Nadia Gatti: «I danneggiati da vaccino? Esistono, siamo noi e chiediamo tutela»

I danneggiati da vaccino in Italia? «Sono 691 quelli riconosciuti e indennizzati dal Ministero della Salute al 31 dicembre 2018, di cui 27 deceduti riconosciuti». A fornire i dati è Nadia Gatti, presidente del Condav, Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino.

Nadia Gatti: «I danneggiati da vaccino? Esistono, siamo noi e chiediamo tutela»

I danneggiati da vaccino in Italia? «Sono 691 quelli riconosciuti e indennizzati dal Ministero della Salute al 31 dicembre 2018, di cui 27 deceduti riconosciuti». A fornire i dati è Nadia Gatti, presidente del Condav, Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino, che contesta quindi certe affermazioni comparse sui media mainstream secondo cui "i danni da vaccino non esistono".

«Praltro, il dato riportato è  una stima per difetto; mancano infatti coloro che, pur riconosciuti danneggiati, non sono stati indennizzati perché le relative istanze sono state presentate in modo “intempestivo”. Ma può mai definirsi intempestiva una domanda presentata da una persona che ha subito un danno permanente previsto da una legge, la 210 del 1992, che nessuno conosceva e che, invece di essere “pubblicizzata”, così come previsto all'articolo 7 della stessa legge, è stata, nella migliore delle ipotesi,  dimenticata in qualche polveroso cassetto?».

Nadia Gatti è la combattiva mamma di una ragazza che nei primissimi mesi di vita ha riportato un danno dovuto al vaccino antipolio e che da anni guida il Condav. «La nostra associazione tutela circa 300 persone danneggiate riconosciute e un centinaio di danneggiati in fase di riconoscimento o che hanno appena iniziato l’iter di riconoscimento, oltre a una ventina di persone già riconosciute e decedute».

Stante questi numeri, come mai sui media e in tv alcuni esperti e rappresentanti delle istituzioni continuano a sostenere che i danni da vaccino non esistono?

«In questi ultimi anni è difficile sentir parlare di danneggiati da vaccino e quando capita è sempre per dire che non esistono, che gli effetti collaterali sono pochissimi e che quei pochissimi sono lievi e transitori. Suppongo che questo venga affermato per tranquillizzare la popolazione, anche se tutto ciò, in realtà, è privo di senso, in quanto non si smette di fare una cosa solo perché esistono delle possibili conseguenze, soprattutto se si è convinti che questo porti più benefici che effetti collaterali. Purtroppo però noi ci siamo, anche se le Istituzioni fanno di tutto per nascondere la nostra esistenza dietro un silenzio colpevole e consapevole definendoci, nella migliore delle ipotesi, “fake news”».

Quanto è difficile vedersi riconoscere un danno e a quali resistenze e ostacoli ci si trova di fronte?

«Qualcuno crede che farsi riconoscere un danno sia semplice, purtroppo non è così. Innanzitutto bisogna avere quantomeno il dubbio di aver ricevuto un danno, cosa non semplice specialmente in questo ultimo periodo dove i danni vengono negati da tutti. E questo non perché i danni da vaccino non si verifichino più, ma perché, dopo la radiazione di alcuni medici che riconoscevano il nesso di causa-effetto, nessuno vuole più esporsi per paura. Per questo sono rarissimi i medici che segnalano una sospetta reazione avversa a vaccino e, ancora più rari i Ctu che decidano di redigere perizie per il tribunale in cui si riconosce il nesso causale. In realtà però alcuni medici informano che potrebbe esserci stato un effetto collaterale,  anche se poi preferiscono evitare di certificarlo per paura di essere vittima di ritorsioni. C'è chi afferma che farsi riconoscere un danno è facile, che concederebbe benefici ai danneggiati a causa di sentenze sbagliate, emesse da chi non ha competenze per farlo e che i danneggiati non dovrebbero essere riconosciuti tali perché c’è sempre e solo una correlazione casuale tra vaccino e danno. Ebbene, ci tengo a precisare che l’esatto iter che precede il riconoscimento del danno da vaccino è il seguente: l’interessato, o chi per lui, presenta una domanda alla ASL, la quale analizza la documentazione e invia il tutto alla CMO (Commissione Medica Militare Ospedaliera) di riferimento che, dopo aver effettuato una visita, ha l’onere di accertare o meno, l’esistenza del nesso causale. In caso di negazione del danno, entro 30 giorni, il danneggiato, o chi per lui, propone ricorso avverso tale parere al Ministero della Salute. Entro tre mesi dalla presentazione del ricorso, il Ministro della Salute, sentito l'ufficio medico legale, decide sul ricorso stesso, con atto che è comunicato al ricorrente entro trenta giorni. A questo punto, è, facoltà del ricorrente esperire l'azione dinanzi al giudice ordinario competente (entro un anno dalla comunicazione della decisione sul ricorso o, in difetto, dalla scadenza del termine previsto per la comunicazione). Il giudice, prima di “decidere”, nomina un CTU (Consulente tecnico di Ufficio) e, la controparte, un CTP (Consulente Tecnico di Parte), mentre il Ministero invia un suo consulente. Solo dopo aver letto le perizie ed i pareri espressi dai medici esperti nominati dalle parti, il Giudice decide sull’esistenza o meno del nesso causale. A questo punto ci si chiede chi, se non medici legali ed esperti nel settore, possa avere la competenza per decidere se esista o meno, una correlazione fra una patologia e la vaccinazione somministrata. Qualcuno può ancora realmente pensare che sia facile farsi riconoscere un danno?».

Dall'approvazione della legge 210 del 1992 a oggi è cambiato l'atteggiamento delle istituzioni, dei medici e dei politici nei confronti dei danneggiati e di questo delicato argomento?

«Purtroppo, devo affermare con grande dispiacere che l’atteggiamento di chiunque, istituzioni, politici, medici, normali cittadini, ma soprattutto dei media, nei nostri confronti è cambiato. Prima c’era comprensione, attenzione, magari un po' di incredulità, ma non la negazione che esiste ora. E’ difficile riuscire a capire perché si cerchi di negare la nostra esistenza. A quale pro? Perchè chi ha subito, o ha avuto una persona cara che ha subito, un danno da vaccino, oltre alle tribolazioni quotidiane, è costretto a subire anche la beffa di chi li considera “bufalari"? Persone che da anni vivono sulla propria pelle il dolore e l’isolamento, che non solo sono state danneggiate da un trattamento sanitario obbligatorio, così come è stato detto “utile a tutelare la collettività”, ma da quello stesso Stato che avrebbe dovuto proteggere, ricevono solo umiliazioni indifferenza. Inoltre, in questi ultimi anni si sta assistendo a un fenomeno alquanto curioso: il Ministero della salute addirittura in alcuni casi chiede alla Commissione medica militare ospedaliera una revisione dell'indennizzo già erogato ai sensi della legge 210/92. Quindi cosa succede? In alcuni casi la Cmo conferma la diagnosi, in altri no, di conseguenza l’indennizzo è stato revocato ed è stata perfino richiesta la restituzione delle somme già percepite. Detto questo, pare ovvio che le famiglie coinvolte si ritrovino in notevole difficoltà perché in tutti questi anni hanno utilizzato il denaro per abbattere barriere architettoniche e per pagare terapie riabilitative. La nostra  Associazione sta appoggiando alcune famiglie che si trovano in questa assurda situazione impugnando i provvedimenti dinanzi al Tar; peccato che, purtroppo, dopo più di due anni si sia ancora in attesa che venga fissata l’udienza! Tutto questo non solo è inaccettabile, ma anche illegittimo. Infatti, se per i danneggiati da vaccino sono previsti termini oltre i quali non si possono più presentare né domande, né ricorsi, per quale motivo il Ministero della salute si dovrebbe arrogare il diritto di revocare un indennizzo già concesso ed erogato?».

Cosa fare e come farlo se qualcuno sospetta che il proprio figlio abbia subito un danno da vaccino? Cosa prevede la legge e quali i suoi suggerimenti?

«Nel caso esista il dubbio di aver subito un effetto avverso, è bene fare immediatamente denuncia alla ASL e all’AIFA e sospendere la successive somministrazioni vaccinali. Sembrerebbe un’affermazione banale, ma non lo è se pensate che si pretende che anche chi ha già subito un danno prosegua il ciclo vaccinale e si escludono da asili nido e scuole materne i familiari delle persone danneggiate già riconosciute; questo nonostante possano avere una familiarità e quindi essere danneggiate a loro volta. Il tutto in barba al principio di precauzione medica sancita dalla Sentenza della Corte Costituzionale, numero 258/1994. Poi bisogna redigere una piccola cronistoria sull’evento occorso e, se la cosa è capitata molto tempo fa, cercare la documentazione sanitaria (certificati, cartelle cliniche, ecc.) e infine  rivolgersi a un’associazione che tutela i danneggiati. Si può anche procedere in autonomia, ma visti gli ultimi avvenimenti, lo sconsiglio. Però, nel caso si volesse tentare, bisognerà seguire l’iter sopra riportato. Un’ultima importantissima cosa: NOI ESISTIAMO e negare la nostra esistenza non ci rende meno reali; al contrario, instilla solo dubbi in chi sa che il vaccino è un farmaco e come tale può causare effetti avversi».

 

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