La storia sta correndo

Dalla morte del pacifista Vittorio Arrigoni a quella del terrorista Osama Bin Laden, dalla primavera araba all'altra Italia. Carlo Carlucci riflette sui principali avvenimenti del presente: la storia sta correndo e niente sarà più come prima.

La storia sta correndo
Vittorio Arrigoni. Un cooperante ucciso che ha portato alla ribalta, con la sua morte orribile, le condizioni di vita della gente di Gaza. Scriveva ma non era un intellettuale. Mandava corrispondenze per Il Manifesto ma non era come l’Annunziata e neanche come la Sgrena. Credeva nella possibilità di un mondo diverso e quindi viveva in un modo diverso. È morto tragicamente ma non è morto. È qui fra noi. Ha fatto abbracciare cooperanti cristiani e islamici. È come se l’integralismo arabo avesse voltato pagina. È come se quello che lui intravedeva, sia diventato l’inizio di un’altra storia. È certamente una coincidenza ma le due fazioni del popolo palestinese si sono incontrate sorridendo. L’ala oltranzista si è poi inchinata alla morte di Osama Bin Laden, ma il processo di integrazione andrà avanti. La Libia. Ci eravamo abituati con l’Egitto e la Tunisia a sbarazzarci in fretta dei tiranni. Con Gheddafi sembrava quasi fatta. I ragazzi correvano sulle pickup imbracciando i loro mitra. Il governo provvisorio dettava i suoi ultimatum. Gheddafi sempre più isterico. Finché si è deciso ad intervenire con aviazione e carri armati, roba vecchiotta ma che di fronte ai pickup era più che efficiente. La letteratura giornalistica si sbizzarriva (la nostra non ne parliamo) mentre il dramma dei civili, delle centinaia di migliaia di lavoratori stranieri si veniva consumando. Poi Francia, Inghilterra e USA sono intervenute coi loro aerei super sofisticati. Paladini degli insorti quasi inermi. Di nuovo Gheddafi a sclerare. Distrutti i carri armati e i vecchi mig hanno passato la palla alla OTAN assai più lenta e meno incisiva. Le truppe lealiste. Intanto, Gheddafi finge di perdere le staffe ma è una vecchia volpe del deserto, cambiano strategia e si adeguano ai ribelli, affiancano alla loro artiglieria pesante i più agili pickup. Al punto che confondono l’OTAN. E poi i suoi missili intelligenti hanno centrato la casa di uno dei figli di Gheddafi (pare) assieme assieme a tre bambini. La primavera araba. Così erano state salutate le rivolte inermi delle folle egiziane e tunisine. Il tunisino, laureato ma che vendeva frutta e verdura su un carrettino e che si era dato fuoco esasperato dalle continue vessazioni della polizia corrotta nei venti giorni di terribile agonia, ha contribuito col suo sacrificio ha innescare la rivolta. La primavera araba appunto. Che non sembra terminata. Che si è estesa a macchia d’olio. Che succederà in Marocco, in Algeria, in Giordania, in Barhein, in Siria? La Storia sta correndo. L’Europa intanto si preoccupa di come contenere i flussi migratori rimpiangendo il ruolo di super poliziotto del Mediterraneo che svolgeva Gheddafi per conto di Sarkozy e l’impagabile, come sempre, Berlusconi. La povera Tunisia ha già accolto più di duecento mila profughi libici senza fiatare, l'Europa cristiana cerca di evitare di accollarsi i 15 mila arrivi previsti. Arrigoni aveva fatto una scelta che non possiamo dimenticare. L’Italia. Ora ce ne sono due. Quella ipnotizzata dalla televisione gestita da e per conto di B. and B. E un’Italia diversa, molteplice: un’Italia giovane (senza età anagrafica), senza referenti. Vittorio Arrigoni è un simbolo anche di questa Italia. Che sta crescendo malgrado tutto. Apparteniamo a quest’Italia molteplice e incerta ma che si sta muovendo. A volte goffamente. E c’è di tutto ed è un bene. Asor Rosa ha prospettato l’ipotesi di un nostro Presidente che finalmente consapevole di una via senza uscita scioglie il parlamento e, appellandosi alle forze dell’ordine, manda finalmente a casa l’obbrobrio, il ludibrio di gente che sta in parlamento unicamente per il lauto stipendio e per maturare la pensione. Non è una via che l’anziano e titubante Napolitano percorrerà, ma... le riunioni in redazione de La Repubblica avvengono in difesa di cosa? Della prassi consolidata? Di fronte ai vari B., Maroni and company?, Sono stanche ripetizioni di vuote, ragionevoli quanto inutili frasi. Ce la farà quell’Italia giovane e senza referenti? La morte di Osama Bin Laden. Più che la morte è sembrata l’esecuzione spietata di un uomo spietato. Ci saranno strascichi e vendette, ma questo universo umano composito che è il mondo arabo ha oramai voltato pagina. Gli Osama e gli integralismi appartengono al passato. Possono avere dei colpi di coda tragici e spietati come nel caso del nostro Vittorio, ma sono gli ultimi colpi di coda. Nella galassia composita del mondo arabo si è aperta una breccia. Le folle egiziane e tunisine che chiedevano inermi un’altra vita hanno riportato una vittoria che ancora dobbiamo assaporare e capire. La Siria segue imperterrita quella strada, piegare le armi spietate a mani nude. I ragazzi che pagano con la vita la loro sfida sanno che con loro morte feconderanno la nascita di un mondo diverso in cui appunto niente sarà più come prima.

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