Emergenza Lampedusa: “L’isola non diventi un carcere a cielo aperto”

“Sono più di 2.000 le persone raccolte al centro di accoglienza di Lampedusa che, invece, potrebbe contenerne 800. Gli altri 3.000 immigrati sono completamente abbandonati”. È questo lo scenario descritto da un responsabile di Legambiente sull'emergenza che sta colpendo l'isola.

Emergenza Lampedusa: “L’isola non diventi un carcere a cielo aperto”
“Continuare a trattenere oltre 5.000 persone su uno scoglio di venti chilometri quadrati, completamente dipendente dalla terraferma per ogni forma di approvvigionamento, non può essere frutto di superficialità o incompetenza. Questa scelta appare, piuttosto, come una strategia precisa, volta a scaricare sull’isola e sui suoi abitanti, che finora hanno resistito con dignità e solidarietà, le situazioni di disagio, calpestando la dignità e i diritti dei migranti”. Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commenta la situazione in corso a Lampedusa dove si trovano attualmente più di 5.000 i migranti, tra coloro che sono arrivati da poche ore e chi è confinato sull’isola ormai da oltre dodici giorni. “Una situazione drammatica e inaccettabile, colpevolmente creata con l’interruzione dei trasferimenti dei migranti nel resto d’Italia. E’ vergognoso che la settima potenza industrializzata del pianeta fronteggi in questo modo il dramma umanitario della crisi nordafricana - prosegue Cogliati Dezza -. Il governo provveda all’immediata evacuazione dei giovani tunisini trattenuti a Lampedusa, invece di continuare a elemosinare l’aiuto dell’Europa”. “Più di 2.000 persone sono ammassate al Centro di Accoglienza, che ne potrebbe contenere 800 - racconta Giusi Nicolini, responsabile di Legambiente Lampedusa -. I minori e le donne sono stati ricoverati nei locali dell’Area Marina Protetta. Tutti gli altri, circa 3.000, sono completamente abbandonati a loro stessi nella banchina di Cavallo Bianco, in uno scenario infernale. Dormono a terra, coperti con quello che trovano e hanno bisogno di tutto: ricovero, assistenza, cibo, vestiti, servizi igienici, coperte, medicine, denaro, schede telefoniche per comunicare con le loro famiglie. Né le organizzazioni umanitarie che operano all’interno del Centro, né la parrocchia e le organizzazioni come Medici Senza Frontiere, né i lampedusani di buona volontà, riescono a contrastare quello che sempre più si configura come un preciso disegno politico: ridurre l’isola in ginocchio per costringerla ad accettare qualsiasi soluzione emergenziale, un destino di carcere a cielo aperto. Ma l’idea di realizzare una tendopoli all’interno della base militare Loran di Ponente, priva di opere di urbanizzazione, servirebbe esclusivamente a incancrenire una situazione già drammatica che peggiora di ora in ora”. Legambiente presenterà un esposto all’Autorità Giudiziaria per chiedere che vengano identificati e puniti i responsabili di condotte che si configurano come gravemente lesive dei diritti umani dei migranti e sono, inoltre, fonte di gravissimi rischi igienico-sanitari per chiunque si trovi in questo momento a Lampedusa. L’associazione esprime, inoltre, il proprio apprezzamento a tutti coloro che, a cominciare dagli uomini della Capitaneria di Porto, stanno fronteggiando con dedizione e coraggio l’emergenza sbarchi.

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