi che sono una reale aggressione ai nostri diritti democratici di base e alla libertà e sui quali abbiamo il dovere di parlare. È il caso del National Defense Authorization Act, una legge relativamente recente che dà alle forze militari statunitensi il potere di trattenere in stato di fermo chiunque senza la necessità di prove ed inoltre che criminalizza ogni forma di dissenso ed anche il giornalismo investigativo. L’NDAA Sezione 1021 dà al governo federale il potere di agire come un dittatore e arrestare ogni cittadino americano, o chiunque altro, senza alcuna garanzia e a tempo indeterminato sino “alla fine delle ostilità”. L’American Civil Liberties Union ha definito questa legge come “una catastrofe che colpisce le libertà civili”. L’amministrazione Obama non ha riferito chiaramente l’impatto di tale legge all’opinione pubblica e l’ha firmata il 31 dicembre del 2011 mentre gli americani celebravano il capodanno. Tale legge ha un impatto quotidiano sulle nostre vite ed è un ulteriore violazione dei diritti alla libertà di espressione. Inoltre NDDA insabbia le informazioni che possono svelare la corruzione di questo paese che sta distruggendo gli Stati Uniti anche finanziariamente. L’NDAA spaventa i giornalisti perché li trasforma in criminali. Da giornalista dovrò fare attenzione a non rivelare le nostre fonti di informazione confidenziali. Se il Governo o le corporazioni corrotte mettono pressione sulle autorità su notizie date dai giornalisti, l’NDAA offre loro l’opportunità ed il potere di sbatterti in prigione a tempo indeterminato. Un altro grave aspetto della legge è che permette al governo di imprigionare chiunque sia sospetto o associato al terrorismo. E tutto ciò è totalmente legato alla interpretazione della legge e alla soggettività degli individui. Qualche anno fa anche Nelson Mandela, premio nobel per la pace, era considerato un terrorista e era nelle liste statunitensi dei terroristi. In merito alle operazioni militari statunitensi camuffate da intervento umanitario e ad altri temi citati, si tratta di argomenti di cui non mi sono mai occupata professionalmente e quindi preferisco non dare un commento. Come si può concretamente lottare la censura, la corruzione e la manipolazione dei media in maniera da garantire un giornalismo libero e davvero al servizio della verità? I giornalisti compiacenti stanno uccidendo il giornalismo. È nostra responsabilità testimoniare la censura, raccontarla e rifiutarla. La corruzione non può sopravvivere senza l’assistenza di patetici giornalisti. Come giornalisti dobbiamo proteggere la gente e non le corporazioni. Siamo qui per fare i controllori del governo e non per farne gli interessi. La migliore maniera per lottare la censura è quella di creare nuovi canali indipendenti che abbiano la capacità e l’integrità per offrire ai lettori e al pubblico la verità, senza trarne profitto. I media dovrebbero essere gestiti da giornalisti, non da uomini d’affare il cui obiettivo è cercare il profitto. L’uso dei social network, Facebook, Twitter ed altri in grado di divulgare notizie, video, foto, è un ulteriore strumento che può lentamente fare diventare irrilevante la censura dei media mainstream. Ma anche la gente e l’opinione pubblica dovrebbero protestare contro la censura e boicottare i media che la portano avanti. La censura è alla radice dei maggiori problemi sociali Ovviamente anche in Italia, in materia d’informazione, siamo confrontati a situazioni simili, con impatti internazionali chiaramente inferiori. Che messaggi ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori e, in generale, ai cittadini italiani? Negli ultimi anni, la gente di tutte le parti del mondo ha cominciato a ribellarsi alla corruzione e a combatterla in una maniera mai vista in precedenza. È iniziato un drastico cambiamento nei media a livello mondiale. Oggi più che mai i canali mediatici stanno appoggiando la propaganda pro-governi e pro-corporazioni. La maggior parte dell’informazione mainstream continua a censurare le storie di protesta a livello mondiale e a nascondere la verità per favorire gli interessi dei governi e degli sponsor. È vitale che impariate a riconoscere e ignorare la propaganda e informarvi da fonti indipendenti nelle quali credete. "Giornalismo è quando si decide di mandare in stampa ciò che altri non vogliono vedere pubblicato. Tutto il resto sono relazioni pubbliche" George Orwell

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