La Puglia compatta: «No al TAP»

Il popolo "No Tap" lo ha già soprannominato "mafiodotto" dopo la pubblicazione dell'inchiesta del settimanale L'Espresso di domenica 2 aprile: è il gasdotto TAP la cui ripresa dei lavori ha mobilitato migliaia di pugliesi in presìdi e manifestazioni in questi ultimi giorni.

La Puglia compatta: «No al TAP»

In questi ultimi giorni migliaia di pugliesi si sono raccolti in manifestazioni e presìdi dopo la ripresa dei lavori di eradicazione degli ulivi e di preparazione dei cantieri per la realizzazione del TAP, il contestato maxi-progetto per portare il gas dell'Azerbaijan in Puglia che, secondo cittadini e amministrazioni locali arreca un enorme danno al territorio. Decine di sindaci di Comuni della Regione hanno sottoscritto l'appello che il Comitato No Tap invierà al presidente della Repubblica, ma nulla pare poter modificare i piani già decisi, o almeno così sembra. 

L'inchiesta del settimanale L'Espresso, pubblicata sul numero uscito domenica 2 aprile, ha surriscaldato ancora di più gli animi.

«All'origine del super-gasdotto che minaccia di perforare le coste del Salento c’è una storia nera. Un intreccio di manager in affari con la mafia, valigie di contanti, oligarchi russi, affaristi italiani legati alla politica, casseforti anonime con la targa offshore. Gli scheletri nell'armadio del Tap» scrive L'Espresso.

L'inchiesta svela «i retroscena del maxi-progetto partendo dagli interrogativi alla base delle proteste esplose in Puglia contro lo sradicamento dei primi 231 olivi: chi ha scelto l’attuale tracciato? Perché è un consorzio privato svizzero a gestire un'opera dichiarata strategica dalle autorità europee? E' davvero necessario far passare miliardi di metri cubi di gas tra spiagge meravigliose e oliveti secolari, anziché in zone già industrializzate?».

«Il Tap è la parte finale di un gasdotto di quasi quattromila chilometri che parte dall'Azerbaijan. Il costo preventivato è di 45 miliardi - si legge ancora sul settimanale - In Salento, a Melendugno, sono iniziati gli scavi del tunnel in cemento autorizzato dal ministero dell’Ambiente per passare sotto la spiaggia. Da lì sono previsti altri 63 chilometri di condotte fino a Mesagne. Il consorzio Tap Ag prevede di dover trapiantare, in totale, circa diecimila olivi - prosegue L'Espresso, che ha esaminato documenti riservati della Commissione europea, che svelano il ruolo cruciale di una società-madre, finora ignota: l’azienda che ha ideato il Tap. «Si chiama Egl Produzione Italia, ma è controllata dal gruppo svizzero Axpo. Le carte, richieste dall’organizzazione Re:Common, dimostrano che Egl ha ottenuto, nel 2004 e 2005, due finanziamenti europei a fondo perduto, per oltre tre milioni, utilizzati proprio per i progetti preliminari e gli studi di fattibilità del Tap. Gli ultimi fondi pubblici sono arrivati nel 2009. I ricercatori avevano chiesto altri atti, ma la Commissione li ha negati «per rispettare segreti industriali, sicurezza e privacy» delle multinazionali interessate».

In sintesi racconta ancora l'Espresso: «In questa Egl, la società-madre del Tap, anche l’amministratore delegato è un cittadino svizzero: Raffaele Tognacca, un manager che in Italia ha lavorato anche con il gruppo Erg. Tornato in Svizzera, ha lanciato la finanziaria Viva Transfer. Che un'indagine antimafia ha additato come una lavanderia di soldi sporchi. Intervistato dalla tv svizzera italiana, il pm Michele Prestipino descrisse la vicenda come «un caso esemplare di riciclaggio internazionale di denaro mafioso». Tutto inizia nel 2014, quando la Guardia di Finanza scopre un presunto clan di narcotrafficanti collegati alla ’ndrangheta. Il gruppo, capeggiato dal calabrese Cosimo Tassone, è accusato di aver importato oltre mezza tonnellata di cocaina. E viene intercettato mentre deve versare un milione e mezzo di euro ai narcos sudamericani. I calabresi reclutano un promotore toscano e i suoi due figli, che accettano di «portare quei soldi in contanti, dentro due trolley, a Lugano, nella sede della Viva Transfer», come confermano le confessioni degli stessi corrieri poi arrestati. A ricevere i pacchi di banconote è «Raffaele Tognacca in persona». Proprio il manager che ha tenuto a battesimo il Tap. Tra sudamericani e calabresi scoppia anche una lite: i narcos hanno ricevuto mezzo milione in meno. Tassone sospetta dei corrieri toscani: «Gli spacco la testa!». Un figlio del promotore viene sequestrato in Brasile. Finché il clan si convince che è Tognacca ad aver incamerato una parcella di oltre 400 mila euro («il 35 per cento!»). Quindi scattano gli arresti. Al processo, in corso a Roma, i pm hanno formulato una specifica accusa di riciclaggio. E hanno chiesto ai magistrati svizzeri di indagare sulla parte estera. Tognacca si è difeso pubblicamente dichiarando di «non essere stato oggetto di nessuna misura penale». Per i pm italiani il reato resta assodato. Ma i giudici elvetici potrebbero aver archiviato per «mancata prova del dolo»: Tognacca poteva non sapere che erano soldi di mafia. Magari mister Tap pensava di aiutare onesti evasori. Dopo aver ottenuto i fondi europei, la Egl è stata cancellata e assorbita da Axpo. Questo spiega perchè oggi il gruppo svizzero è azionista della Tap Ag con l'inglese Bp, l’italiana Snam, la belga Fluxys, la spagnola Enagas e l’azera Az-tap».

La TAP ha respinto le accuse e ha annunciato querele: «E’ arbitrario, infondato ed evidentemente inaccettabile l’accostamento di TAP Ag e del progetto del gasdotto transadriatico alla parola mafia effettuato con un suggestivo titolo sul settimanale l’Espresso - si legge in una nota stampa diffusa - TAP provvederà nelle prossime ore a sporgere querela contro gli autori e il direttore del giornale, riservandosi la facoltà di adire anche il tribunale civile per il risarcimento del gravissimo danno reputazionale, annunciando fin d’ora che esso sarà devoluto all’associazionismo antimafia. TAP è impegnata con verificabile e verificata coerenza nella più rigorosa applicazione delle leggi e dei regolamenti italiani ed europei nella attribuzione di appalti e subappalti ed ha da tempo sottoposto alla Prefettura di Lecce un protocollo antimafia che garantisca la massima trasparenza della conduzione dei lavori».

Domenica si è tenuta anche la manifestazione organizzata dai grillini sul lungomare di San Foca di Melendugno alla presenza di Alessandro Di Battista e altri parlamentari dei 5 Stelle. "Un tempo il nemico principale era la partitocrazia, oggi è il potere finanziario che impone opere inutili come il Tap sulle spalle dei cittadini - ha detto Di Battista - E' giusto scendere in piazza e protestare, non è un atto eversivo, e ognuno di voi chiami due tre amici e domi andate al presidio e non dovrete sbagliare niente, non dite nemmeno le parolacce si attaccheranno a tutto".

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