Di Emanuele Vinci, presidente dell'Ordine dei Medici di Brindisi
 Cosa è oggi la "saggezza" in medicina? Innanzitutto la nostra, come  tutte le altre professioni, non è un'arte astratta, ma è stata e viene  esercitata sempre in una realtà storicamente e socialmente determinata,  subendone tutti i condizionamenti conseguenti.
 
 Nella nostra epoca , noi viviamo in una "società liquida", come ben  definita da Zygmunt Bauman, nella quale lo smantellamento delle certezze  (tutte!) ha reso l'economia o, più precisamente, il Denaro e il  Profitto l'unico generatore di simboli e valori, con una sempre più  frenetica mercificazione delle esistenze con crescente omologazione  planetaria, ovvero una società in cui il consumismo e la globalizzazione  delle merci (ma non dei diritti umani) ha trasformato tutto in merce,  incluso l'essere umano.
 
 Al contempo anche la scienza e la tecnica in tale contesto non  rappresentano più il fuoco che Prometeo rubava agli Dei per regalarlo ai  mortali per migliorare la propria vita ma, come analizza bene Emanuele  Severino, la tecnologia ormai è talmente pervasiva da plasmare non solo  il lavoro e le abitudini, ma anche i sogni e i desideri e i bisogni  delle persone e delle collettività.
 Si pensi al ruolo di internet come mercato globale e come tecnologia  persuasiva delle volontà e delle coscienze individuali. Basta pensare a  come internet condizioni la conoscenza e la coscienza della singola  persona, allorché questa elabora il suo bisogno assistenziale in  richiesta di prestazione sanitaria; una indagine CENSIS di pochi anni fa  rileva che oltre il 97% degli utenti dei social network utilizza la  rete per informazioni su patologie e terapie.
 
 Oppure si pensi al mercato sul web dei test genetici, presentati come  predittivi, e alle conseguenti dinamiche socio-assistenziali che  innescano.
 
 Si può pensare possibile che tutto ciò non condizioni pesantemente  anche noi medici? Che non condizioni la sanità, come contesto  organizzativo in cui si realizza la relazione medico-paziente?
 
 Noi siamo diventati "tecnici di organi" pagati (e quindi alle  dipendenze) non dalla persona con la quale ci relazioniamo, ma da un  Ente terzo (Stato o Assicurazioni). Il nostro SSN è stato concepito e  realizzato negli anni settanta del Novecento, che non sono solo  cinquant'anni fa, ma è il Millennio scorso.
 
 Nell'epoca attuale come uno Stato democratico può garantire i diritti universali dell'uomo e in primis il diritto alla salute?
 Gestendo in proprio un Sistema Sanitario, in cui si finanziano le ASL  sulla base dei cittadini residenti da assistere , indipendentemente  dalle prestazioni erogate? E si continua a pagare il lavoro dei  dipendenti (medici e altri) sulla base della qualifica di assunzione  senza alcun valutazione di merito e di esiti?
 E si continua ad assegnare incarichi di gestione e responsabilità con  criteri del tutto indipendenti dal merito e dalla professionalità?
 E si continua con un Sistema dove la libertà di scelta del paziente è di fatto inesistente?
 
 Credo che a tali domande sulla Sanità si deve dare una risposta convincente, per poter pensare ad una nuova Medicina.
 
 Io credo che diventi sempre più urgente e necessario che la medicina  riscopra l'importanza e il valore della sua dimensione  "geo-antropocentrica" in cui le condizioni di salute delle singole  persone e delle popolazioni debbano essere valutate anche in base ai  luoghi e alle condizioni sociali in cui si vive, all'aria respirata,  alle bevande e cibi ingeriti.
 
 Io credo che con tali questioni dovremo confrontarci come cittadini e  come medici, anche quando parliamo di leadership medica, di rapporti con  le altre professioni, di riforma degli ordini, di appropriatezza e di  scelte sagge e responsabilità in medicina. Altrimenti tutti questi  aspetti importanti per la nostra professione finiscono per essere  percepiti solo come obiettivi di una corporazione in contrapposizione  con altre corporazioni.
 
 Di fronte a tale complessità di questioni, io ho molti dubbi e rare  certezze; tra queste c'è sicuramente l'indipendenza della professione  medica a salvaguardia del diritto alla salute, che è la base dei  fondamentali diritti umani.
 
           
       
       
                      
          





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