Multinazionali: tagliamo i tentacoli delle piovre

Immense piovre i cui tentacoli avvolgono, soffocano e stritolano. Le multinazionali hanno interessi ovunque nei settori strategici che condizionano le nostre vite e la nostra salute. Ma oggi più che mai si trovano di fronte ad un avversario forse inatteso: una crescente forza “globale” antagonista che chiede a gran voce che le multinazionali escano di scena laddove sono in gioco diritti umani, risorse primarie, salute e ambiente.

Multinazionali: tagliamo i tentacoli delle piovre

«Fuori le multinazionali dalle trattative sul clima» era lo slogan di centinaia di migliaia di persone pochi giorni fa durante le manifestazioni in occasione del vertice che avrebbe dovuto trovare accordi e intese per uscire dall’emergenza clima. Ed è stato lanciato un appello, che tutti possiamo sottoscrivere, per chiedere alle Nazioni Unite di escludere le grandi società soprattutto dell’energia dagli incontri e dalle trattative e di sottrarsi alla loro pesante influenza.

Come non prendere atto, infatti, di come e quanto Big Energy stia premendo per fare in modo che non cambi assolutamente nulla dello status quo attuale che continua a far conto sui combustibili fossili alimentando business multimiliardari a spese della salute collettiva e dell’ambiente!

Ma in ballo c’è, ad esempio, anche l’acqua. In Italia una grande battaglia è stata condotta dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, ma il governo ha calpestato i risultati del referendum pur di non sottrarre l’oro blu alle multinazionali che hanno trasformato una risorsa primaria diritto di tutti in un bene privatizzato su cui speculare. E le multiutility stanno agendo ovunque, dagli Stati Uniti all’Africa. La crisi globale dell’acqua è già in atto: una persona su quattro nel mondo non ha sufficiente acqua potabile. La Banca Mondiale è una forza potente a sostegno della privatizzazione, contribuisce da decenni a progetti in questo senso e alcuni li ha finanziati direttamente, come denuncia l’associazione americana Corporate Accountability International. Sta accadendo nell’Africa sub sahariana, nelle Filippine, in Indonesia, in India e in molte altre nazioni. Oggi la Banca Mondiale sta cercando di prrivatizzare l’acqua in una delle più grandi città africane, Lagos, in Nigeria (21 milioni di abitanti), e spera che nessuno se ne accorga; non ha infatti voluto divulgare i dettagli del piano. Chiediamo tutti che scopra le carte, firmiamo l’appello che trovate qui.

Poi il tabacco, le sigarette. I leader mondiali si ritroveranno a Mosca dal 13 al 18 ottobre alla Sesta Conferenza delle Parti sulla Convenzione Quadro dell’Oms per il controllo del tabacco. Forse non sono in tanti a saperlo. «E noi saremo là – spiegano da Corporate Accountability International – per impedire che i rappresentanti delle industrie, ancora una volta, si infiltrino nelle trattative e negli incontri, manipolando i presenti e contrastando le politiche anti-fumo».

E, ancora, l’alimentazione. Big Food è un concentrato di potenze dell’industria che apre e stende i suoi tentatcoli ovunque. Nei libri di Tecnologia alle scuole medie troviamo la pagina sponsorizzata da McDonald che parla di tecnologia alimentare; oppure ancora, il tavolino con i palloncini e i buoni per comprare l’Happy Meal alla scuola materna; per non parlare dell’alleanza con la De Agostini per la pubblicazione di libricini con i quali “insegnare” l’inglese stile junk food.

Ma d’altra parte è lo stesso Ministero dell’Istruzione a delegare all’industria alimentare l’educazione in questo campo, come se ormai l’unico modello diffondibile fosse quello, appunto, industriale. Basti pensare al programma Il gusto fa scuola promosso da Federalimentare con l’avallo del Miur, Ministero di Istruzione, università e ricerca, tramite un protocollo d’intesa firmato dall’allora ministro Francesco Profumo e dal presidente della Federazione italiana dell’industria alimentare Filippo Ferrua Magliani. In tutto sono state coinvolti 77mila scuole, per 1,6 milioni di alunni.

Prendiamo dunque spunto dall’associazione americana CAI e scriviamo anche noi alla McDonald e a Federalimentare per ammonirli a restare fuori dalle scuole dei nostri figli.

La lista dei settori dove le multinazionali la fanno da padrone sarebbe lunghissimo. Sta anche in noi dire basta, trovare altre strade, fare scelte sostenibili quando acquistiamo, consumiamo, viviamo. Giorno dopo giorno, passo dopo passo, possiamo arrivare a cambiare strade, percorsi, situazioni. Dobbiamo solo diventare consapevoli della grande forza che possiamo avere per cambiare il mondo con le nostre scelte.

 

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