L'associazione ContiamoCi! a Giani: «Perché soffocare legittime perplessità in maniera semplicistica, arbitraria e prepotente?»

L'associazione ContiamoCi!, nella rappresentanza dei sanitari della Toscana, risponde con una lettera aperta al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha rilasciato dichiarazioni molto dure affermando che da ottobre chi, tra i cittadini, non si è vaccinato non potrà avere accesso a luoghi pubblici e che procederà alla sospensione di 4500 sanitari.

L'associazione ContiamoCi! a Giani: «Perché soffocare legittime perplessità in maniera semplicistica, arbitraria e prepotente?»

L'associazione ContiamoCi!, nella rappresentanza dei sanitari della Toscana, risponde con una lettera aperta al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha rilasciato dichiarazioni molto dure affermando: «Lotterò fino alla fine con coloro che non si vogliono fare il vaccino. Il nostro è un atteggiamento di assoluto rispetto fino al 30 settembre, dopo tiriamo le somme della nostra campagna vaccinale e chi non ha fatto il vaccino non ha più scuse. Dopo quella data chi non ha fatto il vaccino sta a casa: queste persone non si provino a venire nei luoghi pubblici perché la loro non vaccinazione per scelta è una cosa inconcepibile nell'economia e nell'interesse di una comunità che vuole superare l'emergenza sanitaria».

E riferendosi ai sanitari, ha aggiunto: «Stanno partendo le lettere di sospensione per gli operatori sanitari no vax», che «in Toscana sono circa 4.500. Chi non intende vaccinarsi non può prendersi cura degli altri».

Ecco la lettera di risposta dei sanitari toscani di ContamoCi!:

«Come cittadini e operatori sanitari toscani ci sentiamo offesi dall’etichetta corriva di no-vax con cui pretende di liquidarci. Contestando con validi argomenti, e nell’interesse generale, la ragionevolezza scientifica di provvedimenti tanto gravi per la loro incidenza su libertà fondamentali e diritti costituzionalmente garantiti, chiediamo semplicemente di essere ascoltati. Ne riceviamo risposte che, senza argomenti, calpestano la nostra professionalità e il nostro decoro. Forse, Presidente, Lei non sa che con le infezioni, con il rischio di contagio, noi ci conviviamo da sempre, che sappiamo come difenderci, che sappiamo proteggere i pazienti, noi stessi, i nostri cari, da questi pericoli.
O pensa che prima del COVID le strutture sanitarie ne fossero esenti?
Forse non sa che i pazienti “infetti” da sempre afferiscono alle strutture ospedaliere?
Ha mai sentito prima d’ora di un medico o di un sanitario che per questo ha abdicato alla propria missione?
Ella, Signor Presidente, con le sue parole avalla politiche discriminatorie che la conoscenza della storia dovrebbe scoraggiare. Utilizza surrettiziamente pretese motivazioni di salute pubblica per farsi censore delle idee di suoi concittadini, interferendo con scelte riguardanti la salute e la vita.
Da mesi assistiamo ad una frattura all'interno del mondo della sanità, sia nel campo della ricerca che della clinica. Migliaia di medici che hanno curato i pazienti con dedizione e abnegazione, guarendoli, non hanno voce perché una parte del sistema ha deciso di silenziarli.
Molti, testimoni di una storia non raccontata, non possono esprimere quanto quotidianamente è sotto i loro occhi per timore di essere sospesi o radiati; per timore di essere ostacolati se le cure proposte non corrispondono ai protocolli ufficiali. Nel frattempo il dibattito si sposta nei salotti televisivi, nei programmi di attualità e avanspettacolo scivolando verso una deriva che nulla ha a che fare con un confronto trasparente e obiettivo. Nulla ha a che fare con la scienza, il suo metodo e il suo necessario rigore.
La scienza procede per raccolta ed analisi dei dati e accoglie senza pregiudizio una pluralità di visioni purché esse rispondano a indefettibili criteri di responsabilità. Si è mai chiesto perché migliaia di professionisti della salute stiano sollevando perplessità in merito alla campagna vaccinale? Che senso ha soffocare tali legittime perplessità in maniera semplicistica quanto arbitraria e prepotente?
Come sanitari che operano quotidianamente sul campo, testimoni diretti della realtà delle cose, denunciamo con forza e dolore la mancata istituzione in Italia di una farmacovigilanza attiva, fondamentale in una campagna vaccinale avviata in fase di sperimentazione.
Presidente, ritiene forse che possiamo rimanere inerti e impassibili di fronte alle migliaia di reazioni avverse spesso gravi, talora fatali, che osserviamo quotidianamente e che vengono eclissate senza neppure il beneficio del dubbio?
Crede che possiamo garantire un consenso informato ragionevole sui rischi a breve, medio e lungo termine quando questi neppure si conoscono?
Quanto agli aspetti epidemiologici, autorevoli scienziati e virologi hanno ipotizzato come una campagna vaccinale in fase pandemica sia suscettibile di innescare varianti resistenti al vaccino.
Presidente Giani, queste ed altre considerazioni ci inducono a chiedere, in nome del rispetto per la salute dell'individuo e della comunità, di garantire un dialogo reale e un confronto imparziale ed obiettivo tra le diverse autorevoli voci della Scienza: la cittadinanza ha il diritto di ricevere un’informazione trasparente.
Non possiamo derogare a questi principi che sono il fondamento ed il motore della nostra etica professionale».

 

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