Marea nera nel Golfo del Messico, parte il processo civile

È iniziato a New Orleans il processo civile sul disastro ambientale provocato nel Golfo del Messico dall'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. In questa fase del procedimento dovranno essere accertate le responsabilità della compagnia petrolifera British Petroleum e la dinamica dei fatti.

Marea nera nel Golfo del Messico, parte il processo civile
Luther Strange, avvocato dell’Alabama, non ha altre parole da spendere se non un pensiero lapidario: “l’avidità ha distrutto il Golfo”. Il golfo a cui fa riferimento, è quello del Messico, vittima di un disastro ambientale causato dall’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della British Petroleum che, che oltre ad aver causato danni ambientali consistenti (si parla di 5 milioni di barili di petrolio sversati in mare), ha provocato la morte di 11 persone. L’azienda ora è in aula da qualche giorno per subire un processo civile. La prima udienza, tenutasi la settimana scorsa, ha visto Strange e gli avvocati federali statali sul piede di guerra, decisi a dimostrare che al colosso del petrolio importa solo dei soldi ed è, come affermato da Strange, “Accecato dall’invidia”. Possibili sanzioni che gli potrebbero essere comminate saranno stabilite in base al famoso "Clean Water Act" (la legge che tutela le acque). Il giudice dovrà appurare se il danno è stato causato da una negligenza semplice, per cui la Bp dovrà pagare 1.100 dollari per ogni fusto di petrolio caduto in mare, oppure da una negligenza aggravata il cui rimborso prevede 4.300 dollari a barile. Il tutto comunque dovrà essere eventualmente stabilito in un altro processo, che si terrà più avanti. In questa fase saranno determinate le colpe della compagnia petrolifera e la dinamica dei fatti. La seconda fase del dibattimento, che dovrebbe cominciare a settembre, servirà invece a stabilire quanto petrolio sia finito in mare. La difesa, dal canto suo, attraverso Lamar McKay (esponente della Bp) replica alle accuse mosse cercando di alleggerire la propria posizione. “La colpa”, ha detto McKay intervistato dalla Bbc, “non fu solo nostra e le responsabilità vanno almeno suddivise con la società che gestiva le attrezzature, la Transocean, e con la società di contractor Halliburton”. La società ha inoltre specificato che sono stati già spesi 24 miliardi di dollari per fronteggiare la marea nera e stima in 42 miliardi il costo definitivo della bonifica. Una voce arriva anche dal Governo, per bocca del Ministro della Giustizia, Eric Holder, secondo il quale: “all’origine del disastro c’è stata una grave negligenza da parte della BP”. Uno degli avvocati di parte civile, Jim Roy, ha parlato di “produzione e profitto a scapito della sicurezza e della protezione”.

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