Nè carne sintetica, né da allevamenti intensivi ma cibo sano e vitale

Prima di entrare nel merito della questione e parteggiare per questo o quel partito sarebbe opportuno chiedersi se fra le due ipotesi, cioè carne sintetica o da allevamento, ci sia una terza possibilità. Non vedere altre soluzioni significa essere ciechi di fronte all'ovvietà.

Nè carne sintetica, né da allevamenti intensivi ma cibo sano e vitale

Prima di entrare nel merito della questione e parteggiare per questo o quel partito sarebbe opportuno chiedersi se fra le due ipotesi, cioè carne sintetica o da allevamento, ci sia una terza possibilità. Abbiamo trattato più volte sia il tema della carne sintetica che il tema della carne da allevamento e il dibattito intorno a questi due argomenti si avvita, come se non ci fossero altre soluzioni. Ma non vedere altre soluzioni significa essere ciechi di fronte alla ovvietà.
Abitiamo in una terra la cui abbondanza di cibo, senza ricorrere a nessun malsano intruglio chimico o sofferenza animale, è strabiliante. Potremmo infatti sfamare più volte la popolazione mondiale attuale se si avesse una dieta vegetariana, figuriamoci con quella vegana...
C’è una varietà di cibo disponibile ottenuto anche con poco lavoro, inimmaginabile. Si pensi ai sistemi di food forest associati agli orti autoirriganti, con centinaia di piante edibili disponibili, un numero infinito di frutta, ortaggi, cereali, legumi che possono crescere quasi ovunque. Ma nonostante ciò stiamo a discutere se è il caso di mangiare cibo morto, sempre prodotto dalle multinazionali, che lo ottengano dagli allevamenti infernali o attraverso la chimica. Perchè quindi invece di percorrere queste due strade che non portano da nessuna parte, e che anzi sono negative e nocive, non riscoprire e coltivare la infinita varietà di cibo che abbiamo disponibile sulla terra? Forse perché questo significherebbe riprendere il controllo di un aspetto fondamentale della nostra esistenza, cioè il cibo? E perché abbiamo abbandonato questo controllo? Perchè ci siamo allontanati dalla natura e abbiamo lasciato che qualcun altro senza scrupoli approfittasse della perdita di una parte fondamentale di noi stessi e facesse diventare il cibo una merce. Da quel momento in poi il declino era inevitabile. Se il cibo è una merce, lo possiamo riempire di schifezze che ci fanno ammalare e morire per aumentare i profitti. Se il cibo è una merce gli animali non sono più esseri senzienti ma cose che possono subire qualsiasi trattamento anche il più orrendo e mostruoso come purtroppo avviene quotidianamente per miliardi di loro negli allevamenti intensivi, lager che dovrebbero essere chiusi subito, senza se e senza ma. E se davvero ci si preoccupasse di tutelare la salute umana, a maggior ragione si dovrebbero chiudere immediatamente perché portatori potenziali di focolai di malattie oltre che produttori di inquinamento a non finire e di una carne tutt’altro che sana, anch’essa responsabile di una numerosa serie di malanni.
Non bisogna quindi né parteggiare per l’inferno animale, né per del cibo morto chimicamente ma apprezzare, coltivare e cibarsi di tutto quello di meraviglioso la nostra terra già ci fornisce. Se lo si facesse si scoprirebbero sapori e saperi eccezionali di cui non si pensava nemmeno l’esistenza e la bontà. Un cibo per il corpo, la mente, l’anima e la tutela del pianeta e degli animali.

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