Nella manovra finanziaria probabili tagli alle fonti rinnovabili

Tra incertezze e modifiche in corsa, il decreto legge contenente la manovra per il pareggio di bilancio, approvato giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri, ha trovato la sua forma definitiva. Il testo approdato ieri sul tavolo del Quirinale potrebbe comprendere anche una norma - prima accolta, poi stralciata - ammazza-rinnovabili.

Nella manovra finanziaria probabili tagli alle fonti rinnovabili
La manovra finanziaria da 47 miliardi di euro approvata la scorsa settimana comprende una serie di misure eterogenee – dal congelamento delle pensioni al blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, dall’aumento dell’età pensionabile per le donne alla norma ribattezzata 'pro-Fininvest' -; tra queste probabilmente non tutte usciranno indenni dal vaglio del Colle e dall’esame parlamentare che si aprirà a Palazzo Madama nei prossimi giorni. Su una, però, aleggia ancora il mistero e non è possibile sapere con certezza se sia presente o meno nel decreto. Si tratta della norma che stabilisce il taglio del 30% di tutti gli incentivi a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas, a decorrere dal primo gennaio 2012. I commi in questione - prima inseriti nel testo per volere del ministro Calderoli, poi soppressi in sede di Consiglio dei Ministri - sono oggetto di dichiarazioni contrastanti: nella giornata di ieri le agenzie di stampa hanno dato notizia della presenza dei tagli nell’ultima versione del testo, mentre il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e il ministro dello Sviluppo economico Romani ne hanno escluso il ripristino. È probabile che il provvedimento sia ancora in discussione e che la maggioranza non sia riuscita a raggiungere una posizione unanime, dal momento che la Lega sembra decisa a portare a casa l’alleggerimento della bolletta energetica che deriverebbe dai tagli. L’impatto della misura rischia però di produrre danni superiori ai benefici: dal momento che il taglio è stato concepito in maniera orizzontale su tutte le voci di spesa, il risparmio del 3% sulle attuali tariffe si otterrebbe riducendo tanto i costi relativi al CIP6 e al decomissioning delle centrali nucleari, quanto gli incentivi destinati alle fonti rinnovabili. Un’assimilazione quella tra rinnovabili e altre fonti “ormai desuete, arretrate e frutto di rendita di posizione che pesano davvero, e inutilmente, sulla bolletta” - sottolinea in un comunicato il WWF - che segnala tutta la confusione di “una politica che non sa scegliere e fare il suo mestiere”. Al contrario l’associazione ambientalista chiede di non risparmiare tagli sulle vecchie fonti, come le assimilate cui si riferisce il CIP6, senza penalizzare settori determinanti anche in termini di occupazione e centrali nella strategia energetica europea. La decisione di colpire anche le risorse per le rinnovabili appare ancor più paradossale alla luce del fatto che l’approvazione del Quarto Conto Energia per il fotovoltaico risale ad appena due mesi fa e delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal sottosegretario allo sviluppo economico, Stefano Saglia, relative ad un nuovo sistema di agevolazioni per il solare termico. Annunci e provvedimenti discordanti che finiscono per disorientare le imprese del settore, ma anche il mondo del credito - che per contribuire a finanziare i progetti ha bisogno di quantificare l’entità degli incentivi ricevibili dallo Stato - e gli investitori esteri, che più volte hanno denunciato la scarsa affidabilità della politica energetica italiana.

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.