In piazza per Taranto libera, ma la legge 'Salva-Ilva' è legittima

La legge 231 è costituzionale: l'Ilva può continuare a produrre. Contro la legge 'Salva-Ilva' su cui la Corte Costituzionale si è pronunciata al termine della giornata, si è svolta ieri una manifestazione. Matteo Marini, presente in piazza Montecitorio, ha raccolto le voci della protesta.

In piazza per Taranto libera, ma la legge 'Salva-Ilva' è legittima
“Taranto libera”, “la Costituzione vale dappertutto tranne che a Taranto”, “avete calpestato la Costituzione”. Questi e molti altri sono stati gli slogan urlati a gran voce e scritti su cartelli e magliette, sbandierate nel corso della manifestazione, organizzata da alcune sigle ambientaliste tarantine e da semplici cittadini, tenuta ieri in Piazza Montecitorio contro il decreto “Salva Ilva”. “Siamo qui - racconta Fulvia di Peacelink - perché oggi la Corte Costituzionale si riunisce per decidere in merito alle eccezioni di legittimità costituzionale sollevate dal Gip Todisco di Taranto. Le eccezioni sono riferite alla legge chiamata da alcuni 'Salva Ilva', ovverosia la 231 del 2012 che ha convertito in legge un decreto dello stesso anno”. “La legge - aggiunge Fulvia - trasforma il provvedimento amministrativo dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) in una legge dello Stato, forzando la mano alla magistratura e annullando di fatto gli effetti del sequestro dell’area a caldo (la parte che, in base alle due perizie dell’incidente probatorio, inquina di più la città), disposto dai magistrati tarantini. Attraverso il sequestro, si intendeva ridurre la produzione e le emissioni inquinanti. Ricordo che le indagini sono per disastro ambientale, un reato di pericolo e di conseguenza la magistratura riteneva che ci fosse un pericolo attuale per la salute dei cittadini”. “La legge contestata, fra l’altro - conclude, allontanandosi per andare a prendere la parola al microfono che passa di mano in mano - riguarda anche altre città, dove ci sono attività produttive industriali di interesse strategico nazionale. Nel caso in cui ci sia anche lì l’Aia, anche in quelle situazioni potrà essere superata, considerata avente valore di legge come nel caso di Taranto, superando qualunque provvedimento giudiziario”. Tante le storie presenti in piazza, tante le persone che hanno voglia di raccontarle, che non vogliono che su Taranto cali il silenzio, tutti presi come sono i media dalla questione delle commissioni parlamentari e dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Chi continua a ricordare, a non perdere ciò che Enzo Biagi chiamava “il vizio della memoria”, è Cosimo Semeraro, ex operaio Ilva (oggi in pensione) ed ex Presidente dell’ associazione tarantina 12 giugno, costituita, ci dice: “per ricordare, ogni 12 giugno per l’appunto, le morti sul lavoro. La data non è casuale. Il 12 giugno del 2003, infatti, per il crollo di una gru dell'Ilva morirono due giovani operai, Paolo Franco e Pasquale D'Ettorre, due giovani. Quest’anno ho voluto coinvolgere però tutti: giornalisti, carabinieri, poliziotti, operai, magistrati, finanzieri, pompieri. Le morti sono tutte uguali”. “La mia rabbia è enorme, io sono uno delle migliaia di malati a causa dell’amianto e me la prendo con lo Stato - afferma convintamente Cosimo, puntando il dito contro il palazzo di Montecitorio - uno Stato che ci doveva difendere e ha girato le spalle dall’altra parte; uno Stato che continua a non far rispettare l’articolo 32 della Costituzione; uno Stato che sapeva quanto l’amianto fosse cancerogeno e ha fatto finta di niente, mettendoci più di 30 anni per fare una legge per eliminarlo. Se avessero fatto il loro dovere, si sarebbero salvate tante vite umane”. “Noi operai”, taglia corto, scuotendo la testa, “siamo carne da macello per loro!”. “Il problema - ci si fa incontro un altro manifestante - sono le classi più deboli, i bambini, i ragazzi giovani!”. “Lo vedi questo?”, esclama brandendo una fotografia di un ragazzo castano sorridente, “questo era un ragazzo di 16 anni ed è morto di leucemia! Capisci perché siamo qui oggi? Capisci qual è il problema?”. Attirati dal trambusto della manifestazione, si è fatto avanti un drappello di parlamentari del Movimento 5 Stelle che hanno invitato una piccola rappresentanza ad entrare alla Camera per esporre le loro richieste. Tra i rappresentati del Senato che invece passando di lì si sono fermati per manifestare la loro solidarietà e vicinanza con i cittadini tarantini, c’è un altro esponente del M5S: Bartolomeo Pepe, senatore campano. “È triste constatare come la questione dell’Ilva di Taranto sia scomparsa dal dibattito politico - si lascia andare Pepe, raggiunto dai nostri microfoni - ma non abbiamo solo l’Ilva tarantina. Ci sono anche le mille ‘Ilva’ campane con inceneritori, discariche e quant’altro. Ciò che sta avvenendo nel sud Italia è un vero e proprio genocidio. Il comparto ambientale è stato gestito, da questa politica, con una logica di lobby. Tutto, e dico tutto, a discapito della salute dei cittadini. Bisogna investire in prevenzione ed in misure di bonifica serie. La situazione è drammatica”. “A maggior ragione - continua il senatore a 5 stelle - chiediamo che vengano fatte partire le commissioni. Anche per affrontare problemi come quello dell’Ilva e come la grande emergenza ambientale che affligge tutta l’Italia”. In serata però tutti i canti intonati nel corso della manifestazione, tutti gli appelli lanciati, la rabbia manifestata, si vanno ad infrangere contro un lancio di agenzia Ansa, delle ore 21: la legge salva-Ilva è costituzionale. Lo ha deciso la Consulta che ha dichiarato in parte inammissibili in parte infondate le questioni di legittimità sollevate dal Gip e dal Tribunale di Taranto sulla legge 231. Il colosso dell'acciaio può quindi continuare a produrre. Le norme sull'Ilva - secondo la Consulta - tra l'altro “non hanno alcuna incidenza sull'accertamento delle responsabilità nell'ambito del procedimento penale in corso davanti all'autorità' giudiziaria di Taranto”. La battaglia per una Taranto libera, quindi, non finisce qui. Foto di Matteo Marini LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI SULL'ILVA

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